Italia
Desolante il quadro della Rai che viene fuori dall’analisi dell’Ufficio Studi di Mediobanca. Una Tv pubblica, quella italiana, appesantita dal numero dei dipendenti e che negli ultimi cinque anni ha visto crollare rovinosamente i propri ricavi, poggiati quasi esclusivamente sul canone televisivo.
Può bastare? Sicuramente no.
Dall’ultima semestrale, approvata a settembre, si rilevano perdite per 129 milioni di euro che, per fine anno, dovrebbero arrivare a 200 milioni (Leggi Articolo Key4biz). Sui conti, ha detto l’azienda, pesano la crisi della pubblicità e gli elevati costi dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi. Senza considerare il costo del lavoro che, nell’ultima semestrale, manifesta un incremento di 2,5 milioni di euro nonostante gli effetti delle politiche di incentivazione agli esodi agevolati attuate negli esercizi precedenti e il sostanziale blocco delle politiche retributive. Al 30 giugno, la forza lavoro del Gruppo è di 11.569 dipendenti a cui si aggiungono 1.660 risorse a tempo determinato, per un totale di oltre 13 mila dipendenti.
La Rai ha, quindi, il primato per numero di dipendenti, ma non per risultati, con un fatturato in deciso calo su tutto l’ultimo quinquennio.
Secondo i dati di Mediobanca, aggiornati a fine 2011, in forza alla Rai, alla fine del 2011, c’erano 11.378 lavoratori, più dei 10.830 totalizzati da Mediaset (6.126), Sky Italia (3.995) e Ti Media (709) messe insieme.
Numeri che, come abbiamo visto dall’ultima semestrale, sono lievitati.
Nel 2011, sottolinea ancora Mediobanca, il costo del lavoro ha rappresentato il 35,6% del fatturato contro il 13,4% di Mediaset, il 7,3% di Sky e il 25,7% di Ti Media. Nonostante 1.689 milioni di euro di canone, i ricavi della Rai nel 2011 si sono fermati a 2,89 miliardi di euro, ben lontani dai 4,2 miliardi di Mediaset e poco sopra i 2,8 miliardi di Sky Italia.
Nel quinquennio 2007-2011 tra le fonti di ricavo della Rai l’unica ad aumentare è il canone, con introiti saliti del 7,8%, mentre la pubblicità è scesa del -21,9% (da 1,23 miliardi a 965 milioni) e gli altri ricavi del 30,9% (da 350 a 242 milioni). I ricavi della televisione pubblica sono così scesi dell’8,1%, contro un aumento del 4,3% di quelli di Mediaset e del 15% di Sky Italia.
Per la sola La7 i ricavi sono aumentati del 44,8% (-9,2% per tutto il gruppo Ti Media). Il primo semestre 2012 della Rai, chiuso con una perdita di 129 milioni, ripropone la stessa situazione: i dipendenti sono saliti dell’1,7% a 11.569 unità mentre il fatturato è sceso del 7,1% a 1.433 milioni. Il quadro è comunque difficile per tutti: l’utile di Mediaset si è ridotto da 163 a 43 milioni e i ricavi sono scesi del 10,7%, mentre per La7 il contenimento del calo del fatturato (-1,4%), non ha impedito una perdita di 37 milioni.
Una situazione di crisi della quale s’è parlato anche nell’ultima audizione in Commissione di Vigilanza del presidente Rai, Anna Maria Tarantola, e del direttore generale Luigi Gubitosi.
In quell’occasione il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, è stato molto chiaro: “Prima di qualunque altro impegno, è necessario dare una svolta a una situazione economico-finanziaria che ha largamente e profondamente condizionato l’identità del servizio pubblico”.
Il presidente della Vigilanza ha anche precisato l’importanza di “una serie di interventi strutturali, e persino radicali, negli ambiti organizzativi e nelle pratiche operative del più grande laboratorio civile e culturale della Nazione”.
In questo senso, Gubitosi s’è impegnato davanti alla Vigilanza a ridurre i compensi delle cosiddette star della Rai: “Stanno scendendo e scenderanno. Stiamo lavorando su questo“.
Aggiungendo, in risposta ad alcuni commissari, “non c’è bisogno di far sapere quanto guadagnano i nostri”, se così dev’essere, allora “deve esserlo per tutti, le regole non devono penalizzare solo la Rai, o tutti o nessuno. Comunque voi siete il Parlamento e se fate una legge, la applicheremo”.
E anche se Gubitosi in Vigilanza ha dichiarato che la Rai sarà digitalizzata entro tre anni, come cambiare velocemente e adottare nuovi linguaggi per arrivare al pubblico se su 13 mila dipendenti, quelli con meno di 30 anni sono circa 50?
Come farà la Rai a riprendersi? Il canone può bastare?