Frequenze: Mediaset conferma di aver presentato ricorso al TAR contro annullamento del beauty contest

di Raffaella Natale |

Il ricorso è stato depositato il 15 giugno da Elettronica Industriale, controllata al 100% da RTI (Mediaset).

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Mediaset ha impugnato davanti al Tar Lazio il decreto con cui è stato cancellato il beauty contest per avviare un’asta onerosa per l’assegnazione delle frequenze Tv, un bene stimato da Mediobanca in 1-1,2 miliardi di euro.

La notizia è stata anticipata dall’Espresso e confermata dall’azienda di Colognese Monzese. Il ricorso – spiega il settimanale – è stato depositato il 15 giugno da Elettronica Industriale, controllata al 100% da RTI (Mediaset).

 

I legali dell’azienda televisiva chiedono l’annullamento della legge 44 del 26 aprile, nella parte in cui ha azzerato il beauty contest (Leggi Articolo Key4biz). Mediaset aveva già depositato un ricorso contro il decreto del 20 gennaio, che sospendeva il beauty contest.

Come ha spiegato più volte il consigliere d’amministrazione del gruppo, Gina Nieri, “la legalità c’era prima, annullare il beauty contest è stato illegale” e per questo sull’atto di sospensione della procedura “abbiamo fatto ricorso al Tar, perché il beauty contest è stato interrotto ingiustificatamente” e Mediaset “ritiene di avere un diritto acquisito con il beauty contest che era alle ultime battute ed era stato controfirmato dall’Europa”.

 

. Il governo si è dato 120 giorni dall’entrata in vigore della legge 44 per preparare il nuovo bando, le cui regole saranno scritte dall’Agcom guidata da Angelo Cardani. L’incognita principale è legata a questo punto proprio al ricorso Mediaset. Ma non solo. Ci sono anche i tempi stretti. E l’incognita degli altri partecipanti alla gara. La Rai è in attesa, mentre Sky sembra intenzionata a tornare in corsa (Leggi Articolo Key4biz). Più difficile che le compagnie telefoniche entrino in lizza.

 

Intanto Mediaset ha presentato a Milano un Report per fare il punto sulla situazione del mercato televisivo italiano.

Manca ormai qualche giorno al completamento del passaggio al digitale terrestre. Il satellite coprirà le zone d’ombra e l’Italia sarà all digital o perlomeno così dovrebbe essere.

Dai dati raccolti emerge che sono aumentati il numero dei canali televisivi disponibili e anche dei telespettatori. Dal 2002 al 2011 l’ascolto medio complessivo in milioni è cresciuto dell’11% in Italia.

Per Alessandro Salem, direttore generale contenuti di Mediaset, si tratta di un dato che si può leggere come il risultato della crisi economica: “Molti italiani rimangono a casa la sera per risparmiare e scelgono di guardare la tv”.

 

Marco Paolini, direttore marketing strategico di Mediaset, evidenzia la necessità di considerare anche che negli ultimi dieci anni l’avvento del digitale ha ampliato l’offerta del piccolo schermo, che dai sette canali generalisti è passata alla ampia scelta della programmazione in chiaro e della pay-tv.

“Se in una serata qualunque del 2002 un cinefilo voleva guardare un film aveva solo una possibilità – ha aggiunto – mentre oggi ha a disposizione un numero molto superiore di titoli”, alle volte paragonabili a quelli che troverebbe in un multisala.

 

Stando al Report elaborato dall’azienda di Cologno Monzese, la televisione è cambiata, ma nel 2011 sono sempre le emittenti generaliste, Rai, Mediaset e La7, a mantenere il primato, con poco meno dell’80% di share calcolato sul totale d’ascolto, tenuto conto anche dei nuovi canali tematici trasmessi sul digitale. Il resto della torta se lo spartiscono Sky, e l’offerta multipiattaforma.

 

Altro elemento importante d’analisi è che il 30% degli italiani guarda la tv in maniera non lineare.

L’evoluzione della tecnologia negli ultimi anni ha infatti velocemente modificato le abitudini di visione della Tv: sebbene il televisore rappresenti a oggi il main device nella fruizione dei contenuti televisivi, grazie al web è cresciuto l’utilizzo di nuovi mezzi alternativi quali pc, tablet e smartphone.

 

La ricerca di Mediaset rileva che un numero sempre crescente di persone sceglie di seguire un programma in diretta streaming sul proprio tablet, magari perché è fuori casa, oppure, se si è perso qualcosa, sul web dopo la messa in onda, o ancora cerca solamente un frammento di una trasmissione postato su YouTube o su Facebook, dopo aver letto una discussione sui social network.

 

Sempre più spesso, un programma viene rivisto sul pc, perché ha scatenato una discussione sui sociale media, come Twitter o Facebook, o nei forum legati a quella specifica trasmissione.

La visione diventa inoltre sempre più interattiva. Il telespettatore non è passivo davanti alla Tv come un tempo, anzi, il 66% degli italiani diventa un vero e proprio opinionista virtuale, inviando commenti sulla trasmissione che sta guardando attraverso sui device mobili.

 

L’utenza cosiddetta ‘liquida’ è destinata ad aumentare, e per questo le televisioni si stanno attrezzando per seguire un pubblico che altrimenti perderebbero, creando una vera e propria comunità fidelizzata. Questa tendenza, però, rende molto difficile registrare il successo di un programma o di una serie, perché dieci anni fa l’utente guardava la televisione in una sola maniera, adesso in modi e tempi diversi: oggi non si tratta più solo di capire quanto la guarda, ma anche come e quando.

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