Italia
Il progetto di scorporo della rete di Telecom Italia non deve essere visto come un tentativo di “depauperare” la società telefonica del suo asset principale, quanto come un modo per “avere una società separata, quotata e controllata dalla stessa Telecom, che potrebbe così ridurre i suoi debiti”. È quanto dichiarato dall’amministratore delegato del fondo F2i, Vito Gamberale, in un’intervista che sarà pubblicata domani su Panorama.
Nella newco, aggiunge Gamberale, “potrebbero entrare il Fondo strategico della Cassa Depositi e Prestiti e Metroweb”.
Su questo progetto, secondo Gamberale, ci sarebbe già “il 100% di adesione” sia di Metroweb (di cui F2i è il principale azionista) che del Fondo Strategico Italiano (FSI), ma resta “l’incognita Telecom”.
Per questo, il manager ha invitato il governo a esercitare una “moral suasion” sulla società telefonica perchè ammorbidisca la sua posizione in merito allo scorporo.
Nelle scorse settimane, il Gamberale aveva ribadito il proprio apprezzamento per “il duro lavoro di bonifica dei conti e di riduzione del debito che in questi anni è stato fatto in Telecom Italia”, affermando però che l’incumbent ha anche la responsabilità di assicurare l’evoluzione nel settore.
La società telefonica, dal canto suo, ha avviato il processo di selezione dell’advisor che assisterà il gruppo nelle trattative col Fondo Strategico Italiano, mentre Deutsche Bank effettuerà la valutazione della rete in qualità di advisor del Fondo. È questo, infatti, il nodo più complicato della trattativa: Telecom Italia chiede 600 euro a linea (sono in tutto 25 milioni), per un totale di 15 miliardi di euro, mentre la CDP sarebbe orientata su un prezzo di circa 9 miliardi.
L’obiettivo di Telecom Italia – che affronterà la questione spin-off al prossimo cda del 9 novembre – è di giungere a una delibera entro la fine dell’anno.
Gamberale, nell’intervista al settimanale Mondadori, anticipa anche il progetto di sbarco in Borsa per il fondo da lui controllato, con l’obiettivo di trasformarlo in una public company con un nucleo di azionisti stabili a capo di una serie di società, tutte forti nei rispettivi settori (dalla fibra ottica alle autostrade, dagli aeroporti ai rifiuti).