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Audiovisivo: la Tv pubblica francese in panne. Il governo potrebbe rintrodurre gli spot nel prime time

Francia


Anche la Francia, come l’Italia, dovrà decidere in fretta quali misure adottare per sanare i conti della Tv pubblica.

Il neo Ministro delle Comunicazioni, Aurélie Filippetti, ha già dichiarato davanti alla Commissione Cultura del Senato che bisogna essere ‘assolutamente senza tabù’, in merito al finanziamento dell’audiovisivo pubblico, in particolare per quanto riguarda la possibilità di inserire nuovamente la pubblicità dopo le ore 20 sui canali di France Télévisions.

“Bisogna valutare tutte le possibili soluzioni” del caso, ha dichiarato la Filippetti, commentando che la ‘brutale’ soppressione della pubblicità dopo le ore 20 “ha destabilizzato il sistema e i mancati  compensi che erano stati previsti hanno determinato un leggero sottofinanziamento di France Télévisions”.

 

Dal 2009, sulla Tv pubblica francese è vietata la pubblicità nel cosiddetto prime time, secondo quanto stabilito dalla riforma della televisione di Stato voluta dall’allora presidente Nicolas Sarkozy. La legge prevedeva la soppressione totale degli spot per la fine del 2011 ma il governo, su pressione dei parlamentari dell’UMP, aveva poi proposto una moratoria di due anni (Leggi Articolo Key4biz).

 

Fino a oggi il governo non aveva detto di aver riaperto il dossier su spot e Tv pubblica. A Le Monde, il Ministro ha risposto di non aver cambiato idea sulla questione, precisando che “non è stato deciso ancora nulla, ci sono solo al vaglio alcune possibilità, ma al momento niente di preciso e nessuna eventuale calendarizzazione degli impegni”.

 

Il governo sta, infatti, aspettando l’esito della procedura aperta dinnanzi alla Commissione Ue dagli operatori tlc contro il versamento di una tassa di circa lo 0,9% del loro fatturato, imposta dalla riforma del 2009 (Leggi Articolo Key4biz).

Un’imposta che doveva servire a coprire il buco creato nel bilancio del broadcaster pubblico dalla decisione di sopprimere gli spot nella fascia serale.

Se Bruxelles decidesse di ritenere questa tassa non in linea con le disposizioni Ue, si tradurrebbe in una perdita di 210 milioni di euro l’anno.

Per il 2012, France Télévisions potrebbe avere grosse difficoltà finanziarie se a questo aggiungiamo anche il forte calo delle entrate pubblicitarie e degli introiti derivanti dal canone.

Il Ministro ha infatti confermato di star valutando la possibilità di estendere il pagamento del contributo all’audiovisivo pubblico da parte dei cittadini anche alle seconde case.

 

Tra i dossier che si trovano sulla scrivania del nuovo Ministro Filippetti, pure quello riguardante l’eccezione culturale, sul quale pendono pesanti interrogativi.

“Ci sono forti dubbi sui meccanismi che da 30 anni a questa parte hanno permesso alla Francia di finanziare i differenti settori della cultura: libri, cinema, musica e stampa”, ha precisato il Ministro.

 

Pierre Lescure è stato chiamato dalla Filippetti a redigere un Rapporto, che verrà consegnato il prossimo marzo, sulle sfide della cultura nell’era del digitale.

“Bisogna ridefinire gli strumenti politici per la culturale digitale, non solo in ambito nazionale ma europeo”, ha aggiunto.

“L’obiettivo – ha spiegato – è quello di non avere più un approccio per settore o professione, com’è stato fatto troppo spesso, ma di guardare alle cose in termini di sfide comuni”.

Il Ministro ha, in particolare, citato il fatto che la Francia ha dovuto far ‘prevalere’ davanti alla Commissione Ue l’idea che la cultura dovesse beneficiare di ‘meccanismi specifici’ e non essere sottoposta “alle regole della concorrenza nel senso stretto del termine”.

 

Ma sarà ancora possibile continuare a farlo in tempi di austerity?

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