Italia
Il rinnovamento del Paese parte dall’innovazione delle aule scolastiche: un concetto molto caro al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che stamani ha tenuto una conferenza stampa di presentazione delle novità del nuovo anno scolastico 2012/2013 cui sono intervenuti anche il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e, in collegamento video, il Sindaco di Firenze Matteo Renzi e l’Assessore alla Cultura, Istruzione e Ricerca della Regione Calabria Mario Caligiuri.
“La scuola italiana – ha affermato il ministro – certamente ha ancora delle difficoltà ma è un sistema formativo di grande qualità; e questo ci viene riconosciuto quando i nostri studenti vanno all’estero o quando studenti stranieri vengono in Italia. Mi auguro che quest’anno faremo qualche passo avanti per il miglioramento complessivo”.
“Il nostro obiettivo – ha detto ancora Profumo – è creare un sistema formativo più equo capace di fornire un’alta qualità della formazione e di formare i cittadini del domani per i quali il mercato del lavoro non potrà essere solo italiano ma almeno europeo o internazionale”.
Nello specifico, ha affermato Profumo, studenti e docenti saranno dotati degli strumenti informatici essenziali per una scuola che sappia trasmettere il valore e l’importanza delle nuove tecnologie: ogni classe scolastica di medie e superiori avrà un computer e ogni insegnante delle cosiddette regioni della Convergenza (Puglia, Campania, Sicilia e Calabria) sarà dotato di un tablet.
Perchè è soprattutto sul Sud che si concentra l’attenzione del ministro, impegnato più che mai a rendere ‘più europea’ la scuola italiana, dopo il quadro impietoso rivelato ieri dall’Ocse, secondo cui – tra le altre cose – l’Italia è fra i paesi che riserva meno risorse pubbliche all’istruzione: sul totale del PIL, l’Italia è al 4,7% (contro una media Ocse del 5,8%) e la situazione risulta ancor più drammatica se si passa alla percentuale della spesa per l’istruzione su quella pubblica complessiva. Se la media Ocse è del 13%, in Italia ci si ferma al 9%, con una quota in calo del 9,8% rispetto al 2000 (peggio di noi, solo il Giappone).
Le risorse destinate all’istruzione, ha quindi affermato Profumo in risposta a questo record negativo, cresceranno quast’anno del 33%, dai 200 milioni di euro dello scorso anno ai 240 di quest’anno.
Per la digitalizzazione della scuola il MIUR ha messo sul piatto 24 milioni di euro che serviranno ad assegnare i computer che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane. Di questa cifra, 8,6 milioni serviranno a fornire un computer alle 34.558 classi di scuole medie e 15,6 milioni serviranno per la dotazione dei Pc alle 62.600 classi delle superiori.
Il finanziamento per assegnare un tablet al 64,5% delle scuole delle quattro regioni della Convergenza (2.128 scuole) è di 31,8 milioni. Nello specifico 712 scuole in Campania (59,9%), 599 in Puglia (85,3%), 233 in Calabria (57,2%) e 584 in Sicilia (58,3%).
Secondo i calcoli del ministero, il piano di digitalizzazione delle scuole potrà garantire un risparmio di circa 30 milioni di euro.
Nello specifico, ha spiegato il ministro, un istituto secondario di II grado con mille alunni e 45 classi spende per pagelle, registri, carta per documenti e libretti circa 6,2 milioni di euro: adottando le tecnologie digitali, quindi, lo Stato potrà risparmiare 4 milioni di euro nella scuola primaria (pari a circa 2 euro a studente), 10 milioni nella secondaria di I grado (circa 6 euro a studente) e 16 milioni nella seconda di II grado (circa 6 euro a studente).
“In un momento di difficoltà come quello attuale – ha affermato Profumo – ogni euro investito deve tornare alla comunità vasta. Da quest’anno saranno digitalizzati i sistemi di gestione della scuola, le comunicazioni scuola-famiglia che erano passate attraverso la carta”.
“Sarà un anno importante di avvio di un progetto che ci consente di migliorare la scuola e i servizi per gli studenti. Vogliamo fare una scuola più europea. Un sincero augurio a tutti gli studenti, ai dirigenti, agli insegnanti, al personale tecnico-amministrativo, a tutte quelle persone che contribuiscono con il loro lavoro quotidiano al funzionamento della scuola”, ha affermato quindi il ministro Profumo ai microfoni di Sky Tg24.
Ieri, l’ultimo rapporto ufficiale dell’Ocse sull’istruzione ha pesantemente bacchettato l’Italia sia per l’età media troppo alta degli insegnanti – i maestri elementari di età inferiore ai 40 anni rappresentano il 21,6%, mentre quelli con più di 50 anni sono il 45%, rispetto a una media Ocse rispettivamente del 41,7% e del 29,9% e a una media europea del 40,5% e del 29,9% – sia per la scarsa sinergia tra la scuola e il mondo del lavoro: quasi un giovane su 4, nella fascia compresa fra i 15 e i 29 anni, non studia e non ha un lavoro.