Cda Rai: in pochi minuti la Vigilanza vota i 7 consiglieri. Non ce la fa l’outsider Flavia Nardelli

di Raffaella Natale |

Quattro al Pdl, due al Pd e uno al Terzo Polo.

Italia


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Finalmente oggi la Commissione parlamentare di Vigilanza è riuscita a votare i 7 consiglieri Rai di sua competenza. A Viale Mazzini arriveranno: Antonio Verro, Antonio Pilati, Luisa Todini, Guglielmo Rositani, Gherardo Colombo, Benedetta Tobagi, e Rodolfo De Laurentis. Hanno tutti ottenuto cinque voti.

Dietro la minaccia di commissariamento, lo scontro tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e quello del Senato Renato Schifani, la sostituzione di Paolo Amato da parte del Pdl con Pasquale Viespoli (Leggi Articolo Key4biz), oggi in pochi minuti s’è svolta la votazione. Dal Pd nessuna guerriglia.

 

Non c’è l’ha, quindi, fatta l’outsider Flavia Piccoli Nardelli che ha avuti quattro voti. Era sostenuta da Idv, Flavia Perina di Fli e Giovanna Melandri del Pd.

S’è astenuto dalla votazione, come già anticipato, il radicale Marco Beltrandi, in contrasto col Pd: “Non ha mosso un dito quando ho chiesto le audizioni sui candidati che hanno presentato i curricula”.

 

Infatti che fine hanno fatto i circa 300 curricula pervenuti agli uffici della Vigilanza, che dovevano essere l’innovazione metodologica dell’iter di elezione del nuovo Cda?

Mera operazione di maquillage politico per far credere ai cittadini che la politica sceglie nuove vie, quando invece il risultato di oggi è la prova provata che ancora una volta a vincere è stata la spartizione partitica. L’accordo di palazzo.

 

Adesso che sono stati votati i 7 consiglieri, il Cda potrà finalmente insediarsi. Nominerà al suo interno il presidente, il governo ha indicato l’attuale vicedirettore della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola, il quale però, nell’arco di pochi giorni, dovrà essere sottoposto al parere vincolante della Vigilanza stessa (occorre la maggioranza dei due terzi dei sì). A questo punto il nuovo Cda designerà alla direzione generale Luigi Gubitosi, comunque già candidato dal premier Mario Monti, che formalmente dovrà avere il parere positivo proprio del ministero dell’Economia.

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