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Il Governo americano presenterà venerdì la propria posizione formale in vista della prossima World Conference on International Telecommunications (WCIT-12), che si svolgerà a Dubai il prossimo 13 e 14 Dicembre per rivedere le attuali regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs) che sono state adottate nel 1988 e attorno alle quali si è aperto un dibattito incentrato sulla sostenibilità degli attuali modelli economici di internet.
Secondo quanto affermato da Terry Kramer, capo della delegazione Usa alla WCIT-12, bisogna evitare stravolgimenti dello status quo, perchè secondo Washington l’assetto attuale ha favorito lo sviluppo di un internet aperto agli input dei governi e delle persone: “Il nostro approccio si basa sul riconoscimento che le cose così come sono funzionano incredibilmente bene e sta rafforzando le telecomunicazioni e le persone”, ha affermato Kramer nel corso di una discussione ospitata dall’Information Technology Industry Council.
Sullo sfondo della conferenza WCIT-12 emerge una battaglia economica tra web company Usa e operatori europei, legata ai ricavi generati dal web.
Oltre che sulla paventata adozione di regole che, secondo gli Stati Uniti, permetterebbero di violare diritti civili e libertà di espressione di chi naviga su internet, lo scontro verte infatti anche sul timore che cambiando le regole possano essere imposte alle web company, come Microsoft, Google, Verizon, Cisco e anche Facebook nuove tasse per il traffico internet internazionale – così da portare denaro alle casse dello Stato e delle aziende tlc pubbliche – e nuovi obblighi di tariffe, termini e condizioni sugli accordi di ‘peering’.
Secondo Kramer, imporre anche al settore internet le tariffe di interconnessione come avviene nelle telecomunicazioni è una ‘cattiva idea’ generata da una ‘mentalità vecchia’ legata alla regolamentazione delle tlc.
Innanzitutto, spiega Kramer, un tale approccio sarebbe arduo da mettere in pratica perchè sarebbe difficile stabilire quali siano le entità che inviano e quelle che ricevono il traffico. Inoltre, potrebbe portare a un internet meno aperto, con l’esclusione di alcune categorie di utenti dall’accesso al web.
Non si può, insomma, secondo Kramer, imporre a internet le regole delle tlc perchè comparato alle reti telecom, “Internet è un fenomeno nuovo e completamente differente”.
Gli Usa, quindi, si opporranno sia alla possibilità che il controllo di Internet venga spostato dall’Icann all’ITU, sia all’introduzione di nuove ‘tasse’ perchè, “Internet è cresciuto e diventato lo strumento potente che è proprio perchè non è stato regolamentato o dominato da un governo o da un’organizzazione intergovernativa e nessun governo o singola organizzazione può o dovrebbe tentare di controllarlo”.
Nei giorni scorsi, il Segretario generale dell’ITU, Hamadoun Tourè, ha ribadito che l’ONU non intende prendere il controllo del web, ma ha anche sottolineato che bisogna collaborare per garantire gli investimenti sia degli operatori di telecomunicazioni – che nei prossimi 5 anni dovranno spendere qualcosa come 800 milioni di dollari nelle infrastrutture – che dei fornitori dei contenuti, dal momento che i business delle due parti sono strettamente legati: gli uni non esisterebbero senza gli altri (leggi articolo Key4biz).