Digital economy: internet ha generato 320 mila nuove posizioni lavorative. Le professioni più richieste del web 2.0

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L’esperto di new media, Giulio Xhaet (Web media academy), stila l’elenco delle nuove professioni del web con più chance occupazionali.

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Nonostante il rapido mutamento delle tecnologie e lo scoppio della bolla delle dot.com, il contributo di Internet al mercato del lavoro resta tuttora positivo: un netto di 320 mila nuove posizioni lavorative generate dalla nascita di Internet; 1,8 posti creati per ognuno eliminato. E la seconda generazione, quella del web 2.0, si appresta a regalare nuove importanti occasioni di lavoro.

E’ quanto dichiara Giulio Xhaet, direttore di Web media academy, al Corriere della Sera.

“Uno studio di Italia Futura — spiega Xhaet — dice che un aumento del 10% di Internet comporterebbe una crescita occupazionale complessiva dello 0,44% e giovanile dell’1,47%. E in Italia ci sono ampi margini di crescita per l’economia digitale”.

 

Basti pensare che, secondo un’indagine di McKinsey global institute del maggio 2011, il contributo diretto di Internet al Pil è stato del 3% in Francia e di oltre il 5% in Svezia e UK, a fronte di solo il 2% in Italia.

 

Nel suo libro ‘Le nuove professioni del web’, Xhaet fornisce un elenco di quelli che sono i lavori con più chance occupazionali.

In rapida ascesa è il ‘community manager‘, quello che rappresenta il mediatore tra i brand e l’utenza, che agisce anche attraverso i social network.

Sempre più richiesto è anche il ‘transmedia web editor‘, che crea e gestisce contenuti orientati al web.

Grande domanda di ‘digital pr‘, che cura le pubbliche relazioni in tempo reale e che quindi deve costantemente rapportarsi con i nuovi stakeholders: dai blogger ai social media activist agli amministratori di community.

Visto il grande successo della pubblicità online, nella classifica stilata da Xhaet entrano anche gli ‘all-line advertiser‘, strateghi delle promozioni in Rete.

Gli ‘e-reputation manager‘, responsabili della gestione strategica delle conversazioni riguardanti l’azienda o il brand; i ‘search engine optimizer‘ che ottimizzano la visibilità aziendale in Internet; i ‘web analyst’ per interpretare le modalità di navigazione degli utenti; i ‘content curator’, ancora poco diffusi ma che saranno pagati per creare canali tematici gratuiti e a pagamento selezionando e aggregando fonti e notizie. (r.n.)

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