Italia
In attesa del CDA di domani, in cui sarà approfondita la questione del possibile scorporo della rete – è prevedibile che non si deciderà nulla in tal senso – l’agenzia di rating Fitch sottolinea come non sia ancora possibile valutare l’impatto dell’operazione sul rating di Telecom Italia per via delle diverse possibili conseguenze dell’operazione.
La questione, secondo Fitch, è complessa e ci sono diversi fattori da considerare, tra i quali l’indubbia valenza strategica del controllo della rete in una fase di trasformazione tecnologica in cui non è ancora possibile valutare quale sarà la domanda dei consumatori per i nuovi servizi ultrabroadband e soprattutto in un contesto quale quello italiano, in cui non vi sono reti via cavo in concorrenza con l’infrastruttura di Telecom Italia.
Altro elemento da considerare nell’analisi è il contesto regolatorio: dal momento che i prezzi che un operatore può praticare per l’accesso all’infrastruttura dipendono dalla regolamentazione, uno scorporo della rete è attraente se vi è certezza sulle regole che determinano la capacità di generare un ritorno economico sul lungo periodo.
Ma in questo caso lo strumento cui far riferimento è il business plan dell’operazione e com’è noto i business plan cambiano in base al contesto regolatorio.
Un elemento essenziale, dunque, sarà “come saranno disciplinati gli investimenti nella fibra”.
Resta inoltre da stabilire se “la perdita di market share o una più bassa redditività nel business al dettaglio potranno essere compensate dai maggiori rendimenti nella compagnia della rete”, dice ancora Fitch,
Qualsiasi valutazione, conclude l’agenzia di rating, dipenderà inoltre da quanto il ricavato dello spin-off andrà a ridurre il debito della società.
Nel dibattito è intervenuta anche Asati, l’associazione che riunisce i piccoli azionisti di Telecom Italia, secondo cui la costituzione della newco in cui far confluire la rete dovrebbe essere disposta al massimo entro la fine dell’anno.
Il valore complessivo degli asset non deve essere inferiore ai 15 miliardi di euro e l’azionariato della newco, secondo Asati, dovrebbe essere aperto innanzitutto alla Cassa Depositi e Prestiti, ma anche a Fondi di investimento (Leggi articolo Key4biz).