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Potrebbe essere presentato oggi un accordo che permetterà ai clienti di Oracle di accedere ai servizi di localizzazione di Nokia. La società finlandese punta molto sulle mappe e non ha nascosto la propria soddisfazione all’indomani delle forti critiche che hanno investito la rivale Apple per le imprecisioni contenute nel servizio appena lanciato su iOS6 (Leggi articolo Key4biz).
E se l’accordo con Oracle si concretizzasse – si presume verrà ufficializzato oggi nell’ambito della conferenza OracleWorld – sarebbe un ‘salto’ di qualità di non poco conto dopo le intese firmate nei mesi passati con Groupon e Amazon, perchè i servizi cartografici della società farebbero il loro ingresso anche in ambito business. Un settore, quest’ultimo, in cui Nokia cerca di far breccia anche grazie ai nuovi dispositivi mobili frutto dell’alleanza con Microsoft.
Si cosparge il capo di cenere, intanto, Apple. Con una mossa che non molti si aspettavano, il Ceo Tim Cook ha chiesto scusa ai clienti: “Non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e siamo molto dispiaciuti per la frustrazione arrecata ai clienti”, ha affermato.
Quindi, sottolineando che Apple sta “facendo del suo meglio per migliorare” il prodotto, Cook ha invitato gli utenti delusi a scaricare dall’Apple Store le app concorrenti come Bing, MacQuest o Waze, o anche di ‘procurarsi’ via web le mappe di Google e Nokia.
Cook, insomma, per la prima volta affronta il problema e conferma il ‘fiasco’, promettendo che lavorerà “non-stop” fino a che il servizio non sarà all’altezza delle aspettative degli utenti che da Apple si aspettano solo il meglio.
Un passo, questo di Cook, in cui molti leggono il segno della nuova era di Apple, azienda che – ai tempi del compianto Steve Jobs – non era proprio avvezza alle scuse.
Segno dei tempi, certo, ma anche conferma di quello che è stato forse il primo passo falso di Apple da 5 anni a questa parte. Passo falso che a sua volta conferma sia quanto si siano complicati negli ultimi anni i rapporti con Google – da ex alleato a suo principale concorrente – sia quanto importante sia diventato il mercato delle mappe.
La cosa più saggia sarebbe stata quella di proporre l’app proprietaria come download, mantenendo nel frattempo quella di Google come servizio di default, visto che l’accordo con Mountain View aveva validità per un altro anno. in questo lasso di tempo, gli utenti avrebbero avuto modo di provare l’app e segnalarne gli errori, senza il clamore suscitato prima dalla decisione di dare il benservito a Google e poi dalle inesattezze macroscopiche del servizio.
Di sicuro questo scivolone non inciderà sulle vendite di iPhone – anzi, la domanda per l’ultimo modello ha nuovamente superato le scorte – ma forse inciderà sulla percezione della ritrovata infallibilità di Apple anche più del cosiddetto antennagate.
Così come il ‘caso’ mappe ha un risvolto negativo anche per Google: è l’iPhone, non Android, infatti, la principale ‘piattaforma’ mobile per Google secondo Horace Dediu di Asymco. L’analista ha stimato che la società di Mountain View guadagna molto di più dagli ads sugli iPhone che da quelli su Android. Secondo Dedieu, infatti, Google guadagna circa sei dollari all’anno su ogni iPhone e solo 2 per ogni Android.
La decisione di Apple di defenestrare i servizi rivali, dunque, è una chiara minaccia al business mobile di Google che a sua volta, però, può cogliere l’occasione per provare agli utenti iPhone che sui servizi web è in Google che bisogna credere.
La società, impreparata al voltafaccia di Cupertino non ha però predisposto un’app da proporre all’App Store, a tutto vantaggio dei prodotti concorrenti come Bing di Microsoft.
Se proprio vogliamo dirla tutta, insomma, alla fine da questa storia a guadagnarci saranno gli utenti, che ora sanno che nell’App store c’è una pletora di applicazioni cartografiche tra cui poter scegliere. Un bel passo avanti rispetto al solito ‘giardino chiuso’ cui Apple ci ha abituati.