Italia
La recente sentenza del TAR che annulla in parte la delibera 519/09/cons dichiarando che la RAI non può oscurare alcuni programmi sulla piattaforma di SKY (Leggi Articolo Key4biz) solleva vecchie problematiche, sempre denunciate da Adiconsum, irrisolte a danno dei consumatori. Questi infatti ancora nel 2012, nonostante la tv terrestre sia tutta digitale e visibile solo con decoder, nonostante il consolidamento delle Pay-tv sia sul terrestre che sul satellite, nonostante l’interattività attraverso la banda larga, nonostante l’accettazione teorica del diritto alla neutralità tecnologica, continuano a non poter usufruire liberamente dei servizi multimediali disponibili, attraverso un unico apparato, incrementando i costi di accesso. La soluzione esiste da tempo ma si continua a far finta di nulla, si chiama Simulticrypt ovvero reciprocità.
Proseguiamo per gradi e vediamo cosa è accaduto. Tutto origina dall’avvento della tv digitale e dalla possibilità di criptare i canali per permettere la visione in esclusiva a determinati spettatori, in certi casi paganti se abbonati alla pay tv o residenti in uno stato quando guardano programmi che non hanno diritti per l’estero. Per criptare e necessario utilizzare una codifica e per farsi vedere è necessario un decoder che abbia le chiavi per decodificare la stessa codifica. Per offrire ai consumatori la predisposizione alla visione, oltre i canali in chiaro, anche di tutto ciò che è trasmesso criptato o si forniscono decoder abilitati al varie decodifiche (multicrypt) o tutte le emittenti trasmettono con le varie codifiche utilizzate in uno spirito di reciprocità (simultcrypt).
I problemi nascono però quando un’emittente usa una codifica che non vuol far usare a nessun altro, è il caso di SKY che usa la codifica NDS. Con questa codifica non si può usare il multicrypt perché, fino ad ora, non viene concessa la licenza a chiunque lo voglia (solo casi eccezionali), per costruire apparati capaci di decodificare, tranne quelli offerti dalla stessa SKY e non si può usare il simultcrypt perché non viene concesso l’utilizzo ad altri di questa codifica.
Vediamo la situazione attuale. Sul digitale terrestre non ci sono problemi perché tutte le emittenti che codificano utilizzano sistemi che i produttori di decoder possono richiedere e introdurre direttamente negli apparati o si costruiscono Cam che inseriscono gli stessi consumatori nei decoder in base alle varie necessità, facilitando quindi il multicrypt e offrendo al consumatore il pieno accesso a tutto il criptato.
Sul satellite invece da quando c’è SKY ci sono problemi. Finche SKY è stata l’unica a codificare i propri canali tutto è andato liscio. Successivamente SKY ha anche deciso di integrare il proprio decoder satellitare con quello terrestre grazie ad una piccola pennetta da inserire nel decoder, ovviamente solo per i canali terrestri non criptati. I problemi nascono però per gli utenti che decidono o sono costretti a utilizzare solo la piattaforma satellitare. La RAI, Mediaset e LA7 sul satellite, per motivi di diritti televisivi non pagati per l’estero, devono criptare alcuni programmi ma devono anche – soprattutto il servizio pubblico – garantire la visione ai cittadini italiani.
Adiconsum per garantire il diritto dei consumatori di utilizzare liberamente qualsiasi piattaforma trasmissiva, compresa quella satellitare, si è molto adoperata, soprattutto chiedendo ad Agcom un intervento per obbligare la RAI a farsi vedere, integralmente, sulla piattaforma trasmissiva satellitare, nel rispetto del contratto di servizio che obbliga il servizio pubblico a farsi vedere da tutti i cittadini, non su una piattaforma commerciale come quella di SKY che caso mai, con propri mezzi, provvederà a far vedere ai propri abbonati i programmi RAI.
La soluzione, anche meno onerosa per il servizio pubblico e quindi per tutti i cittadini è la costituzione di una specifica società – Tivù Srl – che fra i suoi compiti ha anche quello di garantire, gratuitamente, la visione dei canali trasmessi sul terrestre anche sul satellite con l’utilizzo della codifica Nagravison. Agcom approva, con la delibera messa ora in discussione dal TAR, la scelta presa sembrava risolvesse tutti i problemi.
Di conseguenza alcuni programmi Rai e Mediaset non sono più visibili con il decoder SKY che decodifica solo NDS ma diventano visibile a tutti i cittadini che non si abbonano a SKY. La pay tv satellitare fa ricorso al TAR e non fa nulla per garantire la visione dei canali criptati (basta dotare i propri decoder di cam) costringendo i propri clienti ad acquistare, spendendo altri soldi, un apparato adatto alla ricezione dei canali TivùSat.
Arriviamo ad oggi. Il TAR ribadisce il diritto, ovviamente condiviso, degli abbonati SKY di vedere i canali Rai sul satellite in modo integrale ma conferma anche la piena legittimità della costituzione della società Tivù con una prospettiva di garanzia dell’ interesse pubblico con Tivùsat (Leggi Articolo Key4biz).
Come si risolve allora il problema visto che la RAI codifica in Nagravisone e SKY in NDS?
Il problema è che la RAI usa una codifica aperta e SKY come dichiara la stessa sentenza un sistema chiuso: “Il fatto che il sistema NDS sia un sistema chiuso, giustifica ulteriormente la scelta di Rai di consentire la diffusione satellitare della programmazione anche attraverso ulteriori piattaforme distributive, come quella TivùSat, che operano attraverso sistemi di codifica aperti, e in quanto tale potenzialmente idonei a garantire una più ampia ed agevole diffusione”.
Nonostante la legittimità di TivùSat,e quindi la validità di criptare con Nagravision (sistema aperto idoneo alla massima diffusione), per il TAR la RAI deve far vedere i propri canali anche con il decoder di SKY, almeno così scrivono i principali giornali, utilizzando, quindi, anche la codifica NDS, con maggior oneri che ricadono poi sempre sui stessi cittadini contribuenti.
Il TAR della RAI infatti scrive: “Potrà consentire la messa a disposizione della propria programmazione di servizio pubblico a tutte le piattaforme commerciali che ne faranno richiesta nell’ambito di negoziazioni eque, trasparenti e non discriminatorie e sulla base di condizioni verificate dalle Autorità competenti”. Il TAR quindi va decisamente nella direzione del Simulcrypt visto che nulla si dice della tipologia di decoder e della azioni che SKY potrebbe fare per far vedere i canali RAI.
Non siamo affatto contrari al Simulcrypt, soluzione che nel passato fu adottata da Stream e TELE+, su proposta proprio di Adiconsum, perché è la più semplice e la più economica per i consumatori che non devono comprare più decoder.
Per funzionare però è necessaria la reciprocità, altrimenti si avvantaggia un azienda nei confronti di un’altra e si discriminano gli utenti. Non comprendiamo perché chi usa il decoder SKY dovrebbe avere diritto di vedere la RAI ma quelli che utilizzano apparati TivùSat non dovrebbero poter vedere i canali di SKY, provocando di fatto una forte discriminazione. Ugualmente non comprendiamo perché solo la RAI dovrebbe trasmettere con la codifica delle piattaforme commerciali che ne fanno richiesta e SKY non dovrebbe anche lei concedere tale diritto, quindi anche alla piattaforma TivùSat. In tal modo tutti coloro che vedono la televisione con la piattaforma trasmissiva satellitare sarebbero messi nelle condizioni di vedere con un solo apparato (con un forte risparmio dei costi ed una vera libera concorrenza) tutte le piattaforme commerciali – non solo la Rai – e tutti i canali in chiaro.
La RAI promette ricorso alla decisione del TAR, perché ritiene che rispetta già ora il contratto di servizio attraverso TivùSat e perché non vuole oneri per garantire la visone agli abbonati SKY (Leggi Articolo Key4biz). La reciprocità, però, garantirebbe il diritto di tutti ottemperando anche alla sentenza del TAR. SKY manterrebbe il suo sistema proprietario NDS che le garantisce sicurezza, concedendo l’uso solo ad altre piattaforme con garanzie certe e senza cederla a società costruttrici di decoder, TivùSat e quindi la Rai concederebbe di criptare i propri canali con NDS, senza oneri, in cambio della possibilità di far vedere SKY anche a chi utilizza tale piattaforma (1.500.000 utenti) e soprattutto i consumatori, senza doversi complicare la vita e sostenere altri costi, potrebbero avere libero accesso a tutti i canali televisivi sia criptati che in chiaro con gli apparati attualmente in loro possesso.
Il TAR con la sua sentenza ha ribadito solo il diritto dei clienti di SKY, ma Adiconsum ha a cuore i diritti di tutti i consumatori/contribuenti.