Europa
Le negoziazioni tra Google e l’Antitrust europeo, volte a evitare l’apertura di un’indagine formale per pratiche anticoncorrenziali, sono entrate nella fese finale, ma potrebbero non avere un esito positivo se il gruppo americano non acconsentisse ad estendere la portata degli impegni sui 4 ‘punti critici’ identificati dalla Ue, anche ai suoi servizi mobili.
Lo rivela il Financial Times, secondo cui, negli ultimi giorni di un negoziato sempre più teso, le autorità europee starebbero chiedendo a Google di apportare modifiche radicali ai suoi servizi mobili. Se la società non accettasse, potrebbe essere allora sicura l’apertura di un’indagine formale per comportamenti anticoncorrenziali, nonostante il Commissario Ue antitrust, Joaquín Almunia, si fosse mostrato intenzionato a chiudere la questione con un accordo senza procedere con le imputazioni.
In quella che il quotidiano britannico definisce una mossa “per mettere Google ancora più sotto pressione”, l’antitrust europeo avrebbe anche chiesto alle società che hanno denunciato Google di fornire le versioni non riservate delle informazioni presentate nel corso di questi due anni di indagini: una fase della procedura che preannuncia lo ‘statement of objections‘, ossia l’atto formale con il quale la Commissione notifica a un’azienda di aver avviato un’indagine sul proprio conto.
L’avvio dell’indagine non sarebbe imminente e tutto dipenderebbe dalla volontà di Google di estendere la portata delle proprie ‘concessioni’ anche ai servizi mobili.
L’apertura di un processo – come quello contro Microsoft – potrebbe significare un lungo contenzioso legale e una multa pari al 10% del fatturato del colosso della ricerca online.
La Commissione europea ha avviato un’indagine formale nei confronti di Google il 30 novembre 2010 (Leggi articolo Key4biz) a seguito di una serie di denunce, tra cui quella presentata dal portale internet Ciao, acquisito da Microsoft nel 2008. Microsoft, a sua volta, ha presentato una denuncia contro Google nel marzo 2011 (leggi articolo Key4biz).
4 le aree che la Commissione europea ha indicato come “fonte di possibile preoccupazione”: i link verso propri servizi dal motore di ricerca, il modo in cui si copiano i contenuti di altri motori senza autorizzazione, la pubblicità e la portabilità della ricerca.
L’esecutivo dovrà, in sostanza, stabilire se Google favorisce i propri servizi e penalizza quelli dei suoi concorrenti nei risultati del suo motore di ricerca e sta esaminando la possibilità che la società abbia imposto clausole di esclusività ai partner pubblicitari.
A maggio, Joaquin Almunia, compiendo un gesto di ‘apertura’ alquanto insolito, aveva scritto una lettera al Ceo Eric Schmidt offrendo al gruppo un’opportunità di offrire rimedi ai timori che identificati, così da chiudere l’indagine in maniera amichevole invece di andare incontro a una battaglia legale come quella che ha opposto per diversi anni la Commissione europea e Microsoft.
Google, dal canto suo, ha sempre manifestato la volontà di collaborare con la Commissione ma ha anche respinto le accuse secondo cui starebbe distorcendo il mercato e oscurando alcuni concorrenti: “la concorrenza sul web è aumentata enormemente negli ultimi due anni da quando la commissione ha avviato l’indagine e la concorrenza cui Google deve far fronte è enorme”, ha affermato il portavoce nelle scorse settimane, “L’innovazione online non è mai stata così elevata”, ha aggiunto.
Gli esiti della contrapposizione tra Google e le autorità Ue, nota infine il quotidiano britannico, “potrebbero rivelarsi una base anche per le indagini antitrust in corso in Usa e Asia per abuso di posizione dominante”.