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Microsoft comprerà Nokia e Apple farà la fine di Sony? Gli analisti scommettono sul futuro nell’era di ‘internet delle app’

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Il lancio dei nuovi tablet Surface (Leggi articolo Key4biz) è un chiaro segno che l’era del Pc è alla fine?

Ne è convinto l’analista George Colony di Forrester Research, secondo cui anche Microsoft ha capito che in questa nuova era ‘mobile’ non conta solo l’hardware, ma anche il controllo dell’intera esperienza dell’utente. La crescita di Apple ne è un esempio illuminante, ma anche la mossa di Google, che ha speso 12 miliardi e mezzo di dollari per comprare Motorola Mobility.

Ora che anche Microsoft ha deciso di produrre ‘in casa’ i suoi tablet, non potrà più permettersi passi falsi (come col lettore Zune) e dimostrare di poter competere con Apple anche in termini di user experience.

Al quotidiano francese La Tribune, Colony spiega che la mossa più ragionevole sarebbe ora l’acquisto di Nokia: un’ipotesi già smentita da Redmond, ma che potrebbe concretizzarsi appena il gruppo finlandese avrà completato la sua dolorosa ristrutturazione (Leggi articolo).

 

Nokia o non Nokia, Microsoft, comunque, può ancora contare sul sostegno dei suoi partner in ambito mobile, nonostante i timori che il lancio dei primi tablet ‘fatti in casa’ dal gruppo di Redmond avrebbe provocato non pochi malumori: sia Samsung che HTC hanno annunciato infatti il prossimo lancio di nuovi smartphone e tablet basati su Windows 8. Preoccupati per l’eccessiva frammentazione di Android, i due vendor puntano infatti sul nuovo Os di Microsoft che, per la prima volta, offre un’esperienza unica per tutti i device – smartphone, tablet e PC  – e un vasto ecosistema di app (dovrebbero essere almeno 100 mila al momento del lancio).

Una promessa di integrazione che intriga Samsung, attuale numero uno mondiale del segmento dispositivi mobili e primo vendor di smartphone e tablet Android che potrebbe rafforzare la partnership con Microsoft anche alla luce dell’acquisto di Motorola da parte di Google.

 

Nuovi scenari, insomma, si stanno delineando sul fronte del mobile. Un settore che Apple ha contribuito a ridisegnare ma nel quale il suo peso potrebbe cominciare a diminuire negli anni a venire.

Dopo la scomparsa di Steve Jobs, Apple, secondo l’analista, potrebbe infatti seguire la scia di Sony, che dopo la morte del cofondatore Akio Morita ha cominciato un lento declino.

 

“Ci sono importanti opportunità per Microsoft e Google. Nell’hi-tech ci sono dei cicli: ogni 10 anni, un colosso dormiente ritorna sulla scena. Negli anni 80 è stata Intel, nei ’90 IBM e negli anni 2000 è toccato a Apple. il prossimo potrebbe essere Microsoft, ma tutto dipenderà da Windows 8”, ha spiegato Colony.

 

L’analista sottolinea quindi che la partita si giocherà tutta sui device mobili: il cloud, che ha spazzato via il ‘modello Pc’, non sarà vincente in binomio col web, ma con smartphone e tablet, in un nuovo scenario che Colony chiama ‘Internet delle applicazioni’.

 

“Le opportunità migliori, da ora in avanti, si troveranno in un business che chiamo ‘il coinvolgimento mobile’ e che vale migliaia di miliardi: un’impresa dovrà mantenere il contatto col consumatore non importa dove o quando, purché sia su un device mobile”.

“In termini di potenza – ha aggiunto – l’iPad si sarebbe piazzato fra i primi 30 Pc più potenti esistenti nel 1993…la localizzazione, le mappe sono oggi tecnologie fondamentali che spiegano perchè Apple abbia deciso di sviluppare una propria applicazione e abbandonare quella di Google”

 

Le app, insomma, sono la vera ‘killer application’ di questa nuova era: oltre 30 miliardi quelle scaricate sui dispositivi Apple e su Android si è superata la soglia dei 15 miliardi di download. Anche Amazon si colloca bene, perchè come Apple dispone di un altro bene preziosissimo: le coordinate bancarie di milioni di utenti: su iTunes sono 400 milioni gli account attivi e su Amazon sono 173 milioni.

Google, così come Facebook, su questo fronte è svantaggiato perchè dipende ancora troppo dal web che “diventerà coma la radio AM nell’era del digitale”, spiega Colony, secondo cui siamo già entrati nell’era ‘post-social’: “l’uso delle reti sociali diminuisce nei paesi sviluppati, dove le persone cominciano a considerarle una perdita di tempo”.

 

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