Italia
Sono prive di fondamento le indiscrezioni relative a “ipotesi di lavoro” sulla Rete con la Cassa Depositi e Prestiti. Lo ha precisato Telecom Italia in una nota, smentendo così le ipotesi di ‘prove di dialogo’ con la CDP anticipate stamani dal Il Sole 24 Ore. Nonostante la smentita, sulla scia delle indiscrezioni, il titolo in Borsa ha segnato un rialzo del 5,5% a 71 centesimi.
Secondo queste ipotesi, messe nera su bianco dal quotidiano economico, nei prossimi giorni avrebbe dovuto tenersi un incontro top secret tra l’amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, e il presidente della CDP, Franco Bassanini per discutere di diverse prospettive sul futuro della rete.
Tra queste: “il conferimento di Metroweb dentro Opac…e quindi l’ingresso sempre in Opac del Fondo strategico italiano con un aumento di capitale da 3 miliardi di euro. Risultato: Telecom manterrebbe la maggioranza del veicolo attraverso il quale la rete è stata scorporata ma con un partner pubblico importante come la Cdp, le cui quote potrebbero (eventualmente) crescere nel tempo”.
Un’ipotesi, questa, già smentita una prima volta da Patuano, che aveva sottolineato come non vi siano le condizioni, attualmente per uno scorporo della rete fissa (leggi articolo Key4biz).
Sullo sfondo, la contrapposizione tra Telecom Italia e Metroweb sulla realizzazione di una rete in fibra ottica partendo dalle 30 principali città italiane.
Il piano Telecom prevede la copertura di almeno 100 città entro il 2014 e 250 entro il 2018 privilegiando la tecnologia FTTC e un approccio market driven.
Il piano CDP-Metroweb prevede un investimento di 4,5 miliardi per portare la fibra ottica a 100Mbps con tecnologia FTTH in 30 città, entro il 2015.
Conti alla mano, la rete fissa vale, secondo Telecom Italia, 15 miliardi di euro – una cifra considerata dall’incumbent precondizione per qualsiasi trattativa. L’infrastruttura in rame, inoltre, è senza dubbio l’asset principale a garanzia del debito dell’ex monopolista.
Secondo le ipotesi del Il Sole 24 Ore, “un valore della rete che potrebbe far convergere i due diversi schieramenti dovrebbe attestarsi intorno ai 12 miliardi di euro”, cifra che implicherebbe “una valorizzazione per linea di 480-500 euro contro i 600 euro dell’ipotesi più generosa (su un totale di 25 milioni di linee)”.
“Se passasse la tesi di una rete un po’ più a sconto Telecom avrebbe il vantaggio di mantenere il controllo di almeno il 65-70% di Opac e quindi del suo network, per quanto scorporato, pur con un “controllo” pubblico importante da parte della Cdp”, che inietterebbe nella società 3 miliardi di euro.
Ancora ipotesi e smentite, dunque, su un’infrastruttura vitale ma che non trova l’input per muovere i primi passi, invischiata in giochi di controllo che non fanno altro che lasciare il Paese in una situazione di stallo sempre più difficile da recuperare. Come ha sottolineato ieri il Ceo di Swisscom Carsten Schloter: “la prima volta che ho sentito parlare di NGN in Italia è stato mentre stavamo acquistando Fastweb”. Era il 2007. Da allora nulla o quasi si è mosso, tranne (all’indietro) la posizione del Paese nelle classifiche della competitività e dello sviluppo delle infrastrutture digitali.