Privacy: Google ammette di non aver distrutto tutti i dati privati raccolti dalle G Cars di Street View

di Raffaella Natale |

Il Garante britannico della privacy ha chiesto di visionare questi dati per decidere come procedere.

Europa


Google Cars

Google ammette di non aver eliminato tutti i dati privati raccolti, ‘per errore’, dalle Cars impiegate per il servizio Street View. La web company ha detto di voler aspettare che le autorità visionino queste informazioni, prima di distruggerle definitivamente.

 

Nello specifico, si tratta di dati che riguardano Regno Unito, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera e Australia.

Qualche tempo addietro, Big G ha riconosciuto d’aver raccolto diversi dati sensibili, tra cui eMail e password degli utenti, sfruttando le reti Wi-Fi.

Lo scorso dicembre le autorità avevano, quindi, ordinato a Google di procedere alla cancellazione definitiva dei dati in questione.

 

Si scopre però, a distanza di 8 mesi, che il gruppo ha conservato una parte dei dati raccolti all’interno dei propri server, senza ragioni apparenti.

A tal proposito, il responsabile per la privacy di Google, Peter Fleischer, ha inviato una lettera di spiegazioni al Garante britannico della privacy, Information Commissioner’s Office (ICO), dove conferma ciò, precisando che nessun dato è, però, stato utilizzato per fini commerciali (Leggi Articolo Key4biz).

Spiegazione ovviamente non ritenuta sufficiente. L’ICO ha quindi chiesto di visionare questi dati per decidere come procedere. Lettere simili sono state inviate anche alle analoghe autorità degli altri Paesi coinvolti.

 

La raccolta di oltre 600 gigabytes di dati personali – incluse email, foto, cronologia e password – a opera delle Google Cars venne scoperta in Germania nel 2010 e causò una reazione a catena in diversi paesi europei (Leggi Articolo Key4biz).

La società si scusò ufficialmente dell’accaduto: in una nota sul blog ufficiale della compagnia, Alan Eustace, vicepresidente di Google Engineering & Research, affermò che si era trattato solo di frammenti di dati, che Google non avrebbe mai utilizzato.

 

Ma adesso, la vicenda ha preso una nuova piega dopo la pubblicazione di un report  della Federal Communications Commission americana, da cui è emerso chiaramente che l’attività di raccolta dei dati personali degli utenti effettuata dalle Google Car non sarebbe stata affatto dovuta a un errore di programmazione: l’azienda sapeva quello che stava succedendo, visto che un ingegnere della società aveva ampiamente informato i suoi colleghi di queste procedure di raccolta.

Il report ha evidenziato anche che dalle indagini condotte in Francia, Canada e Paesi Bassi è emerso che Google ha intercettato interi messaggi di posta elettronica, conversazioni instant messaging, video, file audio, informazioni mediche e legali.

 

Anche in base alle risultanze delle indagini condotte negli Usa, Google non avrebbe violato alcuna legge, ma dovrà ugualmente pagare una multa da 25 mila dollari per aver “deliberatamente impedito e ritardato” le indagini sulla raccolta dati. Una precedente indagine della Federal Trade Commission si era chiusa senza sanzioni per l’azienda.

Sulla base di queste nuove scoperte, pure le autorità di Francia e Germania si sono dette pronte a riaprire le indagini.

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