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Spin-off della rete, per Findim ‘i tempi sono maturi’. Franco Bernabè: ‘Impegnati per il rilancio dell’infrastruttura’

Italia


Dallo scorporo della rete fissa, Telecom Italia otterrebbe i fondi necessari per rilanciare la crescita e ridurre il debito sotto i 30 miliardi. Ne è convinto Marco Fossati, che attraverso la finanziaria Findim Group controlla un pacchetto di azioni pari a poco meno del 5% di Telecom Italia, e secondo cui i tempi per lo spin-off della rete “sono maturi”.

“…Quest’opportunità non va sprecata perchè le condizioni giuste ci sono ora, nei prossimi due-tre mesi o mai più”, ha affermato.

Lo scorporo potrebbe portare nelle casse della società tra i 13 e i 15 miliardi di euro. A giugno, il debito di Telecom Italia si attestava a 30,4 miliardi di euro: l’obiettivo del gruppo è di portarlo a 27,5 miliardi entro la fine dell’anno.

Un obiettivo realistico secondo il presidente esecutivo Franco Bernabè, che stamani a margine di un Convegno ha sottolineato come dal suo arrivo il debito è stato già ridotto di 10 miliardi di euro: “Quando sono arrivato in Telecom Italia la società aveva 37 miliardi di debito. Da quando ci sono io – ha affermato – grazie al management e al supporto degli azionisti, abbiamo ridotto il debito di 10 miliardi che è una cifra enorme. E’ un problema che è simile a quello dello Stato”.

“Prima di tutto – ha continuato – dovevamo salvare Telecom e l’abbiamo salvata. Oggi siamo impegnati in un grande programma di rilancio dell’infrastruttura che vedrà al 2014 il 25% della popolazione connessa o connettibile alla rete ad alta velocità in un mondo in cui le cose cambiano. Noi vogliamo dare una grande infrastruttura per promuovere questo cambiamento”.

 

Bernabè ha quindi sottolineato la necessità di creare una rete cloud pubblica per liberare risorse da mettere a disposizione dell’economia reale: lodando l’operato dell’attuale governo in termini di digitalizzazione, il presidente Telecom Italia ha però sottolineato che il nostro paese viaggia ben al di sotto dei competitor internazionali, con investimenti in informatizzazione fermi all’1,6% del PIL, contro il 4% degli Usa.

Da qui, anche la bordata all’Ad di Fiat Sergio Marchionne che nei giorni scorsi ha sottolineato che la casa automobilistica ha buoni risultati in Brasile anche perché in quel paese riceve finanziamenti e agevolazioni fiscali, cosa che non avviene, invece,  in Europa che ha regole più stringenti sugli aiuti di Stato.

Noi, ha detto Bernabè, “non siamo andati a lamentarci che le cose in Italia vanno male. Anche per noi in Brasile le cose vanno molto meglio, ma ci siamo preoccupati di trovare una soluzione per il nostro Paese”.

 

Riguardo invece lo scorporo della rete, la scorsa settimana, Bernabè ha reso noto che la società deciderà entro la fine dell’anno se ci sono le condizioni adatte per lo scorporo della rete e ha sottolineato che comunque anche le l’infrastruttura dovesse essere trasferita a una newco, la società ne manterrebbe comunque il controllo (Leggi articolo Key4biz).

 

Il supporto pubblico di Fossati allo spin-off, secondo gli analisti, è segno che la pressione cresce in favore del deal: secondo Robin Bienenstock di Sanford C Bernstein, “se Telecom Italia ottenesse un investimento dallo Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti mantenendo allo stesso tempo il controllo della rete, sarebbe il miglior risultato possibile”.

 

Secondo Fossati, inoltre, un investimento della CdP sarebbe la conferma della valenza strategica dell’infrastruttura per il Governo.

Lo sviluppo dell’ultrabroadband, ha detto ancora, deve necessariamente basarsi sulla rete di Telecom Italia: “Non si possono sprecare risorse – ha concluso Fossati –  una duplicazione della rete non è fattibile e l’infrastruttura che fa capo a Telecom Italia è il miglior punto di partenza”.

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