Italia
Anna Maria Tarantola è ufficialmente il nuovo presidente Rai. L’ex vicedirettore di Banca d’Italia ha ottenuto in Vigilanza 31 voti favorevoli su 40 componenti della Commissione e nessun contrario, una scheda nulla e due bianche. I parlamentari dell’Idv e della Lega non hanno preso parte alla seduta. Il quorum richiesto era di 27 sì, i due terzi della commissione. Alla notizia è scattato l’applauso del presidente della Camera Gianfranco Fini.
“Da oggi la Rai e il servizio pubblico sono una realtà diversa”, ha immediatamente commentato il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, aggiungendo: “Ma per legittimare ogni aspetto strutturale della nuova governance potrebbe occorrere una seconda fase, quando la Vigilanza sarà tenuta a proseguire il proprio compito istituzionale indirizzando l’iter del processo rifondativo”.
Ora resta il passaggio formale della presa d’atto nel Cda di Viale Mazzini, che dovrà poi procedere alla nomina del nuovo direttore generale, che il Ministero dell’Economia ha indicato in Luigi Gubitosi.
Stamattina su Twitter, il leader di Idv, Antonio Di Pietro aveva annunciato l’astensione dal voto: “Riteniamo il sistema sbagliato, non condividiamo la lottizzazione di ruoli e posti”.
Entrando stamani alla riunione, il capogruppo del Pdl Alessio Butti ha spiegato: “Vigileremo sul rispetto della legge. Il Popolo della Libertà ribadisce la propria convinzione in materia di conferimento delle deleghe e poteri al presidente della Rai e di prerogative del Parlamento. Ha condotto la propria battaglia in modo trasparente e in netta coerenza con la giurisprudenza costituzionale che prevede in modo inequivocabile che i poteri del Cda Rai sono stabiliti per legge e si fondano sulla collegialità quale strumento operativo“.
Nessuna certezza sull’accordo tra Pdl e il premier Mario Monti. Dal Pdl, Mario Landolfi ha fatto sapere che “non c’è stata alcuna trattativa con il governo” sulla governance della Rai.
Ma si parla di una suddivisione tra la materia editoriale (nomine per i tg, le reti, le strutture legate alla programmazione) che resterebbe competenza sia del Consiglio che del presidente e del futuro direttore generale Gubitosi, e invece la materia economico-finanziaria, sulla quale presidente e direttore generale avrebbero ampi spazi di azione autonoma.
Non ci sta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: “Ho visto che il gruppo dirigente del Pdl si è mosso verso Palazzo Chigi, ed è stato ricevuto, per discutere di Rai. Pesi e misure. Se il Pdl ritiene di essere il padrone della Rai, vorrà dire che il canone lo pagheranno loro“.
La richiesta del premier è di assegnare al presidente poteri di firma sulle spese fino a 10 milioni di euro, quando oggi il tetto arriva a 2,5 milioni e la competenza fino a questa cifra è attualmente del solo direttore generale, che poi per anche un solo euro in più deve richiedere il parere del Cda.
Si profilerebbe, quindi, una vera e propria ‘rivoluzione’ nella filiera decisionale, con poteri del presidente accresciuti, cui si deve aggiungere il ruolo preminente del nuovo direttore generale, che il governo ha indicato nella persona di Luigi Gubitosi.
La questione delle deleghe da affidare alla Tarantola ora approderà in Consiglio. E l’operazione non si annuncia comunque semplice proprio perché manca ancora un accordo di fondo, come dimostra la reazione di Bersani.