Francia
In tempi di crisi come quelli che l’Europa sta attraversando, è ancora possibile pensare di spendere miliardi e miliardi di euro per la fibra ottica, quando ancora non si conosce l’andamento della domanda dei nuovi servizi internet ultraveloci? È la domanda che sta attanagliando gli operatori transalpini che, pare, stanno ripensando i loro investimenti nell’ultrabroadband.
Di sicuro, le telco francesi non sono d’accordo sul piano battezzato ‘France Fibre‘, che – attraverso un veicolo pubblico – dovrebbe portare la fibra ottica nelle zone meno popolate del Paese. Il progetto è osteggiato da Orange e apprezzato da SFR.
Secondo Pierre Louette, direttore generale aggiunto di France Telecom, il piano “è una cortina di fumo. Nessuno lo vuole perchè sarebbe una garanzia di fallimento e provocherebbe ulteriori ritardi”.
Le modifiche al quadro giuridico atte alla creazione dell’impresa – secondo Louette – richiederebbero da uno a due anni di lavoro, con buona pace del piano del Governo di coprire con la fibra tutte le abitazioni francesi da qui a 10 anni.
Insomma, secondo l’ex monopolista, il progetto France Fibre serve a SFR come una ‘lavagna magica’ per cancellare le promesse di investimento e nascondersi dietro il paravento di un veicolo di investimento nazionale per le zone meno redditizie.
La leadership pubblica, infatti, piace a SFR: in un’intervista a Le Figaro, il PDG Stephane Roussel ha affermato che la società è favorevole alla realizzazione “di una struttura comune a tutti gli operatori”.
“Sono d’accordo anche tutti i ministri, ma non se ne fa nulla, perchè è Orange che avrà più da perdere”, ha aggiunto.
Queste tensioni sono frutto di interessi divergenti: Patrick Vuitton, rappresentante dell’associazione delle città e dei comuni per le comunicazioni elettroniche e l’audiovisivo (Avicca), spiega che “E’ molto improbabile che ‘France Fibre’ veda la luce perchè è difficile ‘sposare’ società concorrenti che non hanno i medesimi interessi economici”.
Secondo l’associazione è impossibile costringere gli operatori a realizzare una rete su tutto il territorio: “Questo organismo pubblico è un’idea di SFR ed è sul tavolo già da tre anni. La situazione di Orange, che guadagna anche dalla rete in rame, è più complicata. Come ha ben spiegato il ministro Pellerin, bisogna trovare degli incentivi per abbandonare il rame e passare alla fibra”.
Il ministro Pellerin, dal canto suo, ha assicurato che “Il governo sta lavorando e la road map che permetterà di coprire l’intero territorio nazionale con la fibra ottica da qui a 10 anni è in corso di definizione”.
Il punto principale, come spesso evidenziato anche in Italia dal presidente di Telecom Italia Franco Bernabè, è che la domanda langue: secondo Maxime Lombardini, direttore generale di Iliad (che controlla il new entrant Free), il rame ‘ha ancora molto da offrire’, e anche il satellite e il cavo. Secondo lui, i consumatori non si stanno scapicollando ad abbonarsi ai nuovi servizi, col risultato che a fronte di investimenti per 2 miliardi di euro gli abbonati sono solo 250 mila.
Iliad, che dal 2006 ha investito 640 milioni di euro nella fibra ottica, perderà quest’anno il primato di principale investitore nel settore a vantaggio di Orange che quest’anno raddoppierà il montante degli investimenti a 300 milioni di euro. Quasi quasi, conviene più affittare la rete dell’incumbent che non realizzarne una propria.
SFR, intanto, è stato richiamato dal governo a mantenere gli impegni presi. L’operatore, che sta spendendo circa 150 milioni di euro all’anno nella rete fissa, è l’unico ad essersi impegnato in un progetto di coinvestimento con France Telecom per coprire il 60% della popolazione.
La società ha assicurato di non aver modificato i suoi piani, ma la crisi economica sta complicando le cose: la società attende per quest’anno un calo del margine operativo lordo del 12-15%
Su tutto questo, aleggia inoltre il timore che il governo possa imporre alle telco una nuova tassa per finanziare la realizzazione della rete ultrabroadband nelle aree rurali. La Pellerin ha infatti assicurato che la ‘solidarietà’ sarà al centro dell’azione di Governo e che la Francia non può assolutamente permettersi “un fallimento industriale e strategico nelle telecomunicazioni”.
“Quindi sembra assolutamente necessario rafforzare la governance dello sviluppo dell’ultrabroadband con un maggiore sostegno pubblico”, ha affermato il ministro.
In particolare, lo Stato organizzerà il cofinanziamento dei progetti mettendo in atto le modalità di intervento finanziario, seguirà i progressi del progetto e garantirà l’armonizzazione delle architetture di rete distribuite sul territorio.
Come ha affermato anche Vuitton, “il Governo non deve abbandonare a sé stesso l’80% del suo territorio. Gli operatori ora sono contrari a realizzare una rete nazionale, ma a lungo andare sarà un business”.