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Italia ALL DIGITAL. ‘Garantire monitoraggio del reale utilizzo delle frequenze, per assicurare risorse all’LTE’. Intervista a Mario Frullone

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Da oggi l’Italia è passata interamente al digitale terrestre. Una tappa storica per gli addetti ai lavori, ma soprattutto per il nostro Paese che, nel rispetto delle direttive Ue, realizza questo passaggio ormai necessario alla nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva.

Key4biz ha intervistato l’ingegnere Mario Frullone, Direttore delle Ricerche per la Fondazione Ugo Bordoni (FUB), Istituzione sottoposta alla vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, che realizza studi scientifici e applicativi nelle materie delle comunicazioni elettroniche, dell’informatica, dell’elettronica, dei servizi pubblici a rete, della radiotelevisione e dei servizi audiovisivi e multimediali in genere, al fine di promuovere il progresso scientifico e l’innovazione tecnologica.

Frullone ha anche coordinato la partecipazione della FUB alla elaborazione del Piano di Frequenze Nazionale per i servizi di radiodiffusione televisiva.

 

Key4biz. L’Italia, con lo switch-off della Sicilia, è oggi all digital. Cosa rappresenta questa tappa per la Fondazione Ugo Bordoni?

 

Frullone. Per noi, oggi è un giorno importante. La Fondazione ha accompagnato tutte le fasi del processo di transizione, dagli switch-over di Rai2 e Retequattro in Sardegna e Val d’Aosta, fino allo spegnimento degli ultimi impianti analogici oggi in Sicilia.

A nessun osservatore attento può sfuggire la complessità del processo realizzato sia dal punto tecnico che per gli aspetti più ampi di politica industriale.

 

Key4biz. Cos’è cambiato?

 

Frullone. Nel corso degli anni sono cambiate molte condizioni al contorno, e si è passati da un approccio prevalentemente negoziato ad uno maggiormente dirigistico, anche perché alle difficoltà proprie del settore, che in Italia vedeva una situazione di particolare congestione, si sono aggiunte le pressioni provenienti dal settore della banda larga mobile.

La soluzione è stata trovata nella realizzazione della pianificazione delle frequenze più efficiente nel mondo: non è un artificio retorico, ma è la realtà resa possibile dalle elevatissime competenze tecniche nella pianificazione e progettazione di sistemi radio presenti in Italia a livello istituzionale, accademico e industriale. Storicamente queste maggiori competenze derivano dalla elevata conflittualità presente nel corso degli anni ’90 sia nel settore televisivo che in quello della telefonia cellulare, ma oggi disponiamo di un patrimonio di competenze unico. Siamo passati da una fotografia sfocata della reale situazione degli impianti a una immagine nitida della reale situazione, grazie all’introduzione delle necessarie basi di dati.

 

Key4biz. Con il passaggio al digitale terrestre il lavoro è finito?

 

Frullone. No, il lavoro non è finito. E’ proprio questa competenza che ci fa essere ben consapevoli che ci sono problemi tecnici ancora aperti, anche se di ordine minore rispetto a quelli risolti. E potranno sorgere anche problemi nuovi, come l’interferenza tra servizi LTE e televisivi, che andranno conseguentemente fissati.

 

Key4biz. Approfondiamo la questione più importante, quella appunto delle interferenze.

 

Frullone. Nell’immediato futuro occorre garantire un monitoraggio del reale utilizzo delle frequenze e preparare l’introduzione dello standard DVB-T2. Solo questo potrà rendere possibile una crescita adeguata al settore e al tempo stesso assicurare una flessibilità operativa che consenta un eventuale futuro ampliamento delle risorse oggi disponibili per la banda larga mobile.

 

Key4biz. Come agire allora nel prossimo futuro?

 

Frullone. Questi obiettivi sottolineano la necessità di una strategia condivisa per i prossimi due o tre anni al fine di garantire anche per il futuro un uso efficiente dello spettro e il rispetto dei vincoli di coordinamento internazionale che si modificheranno progressivamente insieme al mutato quadro tecnologico e alle esigenze del mercato.

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