Facebook, Zynga, Groupon & Co.: si riaffaccia lo spettro della bolla?

di Alessandra Talarico |

Secondo l’ultimo sondaggio mensile di Bank of America Merrill Lynch presso i gestori di fondi di tutto il mondo, la fuga dai titoli tecnologici è già iniziata, soprattutto oltreoceano, segno di una possibile prossima esplosione dei valori hi-tech.

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A due mesi e mezzo dallo sbarco a Wall Street la capitalizzazione di Facebook si è dimezzata, passando dal 100 a 48 miliardi di dollari, mentre il valore del titolo di Zynga è tre volte inferiore al prezzo della sua introduzione in Borsa. Decisamente negative le performance di Groupon e Pandora…

Quanto basta per far riapparire lo spettro di una nuova bolla internet come quella scoppiata nel 2000, ampiamente prevista tre anni prima dallo stratega di Morgan Stanley Barton Biggs, deceduto a metà luglio a 79 anni.

Chissà che avrebbe pensato, Biggs, se avesse potuto assistere al crollo dei titoli dei grandi nomi del web nella settimana dal 23 al 27 luglio: venerdì scorso, ad esempio, le azioni di Facebook sono scese a 22,28 dollari toccando il livello più basso dall’IPO dello scorso 17 maggio, quando furono collocate a 38 dollari.

 

Una discesa che accomuna il gruppo di Mark Zuckerberg a un’altra ‘stella’ del web, Zynga: il 26 luglio, l’editore di Farmville e di altri celebri giochi per le reti sociali ha perso circa il 40% e le azioni valgono ora circa 3 dollari, ossia tre volte di meno rispetto all’introduzione in Borsa, a dicembre 2011. Altrettanto deludenti le performance di altre due importanti web company, Groupon e Pandora: la prima – che si occupa di acquisti di gruppo online – è sbarcata in Borsa a novembre al prezzo di 20 dollari per azione vale ora tre volte di meno; la radio online, che aveva debuttato a Wall Street a giugno 2011, ha perso il 40% del suo valore che attualmente si aggira a meno di 10 dollari.

 

Sembra ormai chiaro agli investitori che le società internet non potranno mantenere gli obiettivi di crescita prefissati: al secondo trimestre, il fatturato di Facebook è cresciuto del 32%, ma questo dato è ben inferiore a quello dei primi tre mesi dell’anno, quando la crescita è stata del 45% e gli investitori hanno sanzionato il titolo, ancor più perchè il social network non ha rilasciato previsioni per l’intero 2012. Altro elemento tenuto d’occhio è la monetizzazione degli accessi mobili – cioè da tablet e smartphone – dai quali non vengono ancora generati introiti pubblicitari.

Un handicap per un business che si fonda sull’advertising.

Qualche giorno fa, quindi, Zynga – che ha chiuso il secondo trimestre con un ‘rosso’ da 22,8 milioni di dollari e una perdita di 141 milioni di utenti attivi nel giorno medio (- 16%) – ha ridotto i suoi obiettivi sugli utili per l’anno in corso a una forchetta di 4-9 centesimi per azione, a fronte di precedenti stime di 23-29 centesimi.

 

Alla luce di questi dati risulta davvero difficile giustificare le astronomiche valorizzazioni delle star del web, basate su prospettive di crescita esponenziali ma evidentemente con poco fondamento.

Ma è da dire che la scorsa settimana anche i risultati di Apple hanno deluso le attese degli analisti, per la prima volta da diversi anni.

 

Secondo l’ultimo sondaggio mensile di Bank of America Merrill Lynch presso i gestori di fondi di tutto il mondo, la fuga dai titoli tecnologici è già iniziata, soprattutto oltreoceano, segno ulteriore di una possibile prossima esplosione dei valori hi-tech, che negli ultimi tre anni sono stati invece sempre in cima alle preferenze degli investitori.

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