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Mobile e social network impongono le loro leggi ai media: per McKinsey, necessarie nuove strategie per il digitale

Europa


I media non possono più evitare una riflessione strategica su mobile e social network. Le cifre presentate in occasione del News World Summit da Eric Hazan, associato McKinsey, dovrebbero levare ogni dubbio anche ai più restii.

La società di consulenza realizza regolarmente studi sul consumo dei media, attraverso  iConsumer Research, in 16 Paesi europei, America del Nord, Amarica latina e Asia.

I Report evidenziano che il mobile sta diventando sempre più importante nel consumo dei media.

In Europa, il 55% di chi possiede uno smartphone lo considera ormai come il dispositivo principale realmente personale.

Il tempo passato ogni giorno sul cellulare è passato dai 75 minuti circa del 2008, a quasi 110 nel 2011, contro i 255 minuti circa passati su tv e pc.

 

Per gli analisti, più dispositivi si posseggono, più si legge. La propensione a pagare dipende dal terminale che si usa: quasi il 30% dei proprietari di iPad ha acquistato un contenuto nel corso degli ultimi sei mesi (32% giochi, 30% musica …), più di quelli che possiedono l’iPhone (25% giochi e 22% musica), molto superiore alla media generale (8% giochi e 10% musica).

“I media – ha sottolineato hazan – devono quindi proporre contenuti adatti ai nuovi terminali e non esitare a sperimentare nuovi business model”.

 

Stesso discorso per i social network. Facebook e Twitter catturano sempre più l’attenzione degli utenti internet europei, che gli hanno dedicato il 23% del loro tempo nel 2011, contro il 15% trascorso sui siti di informazione.  

Negli Stati Uniti, il 14% degli utenti li ha scelti come homepage e il 35% li usa per arrivare ai siti di contenuti. In altre parole, le raccomandazioni dei propri contatti giocano un ruolo cruciale nella scelta dei media consultati.

“Da qui l’importanza di una reale strategia sulle reti sociali“, ha indicato Eric Hazan.

 

Lo studio contiene anche altri interessanti spunti. “I giornali cartacei sono ancora percepiti come migliori rispetto ai corrispondenti siti internet”, ha detto ancora Hazan.

In Gran Bretagna, per esempio, il 51% dei lettori di giornali dichiara d’aver fatto questa scelta per la qualità dei contenuti.

Ma ciò che è vero per l’informazione generalista lo è meno per quella specializzata. I lettori europei passano, per esempio, il 56% del loro tempo dedicato alle informazioni economiche e finanziarie fruendo contenuti digitali e solo il 44% si riferisce invece alla carta stampata.

Inoltre, lo Studio evidenzia che i giovani si allontanano sempre più dal cartaceo: il 55% di quelli tra 25 e 34 anni preferisce il web per il consumo dei media, mentre solo il 10% i giornali.

 

“Al di là delle strategie di diversificazione, il digitale è l’unica via per il futuro“, ha concluso Eric Hazan.

Per monetizzare le edizioni digitali, i media possono approfittare dei servizi di eCommerce.

Dopo i videogame o i libri, stiamo assistendo all’arrivo di una nuova categoria di settori, come l’arredamento, l’abbigliamento o le decorazioni, che vogliono investire pesantemente nella pubblicità su internet”, ha precisato Hazan.

Ma per attirare nuovi inserzionisti, i media online dovranno anche segmentare il loro pubblico.

“Non c’è solo un utente, ma differenti che hanno comportamenti differenti. Quelli che noi chiamiamo ‘video digerati’, per esempio, consumano 3,7 volte in più i video rispetto alla media“, ha spiegato.

La conclusione è una sola: i media devono affinare le loro strategie di marketing su internet, per raccogliere la sfida del digitale.

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