Europa
“Prendiamo la questione molto seriamente e ci siamo mossi rapidamente per risolvere il problema appena ne siamo venuti a conoscenza. Sebbene si tratti del risultato di un errore tecnico, ci assumiamo la responsabilità di quanto accaduto e abbiamo adottato misure per rafforzare le nostre procedure interne per assicurarci che non accada più una cosa del genere. Ci scusiamo sinceramente per questo errore e continueremo a collaborare con la Commissione”.
È questa la risposta di Microsoft allo ‘statement of objections’ della Commissione europea, ossia l’atto formale con il quale l’esecutivo Ue notifica a un’azienda di aver avviato un’indagine sul proprio conto.
L’indagine dell’Antitrust europeo sulla mancata esecuzione degli impegni sottoscritti da Microsoft nel 2009 in fatto di scelta del browser è stata aperta a luglio.
La Ue, ritenendo che l’incorporazione sistematica del navigatore Internet Explorer a Windows, presente sul 90% dei computer del pianeta, conferisse un vantaggio competitivo rispetto agli altri sistemi di navigazione, aveva infatti aperto un’indagine per abuso di posizione dominante nei confronti del gruppo di Redmond.
Microsoft si era quindi impegnato – a dicembre del 2009 – a fornire per cinque anni nell’Area economica europea, attraverso il meccanismo di update di Windows, una “choice screen” per consentire agli utenti di Windows Xp, Windows Vista e Windows 7 di scegliere quale browser vogliono installare o aggiungere a internet Explorer.
Quest’estate è emerso però che un ‘errore tecnico’ legato all’aggiornamento service pack 1 (SP1) di Windows 7, rilasciato a febbraio 2011, aveva impedito di soddisfare a pieno l’impegno preso con la Ue.
Da febbraio 2011 a luglio 2012, quindi, gli utenti europei di Windows non hanno visto la choice screen.
Ne sono seguite scuse ufficiali e l’impegno a risolvere immediatamente l’inconveniente.
Microsoft ha ora 4 settimane di tempo per rispondere alle obiezioni sollevate dalla Commissione e potrà richiedere un’audizione per far valere la propria posizione.
La Commissione prenderà una decisione soltanto dopo che la società avrà esercitato il suo diritto alla difesa.
Se l’inchiesta si chiudesse con la conferma della ‘colpevolezza’ di Microsoft, la società rischierebbe una multa pari al 10% del suo fatturato.