Italia
Non è la mancanza di infrastrutture a banda larga il vero problema dell’Italia, quanto la scarsa propensione dei cittadini, delle imprese e della PA ad avvantaggiarsene. Un assunto forse non pienamente condivisibile, ma di sicuro molto caro al presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, che ha ribadito la sua convinzione a margine del suo intervento all’edizione 2012 del think net ‘Vedrò’ (Dro, 26-29 agosto).
Tornando su un concetto più volte espresso anche in diverse altre occasioni, ossia che il gap che affligge l’Italia – notoriamente indietro in termini di nuove tecnologie digitali – non è tanto infrastrutturale quanto culturale, Bernabè ha sottolineato che “Le infrastrutture di cui noi disponiamo, i programmi che Telecom Italia ha in corso di sviluppo della banda larga e ultra larga danno tutta l’infrastruttura necessaria…il problema è che la pubblica amministrazione è ancora arretrata e le stesse imprese non utilizzano le potenzialità che la rete può dare”.
La vera priorità, insomma, non è tanto quella di accelerare sulla rete di nuova generazione (concetto per altro già evidenziato in occasione della presentazione dei risultati del gruppo telefonico), quanto quella di stimolare l’adozione e l’utilizzo delle nuove tecnologie. Compito che, a giudizio del manager, spetterà al Governo.
Dal canto suo, comunque, Telecom Italia si farà carico “dei problemi del progresso del sistema infrastrutturale attraverso il piano che rilancia gli investimenti nella banda ultralarga fissa e mobile”, nonchè di esplorare le “possibilità che nell’interesse degli azionisti possano accelerare lo sviluppo dell’infrastruttura”, ha aggiunto Bernabè riaffermando la disponibilità dell’azienda di esaminare progetti di accelerazione degli investimenti insieme alla Cassa Depositi e Prestiti.
“Vedremo se queste cose potranno trovare una concretezza. Da parte nostra c’e’ una sincera disponibilità ad esplorare il tema e anche da parte loro”, ha spiegato.
Secondo Bernabè, quindi, il Governo sta affrontando in modo corretto il problema dello stimolo all’imprenditoria: il problema, però, “…è che con la spesa pubblica non c’è la possibilità di ripartire per i limiti che conosciamo, c’è la necessità di un rientro dal debito”.
Resta il fatto che essere imprenditori, in Italia, è forse più difficile che altrove, per via sia di “un livello di tassazione e di costi che non ha confronti a livello internazionale” che di scelte errate prese in passato.
Ecco dunque, che di fronte a difficoltà che sono “spesso insormontabili”, chi fa impresa in Italia può essere definito un eroe, proprio perchè “vivere e fare impresa in Italia significa esporsi ad un livello di sacrifici, di complessità e di difficoltà che non ha confronti in nessun altro paese”.
“Il modo per ripartire – ha concluso – è quello di stimolare l’imprenditorialità e credo che il programma varato venerdì dal Governo (Leggi articolo Key4biz) contenga diversi capitoli di questo progetto di rilancio dell’imprenditorialità in Italia che va, ovviamente, nella direzione giusta”.