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Internet mobile: finalmente la luce? Entro 3 anni, i profitti del mobile potrebbero superare quelli desktop

Stati Uniti


La crescente diffusione di dispositivi mobili quali smartphone e tablet e il conseguente incremento nell’uso di internet mobile, sta causando non pochi grattacapi alle aziende di settore, a caccia di un metodo valido ed efficace per monetizzare questo successo.

Nel mondo si contano attualmente 1,1 miliardi di abbonamenti ai servizi 3G, con una penetrazione, però, ancora relativamente bassa, al 18% nonostante la crescita del 37% su base annua. Una crescita, tuttavia, molto più importante rispetto a quella registrata dal numero di utenti internet a livello globale, che è pari all’8% per un totale di 2,3 miliardi di utenti (Informa WCIS).

Gli Usa guidano la classifica, con 208 milioni di abbonati, seguiti da Giappone (122 milioni), Cina (57 milioni), Corea (45 milioni) e Italia (44 milioni).

L’adozione dei nuovi dispositivi ‘smart’ sta procedendo con ritmi molto veloci, anche se la strada da percorrere è ancora lunga: nel mondo, i possessori di smartphone sono 953 milioni su un totale di 6,1 miliardi di abbonamenti mobili (dati Morgan Stanley), mentre la percentuale di traffico internet generata dai dispositivi mobili a maggio è arrivata al 10% (StatCounter).

 

L’uso di internet da dispositivi mobili, inoltre, sta pian piano sostituendo l’uso da ‘desktop’, ossia da Pc: il sorpasso è già avvenuto in India, ad esempio.

 

Il dilemma delle aziende internet, che fondano il loro business sulla pubblicità, è quindi plausibile ed è stato evidenziato anche da Facebook che, nonostante il forte afflusso sul sito a partire da dispositivi mobili, da questo traffico non guadagna nulla.

 

Il gap in termini di guadagno è evidente se si considerano i dati relativi al CPM (cost per mille) ossia il parametro che permette di calcolare il costo relativo di una campagna pubblicitaria veicolata dai media: negli Usa, i prezzi per una campagna desktop sono 5 volte superiori ai CPM per internet mobile (3,50 dollari contro 0,75) e società come Pandora,  Tencent e Zynga hanno reso noto che sul mobile il ricavo medio per utente e 5 volte più basso.

Non c’è, ovviamente, solo la pubblicità: come ha sottolineato l’analista Mary Meeker di Kleiner Perkins Caufield & Byers nel corso della Conferenza D10 in corso in California, il mobile commerce rappresenta l’8% del mercato eCommerce complessivo, mentre i pagamenti per e all’interno delle applicazioni generano il 71% dei ricavi, contro il 29% dell’advertising mobile.

Secondola Meeker, inoltre, c’è ancora un forte squilibrio tra la spesa per l’advertising mobile e il tempo trascorso dagli utenti sui dispositivi mobili: nel 2011, la spesa per la pubblicità sul web negli Usa è stata pari a 30 miliardi di dollari a fronte di una percentuale di tempo trascorso online del 26% (contro il 7% per la stampa, il 43% perla Tv, il 15% per la radio), mentre per la pubblicità mobile la spesa è stata pari a 1,6 miliardi di dollari, a fronte di una percentuale di tempo trascorso su internet dal cellulare pari al 10%.

 

Anche se non c’è una soluzione immediata per chiudere questo gap, la Meekerintravede la luce all’uscita del tunnel, guardando al più maturo mercato Giapponese, dove il produttore di giochi per i dispositivi mobili GREE ha registrato un rapido incremento dei ricavi annuali per utente che all’inizio del 2012 si sono attestati a 24 dollari. Un altro player, CyberAgent, ha registrato un andamento simile, raggiungendo un ARPU di 418 dollari, superiore a quello registrato su desktop.

 

Prendendo a esempio questi andamenti, l’analista prevede i livelli di monetizzazione di internet mobile negli Usa potrebbero superare quelli desktop nel giro di tre anni.

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