Europa
Torna negli Stati Uniti l’incubo del cord-cutting. Dall’inizio dell’anno, infatti, gli operatori americani della pay-Tv hanno perso oltre 400 mila abbonati.
Direct Tv, il numero uno della Tv satellitare ha registrato 52 mila disdette solo nel secondo trimestre. Un altro gigante del cavo, Time Warner Cable lamenta 169 mila utenti persi.
Gli abbonati alla pay-Tv hanno, infatti, cominciato a preferire le nuove offerte disponibili su internet, come quella di Netflix (22 milioni di iscritti nel 1° trimestre 2012, in crescita del 9% rispetto al 4° trimestre 2011, stando ai dati di IDATE) o di Hulu (2 milioni nel 1° trimestre 2012, in aumento del 33% nel 4° trimestre 2011, sempre secondo IDATE).
Player che sono riusciti a proporre pacchetti interessanti (servizi di video on-demand a meno di 10 dollari) e ad attirare una grossa clientela grazie a prezzi vantaggiosi.
Altro esempio, sono i dispositivi offerti da Apple, Google o Microsoft (Xbox) che si collegano al televisore e, grazie a iTunes e Netflix per la Apple Tv o YouTube per la Google Tv, consentono di accedere a un’ampia varietà di contenuti online.
Lo studio “North America Digital Television Forecast: 1H’12” pubblicato da Strategic Analytics stima che gli abbonati ai servizi digitali passeranno da 114 milioni nel 2011 a 129 milioni nel 2016, con una crescita media annua di quasi il 2,4%.
Anche se il cord-cutting sta producendo i sui effetti sul mercato della Tv a pagamento, secondo Jason Blackwell, direttore di Strategy Analytics, “al momento non ci sono contenuti realmente competitivi. Questi servizi alternativi devono, infatti, ancora sviluppare un’offerta veramente seducente rispetto a quella della pay-Tv tradizionale, che non ha esitato a investire nelle tecnologie digitali”.
Jacques Bajon, di IDATE, ha sottolineato che “Negli Usa, il 95% degli abbonati al cavo ha sottoscritto oggi l’offerta digitale del proprio operatore“.
La competizione tra Direct Tv e Time Warner Cable non si fa più solo sul catalogo tradizionale, perché anche l’offerta online fa la differenza.
Questa pratica, nota come cord-shifting, indica bene le sottigliezze esistenti in materia di consumo dei programmi video. Una rivoluzione digitale alla quale non potrà sottrarsi anche il mercato europeo.
Ma non è tanto l’incubo di Netflix, arrivato con successo anche nel Regno Unito e in Irlanda, a preoccupare Jacques Bajon, quanto invece la dipendenza europea dai contenuti e dalle tecnologie americane.
Se gli accordi che legano gli studios americani alle emittenti televisive sono ancora molto redditizi, non è detto che un giorno i primi possano decidere di distribuire per conto loro i propri contenuti, specie con l’arrivo di una fruizione sempre più personalizzata e l’esigenza del telespettatore di vedere i programmi quando e dove vuole.
Appoggiandosi, per esempio, a una rete sociale, uno studios potrebbe senza alcun problema offrire i propri contenuti alla propria community.
In conclusione, quello che si può sicuramente affermare è che il mercato audiovisivo sta vivendo una delle sue più profonde rivoluzioni.
Player provenienti da settori diversi e indipendenti gli uni dagli altri, come la Tv e internet, oggi si scontrano direttamente nel cercare di accaparrarsi un pubblico i cui usi negli ultimi anni sono fortemente cambiati. A fare la differenza sarà sicuramente la qualità dell’offerta, dalla quale dipenderà la nuova struttura del mercato.