Francia
Sempre più internazionale, sempre più frequentato e, soprattutto, sempre più digitale. Il Festival internazionale della pubblicità, iniziato ieri a Cannes dove durerà fino al 23 giugno, continua a giocare il suo indubbio ruolo di barometro e specchio dell’evoluzione in materia di comunicazione.
Per quest’anno, nonostante la forte crisi economica che ha colpito anche questo settore, è prevista un’affluenza record e la presenza di oltre 30 mila operatori da 87 Paesi (il 19% in più rispetto al 2011) per 15 categorie, che presentano anche due novità (Mobile e Branded Content & Entertainment).
Negli anni ’80, la bagarre si disputava intorno ai premi per i film Tv, che restano ancora oggi la categoria più prestigiosa. Ma il cambio di direzione si avverte, con la crescente attenzione verso dispositivi a 360°, detti anche di comunicazione integrata, che consentono di declinare un’idea creativa su più supporti. E, così facendo, integrare l’uso dei media tradizionali (Tv, radio, stampa…) ai new media (iPad, smartphone, pc, mobile, Twitter…) per raggiungere meglio il target.
A riguardo, gli americani partano avvantaggiati, essendo riusciti a integrare professionisti del digitale nelle agenzie pubblicitarie.
Lo testimonia la campagna interattiva della Coca-Cola, scrive Les Echos, realizzata dall’agenzia americana Wieden & Kennedy. E’ stata messa a punto un’applicazione per iPad in cui gli orsi polari, ormai un’icona di questo brand, si comportano in relazione a quanto succedere durante il Superbowl, trasmesso in diretta sul piccolo schermo. Uno sguardo a Twitter, poi, permette di raccogliere i pareri degli utenti su questa nuova campagna. Effetto domino garantito dal triangolo Tv-tablet-mobile.
Altro esempio, il film interattivo di Nike ‘My time is now’, firmato da Wieden & Kennedy, durante al quale l’utente internet può scoprire un’incredibile quantità di contenuti, tra cui video giochi, minifilm …
La Francia, come anche altri Paesi Ue, rischiano di pagare questo forte ritardo, di fronte all’avanzata dei nuovi dispositivi web-based.
Frédéric Winckler, presidente di AACC (Association des agences-conseil en communication), lo dice senza mezzi termini: “I francesi hanno più la cultura dell’acquisto che della creazione. Tendenza che trova ulteriore conferma nella riluttanza degli inserzionisti”.