Tassare gli OTT: il governo francese ci riprova. Entro l’autunno nuova legge per colmare il gap competitivo

di Raffaella Natale |

Gli operatori tlc francesi investono ogni anno 6 mld di euro nelle reti nazionali, di cui si avvantaggiano le grandi web company straniere per produrre fatturati da capogiro, eludendo il fisco nazionale.

Francia


Google

Misure fiscali urgenti per gli over-the-top che ostacolano l’economia digitale francese. E’ questo il motivo di fondo con cui il governo ha deciso oggi di avviare un esame approfondito, per elaborare proposte con l’obiettivo di ridurre il gap competitivo che penalizza le aziende d’oltralpe.

Il lavoro è stato affidato a una squadra di esperti che entro l’autunno presenteranno le proprie osservazioni sui provvedimenti da adottare per trovare nuove risorse e rilanciare il settore.

 

Gli OTT americani – Google, Apple, Facebook e Amazon – sono ovviamente nel mirino del Ministero francese dell’economia. I ‘giganti del web’, che svolgono la loro attività sul territorio nazionale, avvantaggiandosi delle infrastrutture locali, senza contribuire al fisco, sono ormai l’incubo del governo.

I partiti politici, di destra come di sinistra, da tempo denunciano quella che ritengono una ‘concorrenza sleale‘ da parte dei grossi gruppi americani, che hanno sede nei Paesi europei con un regime fiscale più favorevole, ma operano in Francia.

 

“Il nostro sistema fiscale accoglie difficilmente le nuove forme di transazione legate allo sviluppo dell’economia digitale“, scrivono in comunicato congiunto i Ministri del Tesoro, della Produzione, del Bilancio e dell’Economia digitale.

“Il risultato – continuano i Ministri – è un mancato guadagno per le finanze pubbliche e uno svantaggio competitivo per le aziende francesi, rispetto alle compagnie internazionali che si organizzano per eludere o ridurre il loro carico fiscale”.

 

Nel giugno del 2011, il Senato ha fatto un passo indietro sulla cosiddetta Google Tax che avrebbe introdotto un’imposta sull’acquisto degli spazi pubblicitari online, che alla fine si sarebbe però risolta in un provvedimento esclusivamente a carico degli inserzionisti francesi senza colpire gli operatori stranieri.

Da allora, il presidente UMP della Commissione Finanze del Senato, Philippe Marini, autore del dispositivo, ha lavorato a una nuova proposta di legge, che dovrebbe essere presentata nei prossimi giorni, che sarebbe una versione rivisitata della Google Tax.  

 

Il problema si presenta regolarmente, l’industria del settore investe continuamente i partiti politici della questione. Gli operatori tlc francesi denunciano il fatto che investono ogni anno circa 6 miliardi di euro nelle reti nazionali, di cui si avvantaggiano i player mondiali del web, per produrre fatturati da capogiro, eludendo le tasse francesi, grazie ai ‘paradisi fiscali’ europei.

 

Secondo il Consiglio nazionale del digitale (CNN), i quattro colossi americani – Google, Apple, Facebook e Amazon – generano in realtà un fatturato dai 2,5 a 3 miliardi di euro, ma non pagano che 4 milioni di euro di imposte in Francia mentre, se fossero sottoposti al regime fiscale francese, avrebbero dovuto versare alle casse dello Stato almeno 500 milioni di euro.

Ma, avendo sede spesso in Irlanda o Lussemburgo, questi gruppi si sottraggono in modo del tutto legale al pagamento di numerose imposte.

 

La mission di questa squadra di esperti sarà quella di “creare le condizioni per un’equa ripartizione delle tasse tra tutti gli stakeholders, a sostegno della competitività della filiera francese del digitale. in particolare, si cercherà di presentare delle proposte in materia di localizzazione e tassazione degli utili, del fatturato o, eventualmente, di altre basi imponibili”. 

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