Ddl Diffamazione: OK da Commissione Giustizia, ma la battaglia in Aula sarà dura

di Raffaella Natale |

Cassazione: ‘Sentenza legittima, per spiccata capacità a delinquere’. Sallusti: ‘Mai avuto altre condanne. Il Presidente della Cassazione dovrà risponderne’.

Italia


Alessandro Sallusti

La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il disegno di legge sulla diffamazione, dando all’unanimità mandato al relatore per la presentazione in Aula. Le multe restano da 5 mila a 100 mila euro, ma è stato approvato un emendamento secondo cui sono commisurate alla gravità dell’offesa e alla diffusione della testata. Resta l’obbligo di rettifica.  Le disposizioni si estenderanno anche ai giornali online, ma non ai blog.

 

Il ddl abolisce, quindi, la pena del carcere per i giornalisti, prevedendo invece pene pecuniarie.

 

L’urgenza di questo ddl s’è presentata per via del caso che ha travolto il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi di reclusione, per un articolo, non scritto da lui e pubblicato sul suo quotidiano, ritenuto diffamante e che – a quanto risulta – riportava il falso.

La Corte di Cassazione definisce “legittima” la condanna al carcere del giornalista per la “spiccata capacità a delinquere dimostrata dai precedenti e dalla gravità della campagna intimidatoria e diffamatoria condotta nei confronti del giudice Cocilovo quando nel 2007 Sallusti dirigeva Libero”.

I due articoli incriminati “dimostrano la presenza (nell’ambito di un lecito quadro di dissenso per la disciplina legislativa dell’aborto) di un’illecita strategia di intimidatrice intolleranza, di discredito sociale, di sanzione morale diretta contro un magistrato”. Per la Cassazione, quindi, Sallusti ha pubblicato in maniera “deliberata” la notizia falsa e diffamatoria”.

 

Ma un giornalista può meritare per questo il carcere?

 

“Non si può giocare con la vita delle persone – ha detto oggi Sallusti – il presidente della Cassazione dovrà risponderne anche a mio figlio”.

Non si può dare del delinquente – ha concluso – a un giornalista che non ha mai subìto altre condanne”.

Oggi – ha poi rivelato Sallusti – ho depositato la rinuncia all’affidamento ai servizi sociali, quindi la procura se non è vigliacca deve avere il coraggio di venirmi ad arrestare e può farlo anche subito”. Il giornalista dal giorno della notifica dell’ordine di carcerazione, aveva 30 giorni di tempo per chiedere l’applicazione di una misura alternativa al carcere.

 

L’opinione pubblica s’è divista su questa vicenda e più in generale sulle nuove norme del ddl sulla diffamazione. Secondo alcuni, infatti, prevedere delle multe così salate potrebbe produrre una forma di autocensura. Quale giornale, in aggiunta in tempi di grave crisi economica (è di oggi la denuncia della FNSI che parla del rischio chiusura per 90 testate e della perdita di 4 mila posti di lavoro), rischierebbe a questo punto di esporsi a una possibile denuncia e a dover pagare siffatte cifre pubblicando un articolo ‘scomodo’?

 

Il relatore Filippo Berselli del Pdl ha riferito, al termine della riunione, di aver proposto una rimodulazione dell’entità delle pene portando il massimo della multa da 100 mila a 50 mila euro, ma la maggioranza della Commissione ha bocciato la modifica lasciando il tetto massimo a 100 mila euro.

 

La situazione in Italia non era già delle migliori e rischierebbe adesso di peggiorare. Secondo Reporter Sans Frontières, che misura le pressioni che subiscono i giornalisti nei diversi Paesi, l’Italia è solo 61esima su 179, sotto la Bosnia ed Haiti e appena sopra la Repubblica Centrafricana.

 

Il Ddl sulla diffamazione prevede, inoltre, in caso di recidiva la sospensione dalla professione e dall’attività fino a sei mesi e poi, come ulteriore aggravante, fino a tre anni. È, inoltre, stata approvata un’ulteriore ipotesi di aggravante in caso di coinvolgimento dell’editore nella diffamazione dolosa. La disciplina viene estesa non ai blog, ma solo alle testate giornalistiche diffuse anche per via telematica. Non è, infatti, passato l’emendamento presentato da Vita e D’Ambrosio (Pd) che chiedeva la non applicazione della normativa a internet.

La questione resta, però, aperta perché c’è chi vorrebbe che fosse ulteriormente precisato che le testate online a rischio saranno solo le edizioni telematiche dei giornali cartacei e chi, come il Pdl, vorrebbe che la stretta fosse ancora più stringente includendo tutte le pubblicazioni web (e quindi anche i blog). “Questa questione la vedremo in aula“, ha spiegato la relatrice Silvia della Monica (Pd).

 

Cancellata inoltre la riparazione come pena accessoria.

 

E’, inoltre, stata approvata un’ulteriore ipotesi di aggravante in caso di coinvolgimento dell’editore nella diffamazione dolosa.

 

Ritirato, infine, l’emendamento di Giacomo Caliendo, battezzato ‘anti-Gabanelli’, che prevedeva la nullità delle clausole contrattuali che lasciavano solo in capo all’editore gli oneri derivanti da una condanna per diffamazione. Ma s’è riservato la possibilità di ripresentarlo domani in Aula.

 

Nel pomeriggio la FNSI ha convocato a Roma un presidio di protesta e ha definito il ddl sulla diffamazione, “una legge contro la libera stampa, come mai forse si era vista“.

La battaglia in Parlamento sarà dura.

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