Gran Bretagna
L’iPlayer, la piattaforma di catch-up tv della BBC, è divenuta ormai disponibile all’interno di tutte le principali offerte di OTT TV del mercato britannico. Dopo gli accordi raggiunti con ITV e Channel 5, adesso i contenuti online della tv di servizio pubblico sono accessibili anche dai decoder Sky Plus, che ha una base abbonati di 6,7 milioni di utenti. Luke Bradley-Jones, direttore dei prodotti televisivi Sky, ha espresso enorme soddisfazione per l’accordo raggiunto, sottolineando come questo permetta di “offrire agli abbonati una sempre maggiore flessibilità“, nella costruzione della propria dieta mediale on demand.
L’iPlayer per il momento è il servizio di OTT TV più popolare sul mercato inglese, con 199 milioni di visite nel solo mese di settembre, in aumento dell’8% rispetto ad agosto. Secondo dati ComScore, all’inizio del 2012, l’offerta di video online della BBC, con una media di 7,5 milioni di utenti unici mensili, è tra le più visitate dagli utenti, preceduta soltanto dalle piattaforme di YouTube, Vevo e Facebook. La strategia di apertura adottata dall’emittente pubblica risponde alle esigenze di massimizzare l’universalità del servizio, che di fatto è pagato da tutti i cittadini inglesi attraverso il canone, ma si rivela premiante anche secondo logiche prettamente economiche. La BBC è, infatti, uno dei pochi broadcaster europei che riesce a piazzare la sua offerta online nelle top 5 dei siti più visitati, garantendo una piattaforma ricca per contenuti, ben organizzata, ma soprattutto aperta alla sperimentazione di prodotti web native, spesso sotto forma di spin-off dei programmi televisivi.
L’accordo tra l’emittente di servizio pubblico e la principale tv a pagamento inglese segnala la forte necessità per i broadcaster, a prescindere dalla propria natura editoriale e dal modello di business adottato, di stringere sinergie sul mercato dei contenuti digitali, che stanno rivoluzionando sia l’intera filiera tradizionale della televisione, sia quella di Internet. Sul versante televisivo negli ultimi anni abbiamo assistito alla progressiva trasformazione della figura dell’editore, che in ambiente Web ha dovuto ripensare la propria funzione configurandosi sempre di più come un aggregatore. Le capacità d’investimento e le economie di scala generate dalla singola emittente televisiva si rivelano spesso troppo limitate rispetto alle potenzialità delle grandi Internet Companies, che intanto spingono per entrare nel mondo della produzione e distribuzione dei contenuti, mirando a scalzare gli attori tradizionali. Queste tendenze portano inevitabilmente a strategie difensive e di cooperazione tra i player tradizionali.
Guardando sempre al mercato inglese, YouView, la piattaforma catch-up che aggrega le offerte di BBC, ITV, Channel4 e Channel5, sembra rispondere proprio a uno spirito di autoconservazione della tv generalista. I quattro broadcaster hanno deciso di sviluppare la piattaforma con standard comuni per arricchire reciprocamente la quantità e la qualità della loro offerta e renderla più appetibile per gli utenti. La cooperazione serve ad arginare, senza alcuna garanzia assoluta di riuscita, la rapida diffusione delle piattaforme OTT TV a pagamento, come LoveFilm (2,5 milioni di utenti unici a marzo 2012) o Netflix (1,2 milioni di utenti unici a marzo 2012), che offrono in abbonamento mensile una vasta library di film e serie tv, spesso molto recenti, facendo saltare la classica distribuzione per finestre e accelerando l’incontro tra domanda e offerta di contenuti premium. Una recente ricerca dell’Autorità Antitrust britannica ha confermato, infatti, come simili piattaforme pay VoD possano essere considerate a tutti gli effetti dei concorrenti diretti degli operatori di pay tv e in particolare di BSkyB, leader di mercato.
Insomma, l’OTT TV sta impattando a tutti i livelli sulla filiera televisiva, costringendo attori potenzialmente concorrenti a cooperare. In questa logica BSkyB ha bisogno della BBC, così come le generaliste si aggregano dentro un unico spazio online comune, YouView. Il futuro dei contenuti digitali si gioca, perciò, da un lato, sulle capacità dei singoli attori di acquisire diritti premium in esclusiva e, dall’altro, sulla capacità di attrarre gli utenti con offerte ad alto valore aggiunto, soprattutto attraverso logiche di produzione originale Web native. Gli aggregatori OTT e le grandi Internet Companies si stanno consolidando bene sul versante dell’acquisizione diritti, ma minacciano di sottrarre alle emittenti televisive anche il know-how sulla produzione.