Italia
L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora inviata oggi dalla commissione europea relativa alle nuove norme in materia di unbundling.
L’intervento della Ue si riferisce all’emendamento del Decreto Semplificazioni che introduce l’obbligo di fornitura disaggregata per Telecom Italia dei servizi di accesso alla rete fissa in rame.
“L’indipendenza delle autorità nazionali di regolamentazione è un principio fondamentale della normativa comunitaria sulle telecomunicazioni. Ciò significa che i regolatori non devono sollecitare o accettare istruzioni da alcun altro organismo in relazione alla regolamentazione del mercato”, ha dichiarato Ryan Heath, il portavoce del Commissario Ue Neelie Kroes.
La misura in questione, aggiunge Heath, “prescrivendo una soluzione particolare, limita la discrezione dell’Agcom” che, secondo la Commissione europea “dovrebbe essere in grado di affrontare qualsiasi potenziale problema di concorrenza in modo indipendente”.
La Commissione sottolinea inoltre che il quadro normativo comunitario “mira a garantire che le autorità nazionali di regolamentazione dispongano di un ampio potere discrezionale al fine di essere in grado di determinare la necessità di regolamentare un mercato caso per caso e che spetta a loro, e non ai legislatori nazionali, bilanciare gli obiettivi di cui all’articolo 8 della direttiva quadro per la definizione e l’analisi di un mercato rilevante che può essere suscettibile di regolamentazione”.
Gli operatori hanno scelto la via della cautela, in attesa di conoscere i dettagli della procedura di infrazione.
Al contrario il Responsabile Affari Regolamentari di FASTWEB, Tiziana Talevi, ha dichiarato a Key4biz: “Constatiamo che la Commissione Europea è preoccupata solo per l’indipendenza di AGCOM, ma non mette in discussione lo scopo liberalizzatore della norma. Confidiamo perciò che il percorso futuro della procedura consentirà il necessario chiarimento tra le istituzioni, al fine di chiarire qualunque dubbio”.
“Riteniamo altresì – ha aggiunto Talevi – che la norma rafforzi il regolatore fornendogli addizionali poteri e risorse che sono necessari per un’effettiva liberalizzazione del mercato, visto che l’obiettivo dell’emendamento è quello di sanare una distorsione competitiva nel mercato delle comunicazioni a beneficio di tutti”.
La decisione della Ue era stata ampiamente anticipata nei mesi scorsi: fin da subito, Bruxelles aveva evidenziato l’impatto di questa misura sull’indipendenza del regolatore nazionale sulle tlc: a marzo, la Commissione aveva inviato una lettera per chiedere chiarimenti sugli effetti che tale norma avrebbe avuto sulle competenze dell’Autorità di regolazione (Agcom) e indicando che un provvedimento legislativo nazionale che avesse ristretto la capacità d’intervento delle Autorità indipendenti sarebbe stato incompatibile con le regole comunitarie in materia di telecomunicazioni.
Il secondo richiamo all’Italia è arrivato ad aprile, con una lettera in cui Bruxelles sottolineava che l’incompatibilità della norma approvata dal Parlamento con le direttive Ue deriverebbe dal fatto che essa pregiudicherebbe l’indipendenza dell’Autorità nell’esercizio dei suoi poteri, come previsto dalla direttiva quadro, secondi cui le Autorità indipendenti non devono prendere istruzioni da nessun organo nel loro esercizio di regolazione del mercato.