Unione Europea
Dopo decenni di stallo, la Ue ha finalmente raggiunto l’accordo sulla creazione di un brevetto unico europeo, che dovrebbe permettere di ridurre fortemente i costi di invenzione.
“Siamo giunti a un accordo definitivo sul brevetto europeo“, ha annunciato su Twitter il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, prima di ricordare, nel corso di una conferenza stampa, che erano 30 anni che l’Europa cercava di sviluppare un sistema per proteggere in modo unico le invenzioni in tutti i Paesi membri.
Gli unici Paesi dell’Ue che resteranno fuori dal sistema dei brevetti comunitari sono Spagna e Italia, che si sono a lungo opposti, perché come lingue ufficiali dei brevetti sono state scelte l’inglese, il francese e il tedesco. I due Paesi hanno fatto ricorso alla
Confindustria vorrebbe che l’Italia aderisse, ma per ora si attende l’esito del ricorso depositato dai due Paesi presso la Corte di Giustizia Ue, che ritengono contraria al Trattato Ue la scelta di sole tre lingue come ufficiali.
Ciò però non impedisce che le aziende italiane potranno adire l’Ufficio Brevetti Europeo e chiedere la registrazione in regime appunto di Brevetto Unico: vorrà dire che otterranno con un solo atto protezione in tutti i 25 paesi. E dovranno pagare di nuovo per ottenere la registrazione in Italia e/o Spagna.
In settimana il pacchetto legislativo passerà anche al Parlamento Ue che voterà in seduta plenaria. Poi ci saranno da attendere i tempi tecnici
Per anni non s’era riuscito a trovare l’accordo per via della scelta della città che avrebbe dovuto accogliere il Tribunale europeo dei brevetti, chiamato a decidere sui contenziosi emersi su scala europea.
Londra, Parigi e Monaco erano in lizza per accogliere l’istituzione e nessuno dei tre intendeva fare un passo indietro e ritirare la propria candidatura.
Lo scorso gennaio, il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, aveva chiesto a Francia, Germania e Regno Unito di trovare “un accordo in tempi rapidi”, ritenendo “intollerabile che un argomento così rilevante potesse essere bloccato” da ragioni secondarie.
“L’Europa – aveva insistito Barroso – ha bisogno di innovare per crescere. E l’innovazione è fortemente ostacolata da dalle attuali regole, complesse e costose, che stiamo cercando di superare da decenni”.
Finalmente, il summit del 28 e 29 giugno, tenutosi a Bruxelles, ha permesso di sciogliere il nodo gordiano: la sede sarà a Parigi mentre gli uffici amministrativi a Monaco, che sarà anche responsabile dei brevetti nell’ambito dell’ingegneria avanzata e dell’efficienza delle risorse. Londra sarà titolare dei casi che riguardano le scienze, la chimica e le attività umane come l’agricoltura. Questo ha permesso di rimuovere il veto posto dal Primo ministro britannico David Cameron.
Ora questo brevetto potrebbe consentire all’Europa di recuperare il ritardo rispetto agli Stati Uniti, al Giappone e alla Cina per quanto riguarda gli investimenti privati in ricerca e sviluppo e potrebbe consentirle di trasformare in successi industriali e commerciali i risultati della ricerca e delle nuove conoscenze scientifiche e tecniche.
Fino ad ora le aziende e gli inventori dovevano acquistare i brevetti nei singoli Paesi dell’Ue, arrivando a pagare fino a 20mila euro, di cui 14 mila solo per le spese di traduzione.
Il costo annuo di un brevetto ammontava a 32 mila euro per un’azienda europea, contro i 1.800 per una americana. Il brevetto unico consentirà di ridurre dell’80% i costi di protezione delle invenzioni.
Il Commissario Ue per il Mercato interno, Michel Barnier, ha invitato Madrid e Roma a entrare nel sistema europeo di certificazione, aggiungendo che la sua speranza è che il primo brevetto unitario europeo sia registrato nel 2014.