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Il rapporto dell’Istituto Bruno Leoni sui provvedimenti adottati dall’Agcom guidata da Corrado Calabrò, “sottovaluta le dinamiche competitive del settore e l’operato dell’Autorità nel periodo preso in considerazione”.
Non si è fatta attendere la risposta dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni al report ‘La regolamentazione delle telecomunicazioni. Un bilancio dell’Agcom 2005-2012 e l’agenda per il prossimo settennato’ che passa al setaccio i provvedimenti della precedente consiliatura guidata da Corrado Calabrò nel campo delle comunicazioni elettroniche e ne discute il bilancio.
Lo studio analizza la relazione tra le misure intraprese dall’Autorità e l’andamento del mercato tra il 2005 e il 2012 e constata che alcune delle principali decisioni dell’Agcom hanno avuto effetti solo in parte soddisfacenti (l’approvazione degli Impegni di Telecom Italia sulla nuova disciplina dell’accesso alla rete) o tout court negativi (l’aumento dei canoni di unbundling).
A commento del Report, Massimiliano Trovato, fellow dell’Istituto Bruno Leoni ha sottolineato che “Il Garante per le telecomunicazioni dovrebbe prendere di petto il tema della concorrenza, soprattutto nella telefonia fissa”, dal momento che, “la seconda consiliatura non ha dato prova di saper incidere abbastanza profondamente sul contesto competitivo”, mentre “nella terza consiliatura, il processo di transizione alle reti di nuova generazione e gli stravolgimenti nei modelli industriali forniranno un’occasione irripetibile per dare al settore un assetto genuinamente concorrenziale. L’auspicio è che il nuovo Consiglio non sprechi tale preziosa opportunità”.
In sintesi lo studio rileva che il segmento fisso – interessato nel periodo in esame (2005-2011) da numerosi interventi regolamentari quali quello relativo all’accesso all’ingrosso alla rete di distribuzione – attraversa una fase di profonda difficoltà, che deriva principalmente dal drastico calo degli accessi. Le quote di mercato dell’incumbent rimangono largamente maggioritarie. Al mantenimento di tale posizione di vantaggio contribuisce in modo determinante la fissazione delle tariffe intermedie.
Dopo la riduzione dei prezzi dell’ULL fino al 2008, è seguito un repentino cambio di prospettiva. Nel caso del canone per l’unbundling del local loop, il principale servizio di accesso in termini di utilizzo da parte degli operatori alternativi, l’aumento determinato tra il 2008 e il 2009 ha più che compensato la graduale riduzione inaugurata nel 2005; il canone è poi cresciuto ininterrottamente dal 2008 a oggi.
Come si vede, conclude IBL, “si tratta di maggiori ricavi per oltre 25 milioni a trimestre nel 2012, e per 272 milioni complessivi nel quadriennio 2009-2012. Naturalmente, giungeremmo a cifre assai più elevate qualora considerassimo anche gli incrementi tariffari approvati da Agcom per i servizi di accesso indiretto (bitstream, WLR) e per i contributi di attivazione”.
In una nota redatta a seguito della pubblicazione del report, Agcom evidenzia però la validità delle diverse decisioni pro-concorrenziali assunte negli ultimi anni.
Tra queste, la disciplina della portabilità del numero che ha ridotto i tempi per cambiare operatore mantenendo il proprio numero a due giorni lavorativi dai 10 necessari in precedenza e che ha permesso all’Italia di salire al primi posto in Europa con 40 milioni di attivazioni.
Agcom definisce quindi ‘sbrigativa’ l’affermazione per cui il taglio delle tariffe di terminazione mobile “non si è riflesso direttamente sulle tariffe dell’utente”. Un’affermazione contraddetta dall’alto livello di concorrenzialità e innovazione del mercato mobile italiano.
“La drastica riduzione delle tariffe di terminazione (da oltre 13 a 0,98 centesimi al minuto) ha indubbiamente concorso alla significativa riduzione dei prezzi per gli utenti: fatto 100 l’indice dei prezzi del servizio mobile nel 2006, a fine 2011 era sceso a 56”, chiarisce l’Autorità.
Riguardo, infine, il settore della telefonia fissa e le condizioni di accesso alla rete, Agcom spiega che l’Italia è al terzo posto in Europa in quanto a linee in unbundling (oltre 5 milioni) e che la metodologia adottata per determinare le tariffe di unbundling – determinate attraverso l’applicazione di modelli di costo che non utilizzano i dati di contabilità regolatoria di Telecom, ma valutano i costi di fornitura dei servizi di accesso da parte di un ipotetico operatore efficiente che costruisce ex-novo una rete di accesso – “è la più affidabile per fornire i corretti segnali di “buy or build” al mercato e promuovere così gli investimenti in reti di accesso di nuova generazione da parte di tutti i soggetti interessati”.