Italia
Agostino Ragosa è da oggi il Digital Champion italiano, come la Commissaria Neelie Kroes ha definito i responsabili dell’Agenda Digitale nei paesi della UE.
Ragosa è stato nominato ieri dal Consiglio dei Ministri con una procedura definita “…innovativa e aperta“.
Al di là della coda di polemiche sulla scelta dei candidati e sulla ridda dei nomi che ha occupato la cronaca recente, si chiude un processo che stava ormai tardando da troppe settimane.
Ragosa sarà a capo dell’Agenzia digitale italiana, con compiti da super-commissario e un notevole potere di azione e d’interdizione.
Eppure, non si può tacere su un aspetto che pare stia passando in sordina.
Per settimane, anzi per mesi, la stampa nazionale e la cosiddetta opinione pubblica della rete hanno parlato ininterrottamente di questa nomina.
Oggi ci siamo, finalmente, e sembra che non sia accaduto nulla.
Paradossalmente l’eco sulla stampa è stato praticamente inesistente o quasi. Nessuno dei grandi quotidiani, tranne uno, ha speso un rigo sulla nomina.
Non mi pare che tale effetto sia dovuto a riserve o critiche nei confronti della persona o delle modalità di selezione, perché l’una o l’altra cosa avrebbero dovuto scatenare, semmai, reazioni a raffica alla fine del processo decisionale.
Invece nulla.
A volte nel nostro Paese si ha la sensazione che ciò che deve essere considerato come un mezzo (la nomina di una persona) per risolvere un problema o gestire un processo, diventi invece esso stesso un fine, relegando quel problema da risolvere o quel processo da gestire a qualcosa di assolutamente marginale.
Quando questo accade, è un fenomeno devastante, perché è destinato ad alterare percezioni e percorsi realizzativi.
E allora l’attenzione generale era per la nomina in quanto tale e per l’aspettativa ad avere una persona amica e disponibile oppure per avere una persona qualificata in grado di interpretare il ruolo assumendosi delle responsabilità?
Insomma sembra che affiori anche qui quel meccanismo anestetizzante, cui spesso facciamo riferimento, che sta facendo addormentare tutto ciò che è in qualche modo legato all’Agenda digitale e all’economia digitale.
Ci auguriamo di sbagliarci, ma ancora una volta sarebbe utile spostare il focus su alcuni quesiti che rimangono in attesa di risposte.
Per esempio, chi vuole veramente l’Agenda Digitale?
Chi non la vuole e fa di tutto per ostacolarla?
E perché?
Se troviamo risposte adeguate tutto diventerà più facile.
Solo così riusciremo a individuare e isolare i nemici dell’Agenda Digitale e troveremo la strada maestra per far affermare l’economia digitale nel nostro paese.