Cina
Condizioni di lavoro pericolose per la salute e lunghe ore di straordinario non retribuito. Gli operai cinesi che realizzano i dispositivi Apple effettuano da 100 a 130 ore supplementari al mese (che possono arrivare anche a 180 ore in concomitanza col lancio di nuovi prodotti) contro le 36 ore massime previste dalla legge cinese, lavorano 11 ore al giorno, ogni giorno – inclusi feste e weekend – e, se normalmente hanno diritto a un giorno libero al mese, nei periodi di picco produttivo possono lavorare per mesi senza risposo. Straordinari cui i lavoratori si sottopongono per portare a casa qualche soldo in più rispetto alla misera paga base di circa 200 dollari al mese.
Sono questi i risultati di un’inchiesta condotta dalla China Labor Watch, un’organizzazione con sede negli Usa che ha intervistato 620 lavoratori di 10 diverse fabbriche che realizzano i prodotti Apple in Cina. Le informazioni, informa l’organizzazione, sono state raccolte tra gennaio e aprile 2012, “nonostante gli ostacoli posti in essere dalle autorità cinesi”.
Nei mesi scorsi, al centro dell’attenzione mondiale era stata solo la Foxconn, a causa dei vari incidenti occorsi nello stabilimento e dei diversi suicidi avvenuti negli ultimi due anni tra i dipendenti (l’ultimo, il 18esimo, il 14 giugno) ma evidentemente, sottolinea China Labor Watch, si tratta di condizioni che accomunano l’intera catena di fornitori Apple in Cina: almeno altri due lavoratori di Flextronics si sono tolti la vita lo scorso anno e 59 dipendenti sono rimasti feriti nello stabilimento Riteng di Shanghai.
Più in generale, lo studio evidenzia che le dieci fabbriche di Apple in Cina sono tutte caratterizzate da ambienti di lavoro nocivi – spesso peggiori che alla Foxconn – e bassi salari a fronte di lunghe ore di straordinario.
L’inchiesta documenta inoltre, per la prima volta, gli enormi problemi causati dall’uso del ‘lavoro interinale’ da parte dei fornitori di Apple in Cina, che permette di ridurre salari e le garanzie dei lavoratori. Lavoratori che spesso non sanno niente di sindacati, assicurazioni sugli infortuni e altri tipi di tutele e che sono “quotidianamente esposti a un forte livello di rumore, costretti a respirare sostanze tossiche e a maneggiare prodotti chimici velenosi, arrivando spesso a ferirsi utilizzando i macchinari”.
“Apple – sottolinea l’organizzazione – deve assumersi la responsabilità di migliorare le condizioni nella sua catena di fornitura e di cambiare il suo sistema di acquisto”.
“Speriamo – continua – che la società risponderà ai risultati di questa inchiesta che vanno ben oltre quelli della Fair Labor Association (in uno studio pagato da Apple)”.
Anche se la FLA è stata accusata di ‘collusione’ con Apple, il responsabile dell’associazione, Auret van Heerden, avrebbe riferito di aver riscontrato ‘tonnellate di problemi’ all’interno della sede di Shenzhen, dove lavorano circa 450 mila persone. Problematiche riassunte anche da un report del New York Times (Leggi articolo Key4biz) e che la dicono lunga sul lato oscuro degli amatissimi prodotti Apple. Il New York Times ha spiegato il perchè Apple ha deciso di demandare la produzione dei suoi dispositivi alle fabbriche cinesi. Non solo una questione di costo del lavoro, quanto di flessibilità degli impianti e di ‘diligenza’ e ‘competenza industriale’ dei lavoratori non americani.
Già a gennaio dello scorso anno, comunque, una trentina di associazioni ambientaliste, avevano reso noto – nel rapporto “The other face of Apple” – che la società californiana è all’ultimo posto su 29 multinazionali del settore tecnologico in fatto di rischi sanitari sul lavoro e di inquinamento ambientale e denunciato le molte anomalie nel processo di produzione di alcuni componenti dell’iPad e dell’iPhone (Leggi articolo Key4biz).
All’inizio di quest’anno, quindi, CBS News ha quindi calcolato che i livelli di produzione raggiungibili in Cina permettono di realizzare 10 mila iPhone al giorno, quindi 417 all’ora (Leggi articolo).
A febbraio, una video inchiesta di ABC, della durata di 18 minuti e curata da Bill Weir ha documentato, per la prima volta, quello che accade realmente all’interno della catena di montaggio della Foxconn, dove lavorano migliaia di persone contemporaneamente.
“Apple – sottolinea infine il direttore di China Labor Watch, Li Qiang – ha promesso di migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche dei fornitori cinesi, ma in base al mancato rispetto di tali promesse in passato, siamo costretti a chiederci: queste promesse sono sincere o semplicemente sono una manovra di pubbliche relazioni?”.
Domani 29 giugno Key4biz non verrà aggiornato. Le pubblicazioni del nostro quotidiano riprenderanno la mattina del 2 luglio.