Italia
Scadono oggi i 15 giorni di tempo previsti, con la pubblicazione del bando in GU, per presentare la candidatura per la nomina a direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale.
Un’odissea che non sappiamo ancora quando terminerà perché, oltre alla difficoltà del Ministro Corrado Passera e Francesco Profumo a trovare un’intesa sulla persona più giusta a ricoprire questo ruolo di grossa responsabilità, da dov’è nata poi l’idea del concorso di cui inizialmente non s’era proprio parlato, ci sono state pressioni da più parti, dalle aziende alla politica, per una rapida decisione sul nome di chi dovrà guidare un ente che avrà una funzione essenziale nella realizzazione dell’Agenda digitale (Leggi Articolo Key4biz).
E proprio oggi l’Antitrust, nella segnalazione inviata a Governo e Parlamento, ha definito come “urgente necessità” l’operatività dell’Agenzia per l’Italia digitale, “in considerazione dell’importanza strategica che l’Agenda digitale riveste per lo sviluppo economico e la competitività del Paese“. Infatti, scrive ancora l’Antitrust, “dallo sviluppo delle opportunità digitali può derivare un importante contributo alla crescita economica e alla creazione di nuovi mercati sia attraverso nuovi investimenti”.
I nomi in circolazione sono già tanti e diverse le competenze con cui contribuirebbero all’Agenzia. Le credenziali di quello che il Commissario Ue Neelie Kroes chiama ‘digital champion’ devono essere molteplici, ma soprattutto mettere insieme l’esperienza nell’innovazione tecnologica, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato, e ‘l’elevata competenza nella gestione delle risorse umane’.
Quest’ultimo passaggio del bando dà molto da riflettere, così come quello in cu si spiega che il nome verrà selezionato tra persone brave e competenti, ma ‘…ferma restando la discrezionalità dell’Amministrazione nella scelta del candidato più idoneo allo svolgimento dell’incarico…’.
Come dire, in altre parole, ‘voi presentate pure i curricula, ma alla fine scegliamo solo noi’ (Leggi Articolo Key4biz).
Accanto a questi particolari, se vogliamo così definirli, ne spuntano di altri, di tipo più tecnico, che forse potrebbero addirittura portare all’annullamento del bando e quindi al niente di fatto.
Intanto il fatto che l’avviso pubblico riporta in calce un timbro con la data dell’11 settembre, messa in obliquo e con una barra a penna sopra, cosa che da subito ha destato qualche sospetto.
Altro errore, in un passaggio del bando nella parte in cui si fa riferimento alle funzioni di supporto del MIUR, in virtù della delega conferitagli con DPCM del 13 dicembre, si sbaglia anno e si mette 2012 anziché 2011. Errore corretto poi a penna, con l’aggiunta di una nota a margine ‘leggasi 2011’. Una svista che è stata ripetuta anche in GU.
Nell’ultima pagina del documento, poi, la scansione taglia le firme dei Ministri competenti.
Ultimo sbaglio è l’indirizzo di posta elettronica certificata al quale mandare i curricula, che dal bando risulta essere agenziaitaliadigital@pec.governo.it, dove è evidente, ma forse non abbastanza, che manca la ‘e’ finale – agenziaitaliadigital – quando avrebbe dovuto essere agenziaitaliadigitale@pec.governo.it.
Che dire, tra errori, sviste, liti, l’esordio non è stato dei migliori. E non è detto che finisca qua. C’è già chi parla di ricorsi. Si spera solo che il nome che verrà scelto, ormai questione di ore, sia dello spessore e della competenza giusta per far chiudere in fretta questa triste pagina.