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Mediaset: per il rilancio punta tutto su calcio e contenuti autoprodotti mentre taglia sui film

Italia


Mediaset scommette sullo sport sia per l’offerta pay che per quella in chiaro. Lo si era capito chiaramente nei giorni scorsi quando, seppellita l’ascia di guerra, l’azienda aveva stretto un accordo con Sky sui diritti calcio (Leggi Articolo Key4biz).

Contemporaneamente l’azienda televisiva, i cui problemi finanziari sono ormai ben noti (Leggi Articolo Key4biz) ha deciso di tagliare le spese di programmazione e ridurre le spese per film e telefilm.

 

Oggi a Milano il direttore generale contenuti Mediaset, Federico Di Chio, ha presentato una fitta programmazione di partite che andranno in onda su Premium, anche via Pc, smartphone e tablet, e pure in modalità pay-per-view. In portafoglio i campionati della prossima stagione della Serie A, della Serie B, di Europa League e di Champions League. Alcune partite, ad esempio quella del mercoledì di Champions, andranno in chiaro su Italia1.

 

“Free e pay lavoreranno insieme, ci vogliamo presentare come un sistema e in questo senso si può dire che il calcio diventa un elemento fondante di posizionamento di tutta Mediaset”, ha detto Di Chio, che non teme un effetto cannibalizzazione tra le due piattaforme e ne sottolinea invece il possibile incrocio di vantaggi.

“C’è una logica di ‘cross promotion’“, ha spiegato il manager, e anche sul fronte pubblicitario “le concessionarie sono separate ma ci possono essere sinergie, i clienti sono gli stessi”.

 

“Dal 20 settembre su Italia Uno manderemo in onda in formato Hd la miglior partita del mercoledì di Champions League commentata da Sandro Piccinini, con tanto di diretta dallo studio sia prima che dopo la partita condotta da Alberto Brandi“, ha annunciato Ettore Rognoni, direttore di Sport Mediaset.

“Ogni giovedì, invece, trasmetteremo una partita di Europa League, sempre in prima serata e sempre con gli approfondimenti sia prima che dopo il match“.

Sempre Rognoni, dopo aver confermato gli storici commentatori del gruppo Mediaset, ha svelato il suo sogno: “Abbiamo parlato con Del Piero, se dovesse smettere o andare a giocare in un campionato vicino all’Italia, potrebbe entrare nella nostra squadra. Forse è un sogno, speriamo di realizzarlo“.

 

A margine della presentazione, intervenendo sul piano di risparmi avviato da Mediaset, Di Chio ha precisato che “più che di tagli si parla di efficienze” e che la crisi richiede un “lavoro strutturale”. “Il valore di autoprodotto aumenterà, ci saranno più fiction, intrattenimento, news, oltre che più sport. Ci saranno invece meno film e telefilm e soprattutto costeranno meno i prodotti”.

 

Secondo quanto dichiarato alcuni giorni fa da fonti sindacali, Mediaset ha alzato il target di risparmi triennale a 400 da 250 milioni. Una notizia che ha trovato l’apprezzamento della Borsa e degli analisti, specie quelli di Mediobanca, convinti che il gruppo abbia spazio per tagliare fino a 250 milioni di costi aggiuntivi.

“Il management – suggerisce Mediobanca nel report di ieri –  potrebbe esplorare opzioni relative a più efficienze nei costi operativi, nei compensi delle star televisive e in una riorganizzazione della forza vendite delle pubblicità”.

 

La decisione non è però andata giù ai dipendenti e ai sindacati, specie perché coinvolge anche il ramo dell’azienda Videotime.

In una nota congiunta, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil sostengono che Mediaset “non accetta di affrontare i nodi della crisi, prevedendo il miglior utilizzo delle risorse interne, una maggiore produttività ed un utilizzo più flessibile del lavoro con una attenzione anche al contenimento dei costi, compreso quello del lavoro, mantenendo però intatto il perimetro aziendale e salvaguardandone i livelli occupazionali”.

 

A fronte dell’indisponibilità dell’azienda – annunciano i sindacati – sono state pertanto proclamate 8 ore di sciopero di cui 4 a livello nazionale da svolgersi nella giornata di venerdì 20 Luglio alla fine di ogni turno e le altre 4 ore a nei giorni successivi a livello territoriale”.

 

“Contestiamo l’impostazione aziendale – concludono – anche perché temiamo che questa operazione sia l’inizio di un processo di rivisitazione e riduzione del perimetro aziendale con il conseguente abbandono del presidio del territorio“.

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