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Dagli operatori di telecomunicazioni agli over the top. E’ questo il passaggio che ha caratterizzato nel corso degli ultimi mesi il mercato dell‘Unified communication and collaboration (UCC). Dai vecchi carrier il pallino è passato in mano a nomi come Microsoft – che ha deciso di entrare pesantemente sul mercato presentando Lync – Amazon, Google e Facebook che “sfruttano” la rete con le loro applicazioni e rispetto ai carrier hanno portato anche una grande attenzione a ogni singolo sviluppo del terminale.
Secondo le stime di Idc il mercato UCC vale circa duecento milioni di euro e dovrebbe viaggiare a un ritmo di crescita del 3% fino al 2015.
“Stiamo parlando di un mercato che soprattutto negli ultimi due anni si è fatto fluido e difficile” ha osservato Daniela Rao vicepresidente Anfov e Tlc research director di Idc Italia, che ha analizzato la situazione del mercato italiano “dove nelle aziende convivono device vecchi e nuovi con circa quaranta milioni di oggetti fra telefoni fissi, pc desktop e laptop, smartphone, chiavette internet e basic mobile phone”.
“Esiste – ha aggiunto – una dinamica di sostituzione importante degli smartphone, di crescita interessante ma non stravolgente dei tablet e una totale stabilità dei telefoni fissi. La differenza rispetto al passato consiste nell’uso che facciamo dei terminali. I telefoni fissi rimangono sulla scrivania, ma sono sempre meno usati. La voce passa anche dal pc, il messaging e la videoconferenze da laptop e desktop. Tutto questo ha cambiato il nostro comportamento di fronte a un parco terminali relativamente stabile”.
Di questo mercato, ha spiegato il presidente Anfov Achille De Tommaso, è difficile individuare il perimetro anche se un dato certo esiste. “Tutto questo non può funzionare senza una rete tramite la quale sia offerta la ‘giusta’ connettività per ogni servizio. Così, se gli operatori sono relegati al ruolo di fornitori di connettività il valore delle loro reti è sempre più importante perché non la usiamo più solo per comunicare, ma sopra ci mettiamo anche i nostri processi produttivi. Se cadrà la rete si fermerà l’azienda”.
Nelle medie e grandi aziende c’è una forte prevalenza di progetti on premises sviluppati all’interno, oltre a una componente interessante di hosted e managed UCC dove la componente di valore aggiunto più importante è in carico a un fornitore esterno che possiede il datacenter e fornisce una soluzione personalizzata. Inoltre c’è anche una piccola fetta di mercato anche per il cloud dove le applicazioni legate alla voce e alla collaboration viene fornita dalla nuvola.
“Dentro questo mondo ci sono paradigmi molto diversi di offerta con il blocco presidiato dai grandi fornitori di comunicazioni, poi ci sono telcos e fornitori di datacenter e infine gli Ott che attirano soprattutto Pmi e microimprese che cercano di comunicare meglio e più comodamente spendendo meno”, ha aggiunto Rao.
Sul fronte delle medie e grandi imprese si è assistito a un percorso più strutturato passato dal contenimento dei costi e dal cambiamento della vecchia infrastruttura (Pbx) con la maturazione di un approccio più strategico. Oggi si cerca soprattutto una maggiore efficienza, collaborazione, velocità e flessibilità.
In questo scenario circa un anno e mezzo fa il mercato ha registrato anche l’arrivo di Microsoft che come ha spiegato Vieri Chiti, direttore della divisione Office, ha cercato di portare nel mondo della Unified communication and collaboration le logiche del software di produttività.
“Introducendo Lync abbiamo cercato di creare un sistema di Ucc che comprendesse gli scenari tradizionali di comunicazione con quelli tradizionali e innovativi di collaborazione. Abbiamo integrato la collaborazione nella gestione documentale con voce, audio, conferencing. In particolare modo abbiamo fatto leva sull’integrazione con le applicazioni Office e stiamo mettendo a frutto l’acquisizione di Skype federando l’ambiente business di Lync con l’ambiente privato consumer in modo che i due ambienti possano collaborare”.