Italia
Il Tar Lazio ha bocciato il ricorso presentato da Fastweb, Eutelia e Wind contro la decisione dell’Autorità garante delle comunicazioni di aumentare il canone dell’ultimo miglio (Unbundling local loop) per il periodo maggio 2010-31 dicembre 2012.
Il canone di unbundling è il prezzo all’ingrosso pagato dagli operatori concorrenti per usufruire delle infrastrutture di Telecom Italia – rete, cavi dell’ultimo miglio e centraline – e offrire ai clienti servizi propri.
La delibera Agcom prevedeva l’aumento graduale delle tariffe che gli operatori devono pagare a Telecom Italia per l’utilizzo della rete: 8,70 euro/mese dal 1° maggio 2010; 9,26 euro/mese dal 1° gennaio 2011 e 9,67 euro/mese dal 1° gennaio 2012.
Un aumento (del 14% in 20 mesi) che, secondo le società che hanno fatto ricorso, permetterebbe a Telecom Italia di incassare 70 milioni di euro in più all’anno.
Ad aprile del 2010, sempre il Tar Lazio aveva respinto i ricorsi di Wind e Fastweb contro l’aumento dell’unbundling del 2009, quando il costo mensile dell’affitto della rete era passato da 7,64 a 8,49 euro mensili (a fronte della richiesta di Telecom Italia di 9,39 euro).
Nella sentenza che bocciava il ricorso di Wind si leggeva che il rincaro era servito a riallineare “i costi sopportati dall’operatore dominante per la fornitura dei servizi di accesso alla rete e per il suo ammodernamento”. Mentre nella sentenza che dava torto a Fastweb il Tar sottolineava che gli investimenti per migliorare la rete spiegano “la ragione per cui il costo affrontato da Telecom per migliorare le infrastrutture debba essere ripartito in proporzione con gli altri operatori”.
Già rigettati, sempre dal giudice amministrativo, anche i ricorsi presentati sempre contro l’aumento delle tariffe di unbundling da Aiip, Vodadone e Tiscali.