Italia
“Occorre verificare se ci sono le condizioni per una convergenza” tra il piano sulla fibra ottica di Telecom Italia e il progetto della Cassa Depositi e Prestiti.
Lo ha affermato il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, che si è detto comunque possibilista su un eventuale accordo se saranno rispettati “i criteri di economicità” e gli interessi di tutte le parti in causa.
Bernabè non cita direttamente Metroweb, ma il riferimento è ovviamente ai piani della società controllata dal fondo F2i di Vito Gamberale, che punta a coprire 30 città italiane con la tecnologia FTTH e sarà sostenuta economicamente dalla CDP, che inietterà nel progetto 500 milioni di euro (Leggi articolo Key4biz).
Certo, una piccola parte dei 4,5 miliardi messi sul piatto da Metroweb (Leggi articolo) ma pur sempre un intervento pubblico in un settore che – almeno nelle cosiddette ‘aree nere’ ad alta densità di traffico – dovrebbe lasciar fare alla concorrenza, come richiesto anche dalla Ue (Leggi articolo).
“Sia CDP, sia Telecom vogliono fare un’operazione di accelerazione infrastrutturale del nostro Paese. Noi lo abbiamo fatto con il nostro piano, Cdp con il suo progetto ed ora occorre verificare se ci sono le condizioni per una convergenza”, ha spiegato Bernabè, chiarendo poi che con la Cassa Depositi e Prestiti “il rapporto è aperto da tempo, anche se non ci sono elementi di novità da un punto di vista operativo, ma c’è disponibilità e apertura al dialogo”.
“Tanto noi, quanto la CDP – ha aggiunto – abbiamo vincoli di redditività ma credo che alla fine si troverà un accordo”.
Il punto è che, come sottolineano anche i sindacati, realizzare due reti alternative è una follia. Soprattutto in un momento di crisi e in cui si fa molto affidamento sulle reti di nuova generazione per la crescita economica e l’inclusione sociale, si tratterebbe di un’anomalia tutta italiana.
Ieri, il presidente della CDP Franco Bassanini aveva confermato la disponibilità a investire anche nel progetto di Telecom Italia, sottolineando che “…c’è la disponibilità di contribuire al finanziamento di questo investimento attraverso una soluzione che può essere variamente costruita da un punto di vista dell’architettura societaria e finanziaria”.
In caso contrario, ha aggiunto “è opportuno che questo investimento lo faccia qualcun altro restando aperti a tutte le forme di collaborazione, sempre nell’ottica di quel che serve al Paese” (Leggi articolo).
Bernabè è intervenuto oggi anche sulle difficoltà dell’industria italiana in questo particolare momento di forte crisi economica, spiegando agli attuali livelli di capitalizzazione, “tutto il mercato italiano è una preda possibile”.
Il titolo Telecom è ai minimi dal 1997 e secondo Bernabè questo dato è anche un sintomo che i mercati – che premiano la riduzione dell’indebitamento e prestano attenzione agli investimenti e alle infrastrutture – stanno percependo il pericolo di uno spreco di risorse.
“E’ un problema che non riguarda solo Telecom Italia, ma tutto il mercato italiano, la capitalizzazione di Borsa è a livelli ridicoli, tali che con una disponibilità di risorse minimale si può acquisire il patrimonio industriale italiano”, ha detto quindi Bernabè, spiegando poi che “tutti quanti dovrebbero preoccuparsi di questo, non è interesse del Paese mettere a saldo l’industria”.
Un industria fatta di grandi aziende apprezzate a livello internazionale: l’ultima cosa che possiamo permetterci “è di perderle. Le nostre aziende vanno difese”, ha concluso.