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Internet si è trasformata. Oggi è un potente motore dell’economia. Patrick Ryan di Google, in questa intervista a ETNO Digital, affronta tanti temi cruciali: la regolamentazione in Usa e in Europa, la web tv, il traffico dati, la protezione dei contenuti, il rapporto tra telcos europee e Google.
L’intervista segue la visita di Patrick Ryan a Roma, ospite del dinner ‘View from the top’ di Key4biz e Puntoit e del convegno ‘Le sfide dell’Internet del futuro’, eventi organizzati in vista della revisione delle norme mondiali sulle telecomunicazioni che sarà in discussione durante la World Conference on International Telecommunications di dicembre a Dubai.
Pubblicità online, distribuzione e produzione di materiali audiovisivi, cloud computing, storage cloud e privacy: nel corso dei prossimi anni, per quali di queste aree sarà necessaria una regolamentazione più attenta?
Ryan: Tutte queste aree sono molto importanti. Prima però è necessario riflettere sul fenomeno Internet nel suo complesso. Internet si trova di fronte a un bivio. Costruito dal basso e dalle persone, è diventato un potente motore per l’economia nonché una forza sociale estremamente positiva. Tuttavia, questo successo ha mostrato un risvolto preoccupante: i regimi repressivi di tutto il mondo stanno implementando o proponendo misure volte a limitare la libertà di espressione, violando dei diritti fondamentali. Dai quattro del 2002, i governi che censurano i contenuti di Internet sono saliti a 40. Si tratta di un numero che non accenna a diminuire e che potrebbe snaturare completamente i principi fondanti di Internet.
Sebbene molti governi, come quello italiano, si impegnino a mantenere un approccio flessibile alla rapida evoluzione delle tecnologie di Internet, altri sono stati alquanto espliciti in merito alla volontà di affidare il controllo della rete all’ONU o a un altro organismo intergovernativo tralasciando completamente il ruolo fondamentale degli altri attori che hanno determinato la crescita di Internet come la conosciamo adesso: industria e società civile. Lo scorso giugno, Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia e i suoi alleati intendono “sottoporre Internet a un controllo internazionale” attraverso l’ITU. Nel settembre 2011, Cina, Russia, Tagikistan e Uzbekistan hanno presentato la proposta per un “codice di condotta internazionale sulla sicurezza delle informazioni” all’Assemblea generale dell’ONU, con l’obiettivo di istituire, a livello governativo, “norme e regole che standardizzino a livello internazionale il comportamento dei paesi nei confronti delle informazioni e del ciberspazio“.
Riteniamo che simili proposte richiederanno la massima attenzione negli anni a venire.
Osservando il mercato europeo delle telecomunicazioni e gli ambiziosi obiettivi dell’Agenda digitale, vede un eccesso di regolamentazione tale da inibire gli investimenti da parte degli operatori di rete?
Ryan: Senza dubbio la Commissione europea si è prefissata obiettivi ambiziosi nell’ambito dell’Agenda digitale e questo è molto positivo. I consumatori richiedono servizi online sempre nuovi ed è possibile che il settore sia in grado di raccogliere la sfida. Presso la vostra interessante conferenza di Roma, molti panelist hanno consigliato alle imprese di non chiedere più ai governi l’adozione di normative volte a “regolamentare la concorrenza”. Non è il modo giusto di promuovere lo sviluppo di Internet. Le società che operano su Internet vengono ancora troppo spesso contrapposte alle società di telecomunicazioni o produttrici di contenuti. In realtà, siamo partner naturali.
È d’accordo con chi sostiene che sarebbe necessario ridurre le regole e aumentare la libertà relativa ai prezzi delle nuove reti di distribuzione, come ad esempio la fibra ottica?
Ryan: Il cavo in fibra ottica giocherà sempre un ruolo importante, ma non dovremmo concentrarci su di esso come se fosse l’unico modo per garantire l’alta velocità della connessione a banda larga. Ad esempio, sarebbe utile concentrarsi sulle politiche legate allo spettro wireless. Un tempo, lo spettro senza licenza che utilizziamo oggi per il Wi-Fi veniva chiamato “banda spazzatura”, perché apparecchi come forni a microonde, interfoni per bambini e giocattoli condividevano le stesse frequenze. Oggi vengono venduti oltre 800 milioni di nuovi dispositivi Wi-Fi ogni anno: una vera storia di successo. Cosa succederebbe se rendessimo disponibile più spettro senza licenza a livello globale? La gente vuole potersi muovere liberamente e questa “fibra wireless” potrebbe rappresentare la nuova frontiera. Gli utenti trarrebbero grande beneficio della liberalizzazione dello spettro wireless, con la creazione di nuove opportunità di innovazione. In particolare, ci auguriamo di assistere all’apertura di “white spaces” che permetterebbero l’utilizzo di grandi porzioni di spettro attualmente dedicate alla TV.
Vedrebbe maggiori opportunità commerciali e di mercato per tutti i soggetti della catena del valore digitale se gli investimenti negli sviluppi della rete ad alta velocità fossero più consistenti?
Ryan: Senza ombra di dubbio. Siamo realisti: tra i fornitori di accesso e chiunque offra servizi e contenuti online esiste una relazione simbiotica. Google indicizza oltre mille miliardi di siti da tutto il mondo. È un vero circolo virtuoso. Le reti più veloci favoriscono lo sviluppo di applicazioni più innovative e, a loro volta, le piattaforme di servizi online stimolano la richiesta di accesso a Internet da parte dei consumatori.
Internet è ancora un fenomeno recente, e il potenziale delle reti ad alta velocità è ancora tutto da esplorare. Gli investimenti nelle infrastrutture costituiscono da sempre la linfa vitale della crescita economica. A un aumento della diffusione della banda larga non è associato solo un maggiore valore delle risorse fisiche; si prevedono infatti un incremento della crescita pro capite annua compresa tra 0,9 e 1,5 punti percentuali, nonché un aumento della produttività del lavoro dell’1,5% nei 5 anni successivi. Si tratta di una miniera di opportunità per tutti coloro che operano nella catena del valore digitale.
Il rapido aumento del traffico di dati sulle reti fisse e mobili richiede continui investimenti nella distribuzione e nell’aggiornamento della rete. Considerata la forte pressione normativa e il calo dei prezzi per i consumatori, trova che gli operatori di rete debbano riuscire a individuare nuovi modi per ottenere maggiore valore dal traffico?
Ryan: Sì, è naturale. Tutte le aziende devono essere in grado di innovare e offrire più valore ai consumatori. In termini di gestione del traffico, come scrisse Vint Cerf nel 2008, la vera domanda in merito alla rete a banda larga di oggi non è se sia necessario gestirla, ma come gestirla.
Come in molti altri casi, il diavolo si nasconde nei dettagli.
Siamo convinti che il traffico Internet debba essere gestito facendo particolare attenzione ai protocolli. Un fornitore di banda larga, ad esempio, dovrebbe poter dare priorità ai pacchetti che richiedono una latenza ridotta (come le e-mail). Tuttavia, questo ordine di priorità deve essere applicato in maniera uniforme a tutto il traffico a latenza ridotta e non a delle aziende specifiche. L’idea è quella di assicurare che a decretare vincitori e sconfitti del mercato siano i consumatori, non i fornitori di servizi nell’ambito delle loro strategie di network management.
Crede che il raggiungimento di ulteriori accordi commerciali tra gli operatori di rete e altri soggetti legati a Internet possa offrire benefici e maggiore valore ai cittadini?
Ryan: Tutti i soggetti attivi nell’ecosistema di Internet devono continuare a collaborare tra loro. Internet è arrivato ad essere quello che è oggi grazie a una serie di accordi di mercato tra operatori e fornitori di contenuti. Ancora una volta, si tratta di un circolo virtuoso. Quale consumatore vorrebbe pagare per una connessione a banda larga se Internet non offrisse alcun contenuto?
Catch-up TV, VOD e Web TV: qual è la posizione di Google in relazione alla regolamentazione dei servizi audiovisivi?
Ryan: Per molti versi, sistemi tecnologici diversi si stanno evolvendo in direzioni decisamente simili. Questa convergenza consente la creazione di un mercato globale di applicazioni e contenuti. La normativa si è sempre concentrata su obiettivi nazionali, ma con la realtà globale di oggi non è più così semplice. I servizi audiovisivi si stanno rapidamente trasformando in un mercato molto importante e una loro regolamentazione avrebbe conseguenze di natura commerciale, come hanno riconosciuto OMC e OCSE. È pertanto é necessaria un’azione di armonizzazione trasfrontaliera, specie perché oggi le persone hanno un potere di scelta e un controllo maggiori sui contenuti online e tendono a interagire di più con essi. Le nuove policies in materia devono tenere conto del ruolo nuovo e proattivo dei consumatori, i quali possono creare, condividere e distribuire i contenuti che preferiscono (ovviamente nei limiti imposti dalla legge). Questi nuovi cittadini digitali hanno bisogno degli strumenti e delle abilità necessarie per esplorare i mercati emergenti nel campo della comunicazione e del multimediale, piuttosto che di un controllo di tipo top-down. È fondamentale che le future policies in materia tutelino e promuovano il coinvolgimento, il potere di scelta e i diritti del consumatore, senza eroderli.
Protezione dei contenuti digitali: considerata l’attuale situazione normativa degli Stati Uniti e dell’UE, vede gli OTT come un’opportunità per i produttori di contenuti?
Ryan: Innanzitutto, Internet offre opportunità straordinarie ai produttori di contenuti. In secondo luogo, dobbiamo ricordare un aspetto forse ancora più importante: non è più Hollywood a fare la parte del leone nella produzione dei contenuti. Ormai quel ruolo appartiene a me, a te e a tutte le persone che conosciamo, le stesse che pagano per accedere a Internet. Infine, ci sono talmente tanti contenuti online che i loro creatori e i titolari dei diritti hanno bisogno di trovare modi per proteggerli ma anche di monetizzarli. Un ottimo esempio di come questo possa funzionare lo abbiamo in Italia: l’Istituto Cinecittà Luce ha caricato su YouTube qualcosa come 30.000 video del proprio archivio, inclusi 40 anni di cinegiornali e filmati in cui compaiono star del cinema del calibro di Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Oltre a preservare e diffondere la cultura italiana, questa collaborazione le regala una seconda vita commerciale: l’Istituto si serve della tecnologia Content ID di YouTube per gestire i propri contenuti online, traendone un guadagno effettivo. Questa tecnologia crea file identificativi dei contenuti di ciascun titolare dei diritti e identifica, blocca e contrassegna automaticamente i materiali caricati su YouTube, conformemente alle preferenze del titolare dei diritti. Abbiamo investito oltre 50.000 ore di lavoro di progettazione e 30 milioni di dollari nella tecnologia Content ID, che oggi conta più di 30.000 partner, compresi le più importanti emittenti radiotelevisive, tra cui Rai e La7 (si può dire?), studi cinematografici e etichette di registrazione. La maggioranza delle aziende sceglie di guadagnare dai video caricati dagli utenti piuttosto che bloccarli.
Quali opportunità di collaborazione prevede tra Google e gli operatori di rete europei?
Ryan: Ci sono numerose opportunità di collaborazione, e molte già in essere. Un ottimo esempio è rappresentato dalle iniziative “Getting Business Online” (nel caso Italiano la Mia Impresa Online.it avviata con successo nel 2011) che abbiamo promosso in vari paesi europei in collaborazione con gli operatori di rete. Inoltre, quasi tutti gli operatori di rete europei vendono dispositivi mobili basati su Android, il sistema operativo open source di Google.
In che modo gli operatori di rete europei possono contribuire al successo del vostro modello commerciale? Come possono collaborare con voi per soddisfare le esigenze degli utenti?
Ryan: Stiamo già contribuendo ognuno al successo dell’altro e dobbiamo senza dubbio continuare a perfezionare la nostra collaborazione. Come ho detto prima, si tratta di un circolo virtuoso di investimenti effettuati da molte società interne all’ecosistema. Come è stato segnalato durante la conferenza, nel 2011 Google ha investito 3,5 miliardi di dollari nelle infrastrutture e, in maniera analoga, i nostri colleghi del settore delle telecomunicazioni stanno effettuando considerevoli investimenti nelle infrastrutture. A trarre vantaggio da questo circolo virtuoso sono coloro che vendono l’accesso a Internet, i fornitori di servizi e, soprattutto, gli utenti.