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Telecom Italia: confermati i target su debito e dividendi. Per analisti, da scorporo rete benefici per il titolo

Italia


Telecom Italia ha confermato gli obiettivi di riduzione del debito – che a fine anno dovrebbe ridursi a 27,5 miliardi – e la politica dei dividendi nel triennio 2012-2014. E’ quanto emerge dalle slide presentate agli analisti nella conferenza pan-europea di Sanford Bernstein.

A maggio, la società ha confermato che l’ammontare del dividendo non scenderà sotto la soglia minima di 4,3 centesimi per le ordinarie e 5,4 per le risparmio, proposta per il 2012 (Leggi articolo Key4biz).

 

Secondo il presidente Franco Bernabè sarà possibile ipotizzare un aumento del dividendo a partire dal 2014, una volta conseguiti  gli obiettivi di riduzione del debito netto a 27,5 miliardi e 25 miliardi di euro, previsti rispettivamente per fine 2012 e per fine 2013.

 

Il Piano 2012-2014 del Gruppo si focalizza su due pilastri: il rafforzamento della generazione di cassa e la riduzione dell’indebitamento. Il primo obiettivo sarà raggiunto attraverso “il riposizionamento verso mercati con migliori prospettive di sviluppo, che consentono di riportare il Gruppo su un profilo di crescita; il continuo recupero dell’efficienza operativa, soprattutto sul mercato domestico; un approccio demad driven agli investimenti”.

La riduzione dell’indebitamento finanziario sarà ottenuta “coniugando tale percorso di deleverage a una sostenibile remunerazione degli azionisti”.

 

Un ulteriore ‘alleggerimento’ del debito potrebbe provenire da un’eventuale concretizzazione del piano di scorporo della rete fissa, la cui fattibilità – come confermato ieri da Bernabè (Leggi articolo Key4biz) – sarà decisa entro la fine dell’anno.

 

Secondo quanto dichiarato da Bernabè nel corso della Conferenza Sanford Bernstein, lo spin-off della rete potrebbe garantire una maggiore flessibilità commerciale e creare valore per gli azionisti della società, grazie anche ai nuovi scenari apertisi con il cambio di rotta della Commissione europea.

Anche secondo il parere degli analisti di Equita, riportato stamani da Milano Finanza, “…il progetto avrebbe il pregio di produrre un più rapido deleverage e offrire a una porzione di business una maggiore stabilità/opportunità di crescita a seconda dell’effettivo quadro regolatorio che sarà sviluppato”.

 

La creazione di una nuova entità in cui far confluire la rete fissa – e di cui Telecom Italia intende mantenere il controllo, secondo l’analista di Kepler, Enrico Coco, includerebbe anche il vantaggio di una maggiore flessibilità operativa e commerciale, derivante dal fatto che gran parte dei costi fissi e capex trasferita alla newco.

Secondo Bernabè, quindi, la creazione di una newco permetterebbe un’ulteriore incremento degli investimenti, anche se non mancano le incognite rappresentate dai tempi e dai costi insiti nella creazione di una nuova entità societaria. Costi che si potranno recuperare solo con un miglioramento del sistema regolatorio a lungo termine.

 

L’eventuale spin-off della rete fissa offrirebbe inoltre la possibilità di proteggere nel breve periodo l’andamento del titolo dal peggioramento dei risultati sia sul mercato domestico che in America Latina.

Secondo l’analisi di Intermonte, riportata sempre dal quotidiano finanziario milanese, “L’eventuale scorporo, accompagnato da una regolamentazione che incentivi gli investimenti, potrebbe creare valore per il titolo da noi stimato in circa 0,10 euro per azione, anche se una valutazione precisa dipende dalle condizioni a cui viene fatto e dalla regolamentazione sulla fibra”.

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