Italia
Domani prima riunione per il Cda Rai, appena nominato dalla Vigilanza. Ai piani alti di Viale Mazzini arriveranno i sette consiglieri: Guglielmo Rositani, Antonio Verro, Antonio Pilati, Maria Luisa Todini per Pdl-Lega; Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo indicati dal Pd; Rodolfo De Laurentiis per l’Udc.
Dall’azionista di riferimento, il Ministero dell’Economia, sono stati fatti due nomi: Anna Maria Tarantola per la presidenza e Marco Pinto. All’ordine del giorno c’è proprio la nomina del presidente. In caso di voto favorevole del Cda, occorrerà anche quello della Commissione di Vigilanza, ma già si vocifera che non sarà così semplice e che la convocazione slitterà a mercoledì o giovedì.
La Tarantola per essere eletta presidente dovrà, infatti, raccogliere il voto dei due terzi dei componenti della commissione bicamerale, quindi 27 su 40, e senza Pdl e Lega è impossibile raggiungere quella soglia.
La partita si gioca sui poteri che in prospettiva potrebbero essere assegnati al presidente della Rai: autonomia sulle spese fino a 10 milioni di euro, quando oggi il tetto arriva a 2,5 milioni e la competenza fino a questa cifra è attualmente del solo direttore generale, che poi per anche un solo euro in più deve richiedere il parere del Cda; autonomia sulle nomine dei direttori, ad esclusione di quelli editoriali (in buona sostanza i direttori di reti generaliste) e di testate.
Si profilerebbe, quindi, una vera e propria ‘rivoluzione’ nella filiera decisionale, con poteri del presidente accresciuti, cui si deve aggiungere il ruolo preminente del nuovo direttore generale, che il governo ha indicato nella persona di Luigi Gubitosi.
Non è detto che tutto il Cda accetti questo contenimento dei poteri. Il voto di domani in Cda potrà già essere un segnale importante, e ancor più quando si arriverà in Vigilanza dove, al di là delle attestazioni di stima e il riconoscimento di capacità per Anna Maria Tarantola, emerge nel centrodestra una resistenza a un via libera tout court al presidente e al progetto di potenziarne le deleghe operative, ovvero limitare quelle del Cda a un ruolo ‘marginale’.
Se la Vigilanza prendesse tempo, e stoppasse Anna Maria Tarantola, a guidare l’azienda sarebbe il consigliere anziano, cioè Rositani. Il quale nella seduta con cui l’assemblea degli azionisti ha nominato il nuovo Cda ha già fatto mettere a verbale di ritenere contro la legge in vigore quello che si vuol fare in proposito di poteri. Ma – ancor più significativo – anche all’esterno del Cda, e in ambito politico, sono venute analoghe prese di posizione circa la competenza nel mettere mano a modifiche statutarie Rai.
Per Paolo Gentiloni (Pd), le “minacce” del Pdl sulla Rai hanno “un obiettivo evidente: lasciare le cose come stanno” con “il congelamento di una Rai paralizzata e immobile” che non solo “é un danno per il servizio pubblico” ma “é anche un’assicurazione sulla vita di Mediaset”.
Gentiloni è, però, convinto che “Monti, che ha alzato la voce con Angela Merkel” non si farà “intimidire da Gasparri“. Il governo, ha aggiunto, “ha già subito un veto non riformando la governance della Rai. Sono certo che non vorrà subirne un altro sulle deleghe alla nuova presidente”. Sulla Rai, osserva l’ex Ministro delle Comunicazioni, “si resuscitano cose che apparivano sepolte: il patto di ferro tra Lega e Pdl, e il conflitto di interessi“. Già “dopo l’annuncio fatto da Monti a gennaio, ci aspettavamo un cambiamento radicale” e invece “ci siamo accontentati di una minicorrezione della governance”. Se il Pdl “facesse i giochetti che qualcuno preannuncia, il governo non potrebbe fare altro che introdurre una norma che consenta un commissariamento di fatto”.
Intanto a sostegno della Tarantola s’è schierata l’Associazione Produttori Televisivi (Apt), che in una nota ha dichiarato: “Il percorso professionale e le caratteristiche personali della Tarantola sono garanzia di suoi futuri comportamenti indipendenti e di attenzione e rispetto delle regole”.
I produttori televisivi si augurano pertanto “che la sua nomina avvenga al di fuori di negoziati politici che ne comprometterebbero da subito l’autorevolezza“.