Start-up e videogiochi: in Italia giro d’affari da 1 mld di euro l’anno. Aesvi chiede che l’Agenda digitale accolga la proposta bipartisan

di Raffaella Natale |

Antonio Palmieri (Pdl): Nella nostra proposta abbiamo inserito Tax Credit e Tax Shelter, facilitazioni per chi investe e reinveste i propri utili nelle imprese che fanno videogiochi. Confidiamo che queste misure trovino accoglienza nel decreto del governo

Italia


Videogame

Il mercato dei videogiochi rappresenta una grande opportunità per la nostra economia e soprattutto per i giovani italiani, sebbene anche questo settore non sia rimasto immune dalla crisi.

E’ quanto emerso dalla IV edizione del Game Forum, organizzato da Aesvi (Associazione editori sviluppatori videogiochi italiani) e Confindustria Cultura Italia, nella sala del Mappamondo della Camera dei Deputati, che ha fatto il punto sull’attività di Game Development.

 

Quest’anno l’evento era incentrato sull’Agenda digitale, la via italiana al videogioco.

Antonio Palmieri del Pdl ha dichiarato che nell’occasione è stata presentata una Ricerca inedita dell’Università Bocconi di Milano, che fa il punto su  quali aziende italiane ci sono su questo mercato e quanti nuovi posti lavoro solidi e destinati a continuità nel tempo si potrebbero produrre se si supportasse in modo adeguato questo comparto.

Per questa ragione, ha detto l’on. Palmieri, “nella proposta di legge bipartisan sull’Agenda digitale abbiamo voluto inserire il Tax Credit e il Tax Shelter, delle facilitazioni per chi investe e reinveste i propri utili nelle imprese che fanno videogiochi, analogamente a quanto avviene per il cinema”. (Leggi Articolo Key4biz)

Adesso – ha concluso il deputato del Pdl – siamo in attesa del decreto del governo e confidiamo che queste misure trovino accoglienza“.

Il tema dei videogiochi, ha spiegato Giuseppe Tripoli, Garante delle PMI del Ministero dello Sviluppo Economico, “è legato all’innovazione e quindi anche a come sostenere chi ha voglia di rischiare, perché l’innovazione è sempre un rischio”.

“Si tratta – ha detto ancora Tripoli – di un mercato che è nato globale, si rivolge a una clientela mondiale e usa linguaggi globali consentendo al nostro paese, dove ci sono tantissime difficoltà e asimmetrie dal punto di vista dei servizi e delle infrastrutture, di potersela giocare alla pari, a condizione che ci sia un sistema di collegamento digitale per poter operare. Dunque, non chiede molte infrastrutture fisiche. Si può, insomma, lavorare in questo settore dappertutto e offre una possibilità a tanti giovani, non a caso infatti sono imprese giovani e fatte da giovani”.

E’, ancora, “un mercato in espansione su cui bisogna puntare e per puntarci certamente l’Agenda digitale offrirà degli strumenti. Sicuramente – ha ricordato ancora Tripoli – il tema, elaborato in questi mesi, delle normative per le start-up risponde a molte delle istanze che sono emerse: dalla ricerca dei fondi alle modalità di un rapporto con il mercato del lavoro e con le regole fiscali diverse, al fatto che ci si possa impegnare in un’attività tenendo conto che può’ andar bene per un certo periodo, può’ andar male e poi tornare ad andar bene, dunque una grande flessibilità”.

 

E proprio su questo fronte, gli addetti al settore sono in attesa di capire se nel Decreto Sviluppo, nella parte dedicata all’Agenda digitale, ci saranno anche degli aspetti dedicati ai videogiochi.

Quello che si aspetta sono misure di sostegno fiscale a favore del comparto, come credito d’imposta e detrazione degli utili reinvestiti per la produzione di videogiochi da parte di imprese italiane, oltre che credito d’imposta per la distribuzione di videogiochi realizzati sul territorio italiano, per gli investimenti di venture capital dedicati alle imprese del settore e per progetti di ricerca realizzati in collaborazione con università o enti pubblici di ricerca.

 

Andrea Persegati, presidente dell’Aesvi, ha detto senza mezzi termini: “Ci auguriamo che nel decreto vengano recepite le indicazioni contenuto nel ddl Gentiloni-Palmieri, non credo si parli di investimenti o contributi milionari, ma è un segnale per tutti coloro che hanno voglia di investire in questo mondo, per poter avere un minimo di stimolo e buttarsi in un avventura”.

“L’auspicio della nostra associazione è che anche in Italia, come in altri paesi, si possa dar vita a un piano programmatico di collaborazione con le istituzioni per far emergere i videogiochi made in Italy nello scenario competitivo internazionale”, ha continuato Persegati.

 

Gianluca Marani, socio della Just Funny Games, ha indicato che un videogioco di medio livello per mobile costa circa 50 mila euro di produzione e si vende da 1,50 euro a 2,39. “Il mercato procede, certo se avessimo più sponsorizzazioni andremmo meglio“.

 

Nel corso dell’incontro Aesvi ha presentato il primo censimento dei game developer italiani, sviluppato con l’obiettivo di delineare lo stato dell’industria dello sviluppo di videogame in Italia.

L’indagine parla di 72 imprese coinvolte in questo settore, 48 delle quali consolidate sul mercato da oltre 8 anni. Il 50% di queste lavora nell’ambito di software B2B finalizzato a marketing e comunicazione, il 43% all’attività di formazione. La maggior parte (90%) si finanzia autonomamente.

L’età media di chi vi lavora è di 33 anni con particolari concentrazioni nella fascia 36-58 (41%) e nella fascia 30-35 (28%). Il 31% ha meno di 30 anni. Il livello di istruzione più diffuso è la licenza media superiore (64% del campione).

Più in dettaglio, l’analisi rileva la netta prevalenza di percorsi formativi legati a ambiti tecnici (es.scuole tecniche e professionali).

 

Si tratta di un settore che oggi registra un valore tra i 57 e i 65 miliardi di euro nel mondo con un tasso medio annuo di crescita dell’11,4% tra il 2006 e il 2011 e che si stima possa registrare una crescita annua del 6,4% nel triennio 2012-2015.

 

L’attività di Game Development nel nostro Paese si concentra prevalentemente su piattaforme mobile (37%) e su Pc (24%). Il profilo delle aziende rilevate all’interno del settore è variegato. Per quanto riguarda il fatturato generato nel 2011, si trovano tre categorie di maggiore importanza: il 27% delle aziende rientra nella fascia di fatturato inferiore ai 1.000 euro, il 27% nella fascia di fatturato tra 10.000 e 100.000 euro e un ulteriore 27% ha generato nell’ultimo anno un fatturato fra i 100.000 e il milione di euro. Infine, il 6% delle aziende intervistate evidenzia un fatturato superiore al milione di euro nel 2011.

 

“‘Il mercato Italia – ha spiegato Persegati – come fatturato sviluppa quasi un miliardo di euro all’anno che è un numero importante. Di cui la maggior parte fatta dalla vendita delle console e dei software per le principali console. C’è poi tutta una componente legata alla parte digitale, la piattaforma Apple, la piattaforma Android, che incorpora anche la maggior parte degli sviluppatori. Come emerge dall’indagine molti sviluppatori lavora per queste piattaforme perché richiedono meno investimenti iniziali. In questo momento, sono ancora in fase embrionale, ma stanno crescendo a maggiore velocità ed è il settore che sicuramente ha più possibilità di crescita perché ha meno barriere d’accesso: sviluppare un videogioco per la PlayStation o XBox richiede investimenti multimilionari, sviluppare un videogioco per Apple o Android richiede sfide di marketing notevoli, ma non richiede dei budget multimilionari”.

 

Snellimento della burocrazia, sviluppo del mercato del lavoro, fondi e finanziamenti pubblici, disponibilità di infrastrutture e banda larga e legittimazione della cultura del gaming sono nell’ordine, le priorità individuate dagli sviluppatori italiani per dare al settore l’opportunità di crescere, priorità peraltro tendenzialmente coincidenti con le politiche attuate nei Sistemi Paese di riferimento del Game Development a livello internazionale (es. Canada, Svezia, Irlanda, Finlandia).

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