Giappone
Sony ha chiuso la seduta di lunedì alla Borsa di Tokyo, andando sotto i 1.000 yen, per la prima volta dal 1980. Tra le ragioni, le forti perdite del business dei televisori e l’apprezzamento dello yen che pesa sulle esportazioni. In chiusura, il titolo veniva scambiato a 996 yen, in calo dell’1,67% sull’intera giornata.
Fino a soli cinque anni fa, un’azione Sony valeva più di 7.000 yen e nel 2000 era arrivata a 33.500 yen. Il prezzo delle azioni ha perso oltre il 50% in un anno e quasi il 28% dall’inizio del 2012.
La società sta soffrendo la crisi economica mondiale, che pesa sulla propria attività, ma anche l’apprezzamento dello yen rispetto all’euro e al dollaro. Questo vigore quasi storico della moneta giapponese riduce il valore delle revenue prodotte da Sony fuori dall’arcipelago.
A questo va aggiunto la feroce concorrenza dei produttori sudcoreani, che da tempo ormai sta minando l’asset dei televisori.
L’uscita di Sony a inizio d’anno dalla produzione di schermi piatti LCD non ha dato i risultati sperati: gli investitori non hanno ancora fiducia nel titolo del gruppo.
Sony, che ha registrato una perdita netta storica di circa 4,5 miliardi di euro per l’esercizio chiuso a marzo(Leggi Articolo Key4biz), spera di ritornare in attivo per l’anno in corso, ma gli azionisti dubitano della capacità del gruppo di affrontare un contesto mondiale sempre più incerto, visto anche che realizza l’80% del proprio fatturato fuori dal Giappone (Leggi Articolo Key4biz).
Sony ha affidato la sua riorganizzazione al nuovo CEO, il cinquantenne Kazuo Hirai, un giapponese fortemente influenzato dalla cultura americana
Hirai prevede di investire essenzialmente in quattro campi: fotocamere, giochi, dispositivi/ applicazioni e servizi mobili, apparecchi medici.
Per il resto, la società è pronta a dismettere gli asset no-core o a costituire partnership, per esempio nel comparto delle batterie per automobili o stoccaggio di energia (Leggi Articolo Key4biz).
Queste primi misure d’emergenza porteranno al licenziamento di 10 mila persone prima della fine dell’anno fiscale, che si chiuderà a marzo 2013, vale a dire il 6% del totale dei dipendenti, sui dati aggiornati a marzo dello scorso anno. Negli ultimi tre anni, Sony ha già tagliato 16.000 posti di lavoro.