ETNO-Total Telecom Regulatory Summit: Per operatori europei urgente ‘Rivedere regole per stimolare innovazione e concorrenza’

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Luigi Gambardella (Etno): ‘I profondi cambiamenti nell'industria dovrebbero comportare cambiamenti nella regolamentazione’. Per Charles Rivers Associates consulente della Ue, la riduzione dei prezzi del rame scoraggia gli investimenti in fibra.

Europa


Luigi Gambardella

Il settore europeo delle telecomunicazioni si trova di fronte a un bivio: cresce l’utilizzo delle reti mobili e della banda larga, ma i ricavi degli operatori continuano a scendere, frustrati da un insieme di fattori penalizzanti: eccesso di regolamentazione, forte concorrenza, frammentazione del mercato e – last but not least – l’avvento dei fornitori di contenuti, che dalle reti (soprattutto quelle mobili) ottengono forti vantaggi senza partecipare al loro finanziamento. Come fare, dunque, ad affrontare gli investimenti richiesti dall’Europa e per fare in modo che la regolamentazione diventi uno stimolo agli investimenti e non un ostacolo?

L’industria, riunita a Bruxelles alla Conferenza organizzata da ETNO e Total Telecom per discutere dei problemi inerenti la regolamentazione del settore, ha fornito la sua vision e la sua ricetta per una crescita sostenibile e nuovi modelli di business in grado di incentivare gli investimenti e offrire ai consumatori tutti i vantaggi di una competizione sana ed equa a tutti i livelli della catena di valore. Cosa che sarà possibile solo adattando la regolamentazione alle mutate condizioni del mercato.

 

In Europa, secondo il presidente del board Etno, Luigi Gambardella, siamo di fronte a una situazione ‘paradossale’, poiché mentre “In Asia e negli Stati Uniti la concorrenza avviene sulla base dell’ innovazione”, nel Vecchio Continente una “regolamentazione troppo intrusiva spesso blocca l’innovazione”

Ed è qui che si crea il paradosso, poiché “bloccare l’innovazione blocca la concorrenza”.

Ecco perché, “i profondi cambiamenti nell’ industria dovrebbero comportare cambiamenti nella regolamentazione del settore”.

 

Il presidente del board Etno ha fornito alcune cifre che rendono più chiaro il macro quadro europeo: nell’eurozona è attesa una contrazione del PIL dello 0,3% in media, con un decremento ancora più forte in alcuni Stati membri, per i quali questo sarà il secondo o addirittura il terzo anno di fila di crescita negativa.

“Non possiamo ignorare queste circostanze che determineranno tutte le importanti decisioni che andranno prese. Crediamo pertanto che per raggiungere la crescita e sostenere gli investimenti, l’Europa dovrà cambiare le politiche per il settore delle telecomunicazioni, ripensando completamente il modo in cui le attuali regole sono create e attuate”, ha affermato Gambardella, evidenziando quindi alcune importanti criticità del mercato europeo, dove il numero dei competitor è aumentato e i prezzi sono diminuiti dell’1,4% nel 2010 e del 2% nel 2011.

Gambardella ha quindi puntato il dito contro la regolamentazione, che è “una delle cause dell’eccessiva frammentazione dei mercati europei”.

 “In Europa – ha spiegato – ci sono 170 operatori per 490 milioni di cittadini; negli Usa, ci sono 17 operatori per 310 milioni di cittadini e in Cina ci sono 4 operatori per 1,3 miliardi di cittadini. È evidente quindi che per acquisire una massa critica, gli operatori europei devono investire fuori dall’Europa”.

Allo stesso tempo, i prezzi dei servizi fissi e mobili sono scesi costantemente, così come sono calati del 30% tra il 2008 e il 2011, i ricavi medi che gli operatori mobili ottengono da ciascun cliente. Il tutto mentre gli operatori sono chiamati ad affrontare pesanti investimenti per aggiornare le loro reti, come richiesto anche dalla Digital Agenda europea.

 

“Il settore – ha affermato – si trova di fronte a una forte domanda di investimenti in nuove infrastrutture, ma con il drastico cambiamento dei modelli di business e l’ingresso degli OTT nel mercato delle telecomunicazioni, la capacità di investimento a lungo termine degli operatori è a rischio”.

 

“L’ industria – ha assicurato comunque Gambardella – conferma il suo impegno ad investire, ma si aspetta che la Commissione europea ed i regolatori affrontino una revisione delle politiche regolatorie che tenga conto dei mutamenti nel mercato”.

 

Sulla questione degli incentivi agli investimenti nello sviluppo della fibra, è intervenuto un rappresentante della società di consulenza Charles River Associates, consulente della Commissione europea per uno studio sui prezzi dell’accesso regolato, evidenziando che una riduzione dei prezzi di accesso alle reti in rame scoraggerebbe gli investimenti degli operatori in fibra.

 

Su questo tema, Gambardella ha affermato: “I prezzi regolamentati delle reti in rame dovrebbero restare stabili e dovrebbe essere consentito di aumentarli nel caso di aumento dei costi per fornire un continuo supporto agli investimenti nella fibra ottica”.

“Come ribadito dagli investitori – ha aggiunto – in un ambiente di prossima generazione, gli operatori dovrebbero avere la flessibilità di fissare i prezzi di accesso alla fibra invece di seguire un rigido approccio di orientamento ai costi”.

 

Non tutto, comunque, è da buttare, perché la regolamentazione dell’accesso ha avuto come risultato quello di aumentare la percentuale di linee disaggregate, giunta al 30%; di far scendere la quota di mercato degli incumbent (al 43% a metà luglio 2011) e di generare una forte crescita della banda larga. Il punto cruciale è, però, che i consumatori non possono godere a pieno dei vantaggi di questa aumentata competizione.

E’ pertanto necessario, afferma ancora, “Affrontare le sfide della sostenibilità del modello economico di internet, inclusa la necessità di riequilibrare la catena di valore – così che i content provider contribuiscano adeguatamente ai costi associati al deployment delle infrastrutture – e il bisogno di un sistema di interconnessione IP basato sui principi dell’equilibrio, della trasparenza, dell’efficienza, dell’equo compenso e della differenziazione dei servizi”.

 

Alle istituzioni, ai regolatori e agli Stati membri, Gambardella chiede quindi di sostenere la crescita del mercato abbassando i costi di distribuzione. Obiettivo che può essere raggiunto in molti modi: “semplificando la concessione dei diritti di passaggio, rivedendo le norme di sicurezza sulla posa dei cavi, consentendo l’accesso alle infrastrutture pubbliche che potrebbero essere utilizzate per distribuire le reti, mettendo a disposizione più spettro attraverso il processo di passaggio al digitale”.

Inoltre, sostiene ancora Gambardella, i governi dovrebbero sfruttare i fondi strutturali Ue per costruire reti o le infrastrutture passive laddove  il settore privato non può arrivare con i propri mezzi, anche attraverso partenariati pubblico / privato.

 

“Il nostro settore – ha concluso Gambardella – è una parte della soluzione, non il problema e può contribuire al rilancio dell’Europa creando lavoro e benessere e rafforzando la competitività dell’Europa sulla scena mondiale. Tutto questo può accadere, ma dobbiamo agire ora”.

 

Anche secondo il direttore di Etno, Daniel Pataki, “…È tempo di valutare se le norme in capo al settore delle telecomunicazioni siano adatte alle nuove realtà, in modo che tutti gli operatori Ue possano beneficiare di una maggiore flessibilità per sviluppare nuovi modelli di business e applicazioni, in linea con le esigenze dei consumatori”.

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