Digitale terrestre-LTE: il CNU chiede al Governo di stanziare i fondi per risolvere le interferenze televisive

di Raffaella Natale |

E anche di imporre ai broadcaster e agli operatori - attraverso le regole stabilite dall’Agcom – di fare la loro parte. Nel frattempo il CNU suggerisce di rimandare l'asta per l'assegnazione delle frequenze Tv.

Italia


Antenne paraboliche

Il Consiglio Nazionale degli Utenti, sulla base di una relazione del Presidente Luca Borgomeo, ha esaminato il problema delle interferenze tra LTE (Long Term Evolution) e Tv digitale terrestre, reso ancora più grave e complesso dal fatto che il Governo, nel Decreto Sviluppo bis, non ha previsto lo stanziamento dei fondi necessari.

 

Il CNU, anche su sollecitazione di telespettatori, utenti e consumatori, esprime preoccupazione per il continuo e crescente verificarsi di interferenze e di casi di “accecamento” del televisore.

 

Il CNU, quindi, sottolinea che la coesistenza di sistemi di diffusione della televisione digitale terrestre, in tecnologia DVB-T, in banda IV e V (canali da 21 a 60), con i sistemi di telecomunicazione di nuova generazione (LTE) crea infatti notevoli problemi: la saturazione di banda, interferenze tra canali adiacenti, gli amplificatori, le antenne condominiali e non, la distanza del segnale dalle antenne televisive, con conseguenze negative per i telespettatori sui quali non è assolutamente pensabile scaricare i costi per risolvere tali problemi (filtri, nuovi decoder ecc).

 

Per quanto riguarda le interferenze, si fa presente che i ripetitori LTE sono distribuiti sui tetti dei palazzi, a differenza dei ripetitori televisivi in genere allocati in cima alle montagne, e la loro presenza sul territorio urbano determina un fortissimo impatto in aree ad alta concentrazione di antenne televisive, con danni nell’ordine del 20-40% delle abitazioni (A riguardo si consiglia la lettura dell’articolo Interferenze tra LTE e TV? Una tegola che viene da lontano. Responsabilità, ruoli e proposte: necessario un cambio di passo).

 

Vi sono, poi, i problemi di accecamento che vanno imputati alla presenza di quelle antenne telefoniche poste sui tetti dei palazzi che ripetono il segnale, che possono trovarsi non distanti dalle antenne televisive riceventi e che, anche se operano su frequenze differenti, mandano in saturazione il decoder del digitale terrestre, annullando di fatto il consumo del programma. Questa interferenza riguarda l’intera scala di frequenze televisive dal canale 21 al canale 60, che risultano quindi tutte esposte massicciamente al fenomeno.

 

Il secondo genere di interferenza è invece tipico del disturbo fisiologico tra frequenze attigue: in questo caso in modo decrescente le frequenze LTE 61, 62 e 63 disturbano con intensità decrescente le frequenze attualmente televisive 57, 58, 59 e 60, che accusano il fenomeno in modo crescente dalla più bassa alla più alta.

 

Il CNU attende con grande interesse la riunione, prevista per fine mese, del Tavolo tecnico istituito dal Dipartimento delle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico con gli operatori di telefonia mobile e le emittenti TV. Da essa devono scaturire iniziative concrete ed organiche per risolvere, in una logica di sistema, i gravi disservizi che i ripetitori e le antenne 4G potrebbero determinare sulle trasmissioni televisive.

Anche se parrebbe che il MiSE abbia ‘sciolto’ questo Tavolo tecnico, ‘sino a data da destinarsi’ (Leggi Articolo Key4biz).

 

In particolare, il Consiglio Nazionale Utenti chiede che Governo e Agcom, nell’ambito delle rispettive competenze, sviluppino un’azione in tempi brevi, che coinvolga le associazioni dei consumatori e dei telespettatori nella risoluzione dei problemi e facciano una vera e propria campagna di informazione sugli interventi finalizzati a eliminare o minimizzare i disservizi.

 

Il CNU chiede anche che il Governo non proceda alla gara di assegnazione delle frequenze (canali da 49 a 60) per nuovi servizi televisivi, se non dopo aver risolto i problemi tecnici, tenendo conto delle aspettative degli operatori e della qualità del servizio reso.

 

Oltre a domandare che l’esecutivo di Mario Monti adotti al più presto un Decreto dedicato al fondo per risolvere il problema delle interferenze tra LTE e Tv digitale terrestre, imponendo alle emittenti e agli operatori, – attraverso le regole stabilite dall’Agcom – di fare la loro parte, risolvendo i vari problemi e assumendosene i relativi oneri, senza chiedere ai telespettatori di accollarsi spese di intervento sulle proprie antenne riceventi e senza cambiare i decoder.

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