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Inchiesta criticità delle reti: calamità naturali ed eventi imprevedibili. Il contributo di Gabriele Falciasecca (Lepida)

Italia


Continua l’inchiesta di Key4biz sulle criticità delle reti di telecomunicazione di fronte a ‘eventi imprevedibili’ quali terremoti o altre calamità naturali. Situazioni di emergenza per le popolazioni colpite, che proprio in questi momenti avrebbero invece maggiore bisogno di poter comunicare, per rassicurare i loro cari e, soprattutto, per poter avvisare i servizi di soccorso.

Come affrontare queste fragilità, cosa possono fare le aziende e le amministrazioni?.

 

Proponiamo oggi il contributo di Gabriele Falciasecca – Presidente di Lepida SpA e della Fondazione G. Marconi.

 

 

“Una premessa è indispensabile quando si parla di preparazione ad eventi catastrofici: all’uomo non è dato conoscere il futuro, ed è soltanto quando una scienza si è sviluppata adeguatamente che il margine di incertezza si restringe al punto tale da poter prendere decisioni utili. Così gli ingegneri possono garantire che alcune  creature tecnologiche, abbiano, nei tempi futuri, un comportamento conforme alle aspettative. Tutto è dunque imprevedibile, o nulla lo è: si tratta di chiarire quali decisioni si devono assumere e con quali mezzi. I terremoti non sono prevedibili? Certo, se la decisione da prendere è se ad una certa data si deve evacuare una città. Ma che dire  della previsione dei ricercatori californiani che, nel 2005, affermarono che un terremoto di intensità 6,7° della Scala Richter, pari a quello che colpì Los Angeles nel 1994, o più grande, avrebbe colpito entro i successivi 30 anni, con il 99% di probabilità? La previsione è sufficiente per decidere di imporre severe leggi antisismiche sul territorio o no? Per converso  se in un periodo in cui il tempo è variabile volete sapere se potete fare una cena in terrazzo è meglio che prepariate anche un piano B.

 

Venendo ora alla recente esperienza emiliana, la rete in fibra ottica di Lepida ha tenuto egregiamente, salvo un singhiozzo  a cavallo dell’evento, e gli unici punti isolati sono stati provocati dai crolli degli edifici dove risiedevano le apparecchiature. Si è così potuto ovviare rapidamente portando la fibra nella nuova sede provvisoria. A fronte poi di un black out delle reti cellulari, la rete ERtre, nata anche per fronteggiare le emergenze, non ha avuto il minimo problema, perché l’enorme incremento di traffico della protezione civile prima e delle polizie municipali poi si è mantenuto all’interno dei parametri di progetto. D’altronde una prova generale l’avevamo già fatta ai tempi della grande nevicata in Romagna. Lo standard usato – TETRA – ha poi consentito di riconfigurare in poco più di un’ora  i gruppi di utenti delle polizie municipali in modo che potessero costituire un unico grande gruppo operante nelle province terremotate, a prescindere dalla provenienza del personale. E al lavoro erano tutti assieme: protezione civile, polizie, 118 ecc. Comuni che non erano ancora entrati nella rete hanno potuto trovare immediatamente i terminali necessari e Lepida ha assorbito i costi del contratto. Qui dunque la dimensione regionale e multiservizio  della rete ha mostrato la sua grande utilità. Saremmo stati tutti più contenti che il disastro ci avesse risparmiato, ma a cose fatte le modalità con le quali  l’investimento è stato effettuato a suo tempo si sono rivelate molto opportune. Si può discutere all’infinito sul tipo di soluzione tecnica migliore da adottare, ma non c’è dubbio che qualunque essa sia deve avere caratteristiche di questo tipo. In assenza di ciò si deve, come avvenuto in altre occasioni, ricorrere al volontariato dei sempre disponibili radioamatori,  e preparare gli scongiuri.

 

In questo settore, come in tanti altri che hanno a che vedere con gli investimenti la cui utilità si manifesta a medio o lungo periodo, il nostro paese ha molto da fare. Abbiamo regole che se applicate rigidamente costringerebbero ad adottare soluzioni tecniche sorpassate, e mancano incentivi per spendere quel quid di più per passare da una rete di modeste prestazioni ad una ben più efficace. Sono convinto che lo spettro radioelettrico non sia utilizzato al meglio in questo settore; ma la soluzione non è quella di cederlo al mercato indistintamente, ma di adottare regole e soluzioni che consentano a questo mercato di svilupparsi. Anche qui una azione di “spectrum review” può essere assai utile.

 

Nella circostanza è stato anche richiesto a suon di Internet di aprire le reti Wi Fi a tutti. Il Comune di Bologna ad esempio lo ha fatto per la sua Iperbole Wireless. E’ chiaro però che a cose fatte ciò ha più un significato morale che non pratico in territori non particolarmente dissestati. Mentre nelle tendopoli, dove vi sono punti di aggregazione, gli hot spot, in parte anche offerti  dai privati, possono dare un conforto interessante. Qui un intervento normativo che liberalizzi in modo chiaro almeno in queste circostanze potrebbe comunque essere utile.

 

Cosa concludere infine: le normative sono essenziali, ma non escludono l’uso del buon senso. Non tutti sanno che il numero delle scialuppe del Titanic era perfettamente in regola; peccato che potevano bastare per meno della metà dei passeggeri. In Emilia nei capannoni sono morti i padroni con gli operai, insieme accumunati dal vento folle della riduzione di tutti i costi il cui effetto non fosse misurabile a breve termine. Non si può imporre agli operatori di telecomunicazioni di effettuare dei sovradimensionamenti esagerati, ma di mantenere un occhio (e un po’ di portafoglio) a queste situazioni limite si. Anche semplicemente contribuendo con alcune loro infrastrutture ad abbassare i costi delle reti ad hoc, o in tanti altri modi possibili se si usa il buon senso. Dico questo senza sottovalutare il ruolo che hanno le reti cellulari per la sicurezza di un territorio, in presenza di eventi non così grandi e concentrati come un terremoto.   E allo stato si può chiedere di dedicare attenzione anche a questo comparto che come tanti altri costa poco e può far risparmiare parecchio, anche in tempi non di emergenza. Più in generale si ricordi che spesso le nuove e più sofisticate tecnologie che introduciamo sono più efficienti ma anche più bisognose di rimanere all’interno dei limiti progettuali. Dunque possono essere più fragili. Infine ricordiamo tutti che il passato non si ripete identico, ma può almeno insegnare ad evitare di ripetere gli stessi errori: vale quindi la pena conoscerlo”.

 

 

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