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WEF: l’Italia in lieve miglioramento ma ancora al 42esimo posto del Global Competitiveness Report

Italia


L’Italia guadagna una posizione nella classifica sulla competitività stilata annualmente dal World Economic Forum, ma resta ben lontana – al 42esimo posto – dai principali paesi europei e dalle altre economie avanzate mondiali, preceduta nella classifica da Polonia, Panama, Repubblica Ceca e Thailandia.

“Il paese – si legge nel report – continua a fare bene in alcune delle aree più complesse misurate dal Global Competitiveness Index, in particolare per la raffinatezza delle sue imprese (al 28esimo posto in classifica) e nella produzione di beni ad alto valore”.

Il nostro paese, aggiunge il report, “conta uno dei migliori cluster al mondo e beneficia anche dalla sua dimensione – la decima maggiore al mondo – che permette significative economie di scala.”

Tuttavia, prosegue il WEF, “la competitività complessiva continua ad essere ostacolata da alcune criticità strutturali della sua economia”

In particolare, il mercato del lavoro rimane estremamente rigido – siamo al 127esimo posto su 144 Stati nella classifica dell’efficienza del mercato del lavoro – impedendo la creazione di occupazione.

 

Il mercato finanziario, inoltre, non riesce a fornire gli aiuti economici necessari per lo sviluppo delle imprese (111esimo posto). Altre debolezze istituzionali comprendono “elevati livelli di corruzione e criminalità organizzata e mancanza di indipendenza all’interno del sistema giudiziario”, tali da aumentare i costi aziendali e da minare la fiducia degli investitori.

In quanto a efficienza del sistema giudiziario l’Italia si classifica alla 97esima posizione.

“Gli sforzi intrapresi dall’attuale governo per affrontare tali criticità, in caso di successo, saranno una spinta importante per la competitività del paese”, conclude il capitolo dedicato al nostro Paese.

 

Riguardo la classifica nel suo complesso, la Svizzera si conferma al primo posto per il quarto anno consecutivo grazie all’innovazione, all’efficienza del sistema scolastico, alle spese elevate in ricerca e sviluppo e alla stretta collaborazione tra università e settore privato. Seguono in classifica Singapore, Finlandia, Svezia, Olanda, Germania e Stati Uniti (che lo scorso anno erano in quinta posizione). Nelle ultime tre posizioni della top ten si piazzano Regno Unito, Hong Kong e Giappone. La  Spagna ci precede di sei posizioni (al 36esimo posto), mentre il Portogallo ci segue al 49esimo e la  Grecia si piazza nelle retrovie, al 96esimo posto.

Sul piazzamento degli Usa, che perdono posizioni ormai da quattro anni consecutivi, pesa il “basso livello di fiducia nei politica e della percezione di una mancanza di efficienza da parte della macchina governativa”. Gli Stati Uniti, tuttavia, restano la prima potenza mondiale in termini di innovazione, grazie alle eccellenze nel campo universitario e della ricerca.

Anche la Francia, per la prima volta, è esclusa dalla top 20, scivolata dalla 18esima alla 21esima posizione.

 

“Le persistenti divisioni tra e all’interno delle diverse regioni, in particolare in Europa, sono all’origine della turbolenza che stiamo vivendo oggi e questo mette anche in pericolo la futura prosperità”, ha affermato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum.

“Esortiamo i governi ad agire con decisione attraverso l’adozione di misure a lungo termine per migliorare la competitività e riportare il mondo ad un percorso di crescita sostenibile”, ha concluso.

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