Unione Europea
La maggior parte degli Stati membri investe troppo poco nei servizi on-demand. Risulta, invece, soddisfacente la produzione audiovisiva in generale anche se, secondo l’ultimo Rapporto della Commissione europea, è ancora troppo limitata ai confini nazionali.
Solo alcune opere audiovisive di successo, come la coproduzione ‘I Borgia’ (trasmessa in Italia da Sky) hanno attraversato le frontiere nazionali, ma si tratta di un numero di casi ancora limitato. È fondamentale, dice la Ue, produrre opere europee che attraggano un pubblico al di là delle frontiere, anche attraverso coproduzioni.
Un invito forse già raccolto da Mediaset, visto che oggi in occasione di un convegno a Roma, il consigliere Gina Nieri ha commentato: “Dobbiamo restituire smalto ai broadcaster a livello europeo come produttori di contenuti (…) e soprattutto dobbiamo impegnarci per combattere la pirateria”.
Altro interessante dato, il calo della percentuale media nell’UE riservata alle produzioni indipendenti, che è stata del 34,1% nel 2009 e del 33,8% nel 2010, con una leggera diminuzione durante il periodo di riferimento.
Nel 2010, la percentuale media del tempo di trasmissione dedicato alle produzioni indipendenti variava dal 14,8% dell’Italia al 61,7% del Belgio.
Si tratta della prima Relazione della Commissione in merito all’applicazione della Direttiva sui servizi di media audiovisivi (SMA), e copre il periodo 2009-2010.
In particolare gli articoli 13,16 e 17, sono volti a conseguire un obiettivo sia economico, sia culturale, allo scopo di.
Nell’ambito della direttiva, volta rafforzare l’industria audiovisiva europea, la promozione e l’accessibilità della programmazione sono tra i temi trattati nel contesto dell’emergenza dei dispositivi web-based e della convergenza.
Già da alcuni anni – si legge nella Relazione – esistono contenuti audiovisivi distribuiti e consumati online. Con la diffusione della connected Tv o dei decoder che permettono l’accesso al web dal televisore, come anche l’uso crescente di tablet e smartphone, la convergenza fa parte sempre più della nostra realtà quotidiana.
Durante il periodo di riferimento, il livello di sviluppo del mercato dei servizi on-demand (435 nel 2009) non è stato omogeneo nell’UE.
Oltre un quarto di questi servizi erano di catch-up TV e il principale sistema di diffusione era internet, seguito dalla web Tv.
Nel 2009, la Francia possedeva il maggior numero di servizi a richiesta disponibili (73 ed era seguita dal Regno Unito (66) e dalla Germania (47). La maggior parte erano disponibili gratuitamente, generalmente finanziati dalla pubblicità o da fondi pubblici.
Tra gli Stati membri che hanno attuato la direttiva SMA e hanno quindi imposto l’obbligo di promuovere le opere europee nei servizi VOD, solo sei hanno indicato che la loro legislazione prevede misure specifiche concrete.
Queste misure variano da uno Stato membro all’altro: nella Repubblica ceca, Spagna, Italia e Austria, i servizi on-demand sono soggetti all’obbligo di riservare una parte dei loro cataloghi ad opere europee. Il 20% in Italia.
L’obbligo di contribuire al finanziamento di opere europee è stato riportato dalla Comunità francese del Belgio, dalla Repubblica ceca, dalla Spagna e dall’Italia (rispettivamente fino al 2,2% e minimo dell’1% e del 5% del loro fatturato).
In Italia il contributo finanziario costituisce un’alternativa all’obbligo di offrire una percentuale specifica alle opere europee nei cataloghi.
I dati forniti dalle relazioni nazionali – spiega la Ue – sono incompleti e non abbastanza rappresentativi per trarre conclusioni affidabili
Il recepimento tardivo della direttiva, infatti, e uno sviluppo non uniforme dei mercati VOD rende difficili gli eventuali esami e confronti.
Vista la convergenza e l’alta diffusione di dispostivi connessi, la Commissione avvierà presto delle discussioni con i Paesi Ue sui modi più adeguati per promuovere i servizi on-demand.
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