Italia
“Gli operatori di telecomunicazioni sono pronti ai cambiamenti necessari per rendere Internet e i servizi che attraverso la rete vengono veicolati ancora più diffusi e fruibili ed intendono introdurli con la necessaria cooperazione degli attori Over the Top, in un quadro di mutua collaborazione”. È quanto ha affermato il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè in una lettera inviata al quotidiano La Stampa che entra nel merito del dibattito, sempre più serrato, sulla revisione delle regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs) che sarà al centro della prossima Conferenza Mondiale WCIT-12 di dicembre a Dubai.
Un dibattito che in Italia, nell’ultimo fine settimana, ha visto protagonisti di uno scambio ‘a mezzo stampa’, i ministri Giulio Terzi (Affari Esteri) e Corrado Passera (Sviluppo Economico) e, appunto, Franco Bernabè. Lo spunto: la campagna ‘La rete deve restare libera’ promossa da Juan Carlos De Martin, Alberto Oddenino e Stefano Rodotà.
Il dibattito si è incentrato – al di là dei tanti e importanti temi che verranno affrontati a Dubai – sulla governance di internet e, in senso più ampio, sulla libertà della rete. Questioni certo cruciali e sulle quali è essenziale aprire una discussione seria e articolata, ma che non possono esulare da un altro tema centrale: quello degli investimenti che gli operatori tlc dovranno affrontare perchè la rete continui a esistere e a supportare non solo questa libertà ma anchei servizi – dall’eGovernement alla sanità elettronica – dai quali dipende la crescita e la competitività economica del futuro.
“E’ forte convinzione dell’Italia e dell’Unione Europea che una regolamentazione intergovernativa della Rete aprirebbe la strada alla possibilità di inaccettabili censure di natura politica alla piattaforma web, a detrimento dei diritti e dei principi fondamentali sanciti in sede Onu. Anche l’orientamento della Commissione dell’Unione Europea è favorevole a mantenere il sistema attuale, e non ad affidare la gestione di Internet all’ITU”, hanno scritto i ministri, sottolineando di star seguendo molto da vicino la fase preparatoria della Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni di Dubai, in vista della quale è stata anche aperta – sul sito del ministero dello Sviluppo economico – una consultazione pubblica, a cui tutti i cittadini possono partecipare, per dare un contributo sulle tematiche che i rappresentanti italiani dovranno portare all’attenzione della Conferenza.
Rispondendo alla missiva, Bernabè si è detto d’accordo “sui principi esposti ed in primo luogo sulla circostanza che una regolamentazione intergovernativa di Internet sia da evitare in quanto foriera di possibili interventi restrittivi dei diritti dei cittadini”.
“In questo contesto, come associazione degli operatori europei di telecomunicazioni (Etno) abbiamo tuttavia sottolineato come siano necessarie alcune norme condivise a livello internazionale di ulteriore tutela dei diritti di accesso alla Rete”, ritenendo, ha aggiunto Bernabè, “che sia necessario garantire livelli di qualità predefinita e più elevati, tali da rendere possibile lo sviluppo di applicazioni, come quelle nell’ambito della telemedicina, che necessitano di corsie di accesso privilegiate rispetto a quelle esistenti”.
Se, insomma, è giusto vigilare per impedire che qualsivoglia governo imponga le proprie regole sulla rete – fin qui avamposto di libertà, innovazione e creatività – non bisogna dimenticare che tutto ciò è stato reso possibile dagli investimenti nelle reti. Investimenti che diventano sempre più pressanti – in virtù della crescita esponenziale del traffico dati sulle reti fisse e mobili – e onerosi visto che i ricavi delle telco continuano a diminuire, fagocitati anche dall’avanzata dei player over-the-top.
Per questo, in vista del WCIT-12, ETNO ha proposto che venga discussa la possibilità di stringere accordi commerciali che preservino la qualità del servizio garantendo agli operatori un equo compenso per i loro investimenti (Leggi articolo Key4biz).
“L’industria delle telecomunicazioni in Europa – ha affermato Bernabè – si trova oggi ad affrontare uno scenario in cui i ricavi sono in discesa, anche in ragione dell’applicazione di un modello regolatorio che ha portato a prezzi sempre più bassi per servizi sempre migliori. Pertanto, la capacità d’investimento in nuove Reti è messa a rischio. Inoltre, l’aumento esponenziale del traffico dati sulle Reti, generato dagli operatori Over The Top ed in particolare dalle pochissime imprese americane che godono di un quasi monopolio nei loro rispettivi settori, va ad esclusivo vantaggio di queste ultime e, mentre genera la necessità di investimenti per supportare la crescita dei dati, non permette agli operatori di Rete di poter generare nuovi flussi di ricavi”.
Un circolo vizioso dal quale bisogna uscire, hanno fatto notare più volte diversi esponenti dell’industria, per garantire il futuro stesso della rete.
Bernabè ha infine affermato di condividere pienamente la posizione dei ministri in merito alla necessità di un quadro di regole comuni a livello internazionale che permetta di perseguire reati commessi tramite internet, di tassare i profitti e di tutelare la proprietà intellettuale.
“Aspetti e tematiche di fondamentale importanza quali la tutela del diritto alla riservatezza dell’individuo e la protezione dei dati personali, ovvero la sicurezza delle transazioni informatiche e l’inviolabilità delle informazioni custodite nella Rete, devono poter essere garantite tout court, senza vincoli legati ai limiti delle giurisdizioni nazionali”, ha spiegato Bernabè, per concludere sottolineando che “La strada verso una Rete Internet che difenda la bandiera della libertà di espressione, ma che al tempo stesso risulti più performante, più flessibile, più sicura e più rispettosa delle diverse sensibilità nazionali in tema di privacy è appena incominciata. Si tratta di tematiche di fondamentale importanza alle quali è necessario dare delle risposte da parte della comunità internazionale, a cominciare dal summit di Dubai. Noi siamo convinti che l’ITU sia la giusta sede per discutere tali problematiche e questo è stato riconosciuto anche dal Cept (gruppo che rappresenta i Paesi europei). Ma non c’è dubbio che se non sarà l’ITU a stabilire i necessari princìpi di ulteriore libertà di accesso alla Rete occorrerà allora individuare un appropriato e condiviso consesso internazionale”.